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di essere rimasta impressionata dalle immagini dell’ eruzione e dell’esplosione di cenere del vulcano islandese Grimsvotn. Ogni evento drammatico porta sempre con sé le condizioni per una rinascita ed è noto che le terre attorno ai vulcani sono particolarmente fertili. E’ questa la visione su cui ruota “Twelve Hundred Times”, un disco dalle atmosfere grigie e cineree. La luce è offuscata da una polvere sottilissima di cenere. Tutto è terribilmente controllato nella drammaticità e nella desolazione e non vi è spazio alcuno per l’emotività. Ma una rinascita sorge sempre sulle ceneri di eventi terribili, almeno questa è la speranza. Un album cupo e raffinato, forse un po’ fiacco nella seconda parte, ma con molti momenti di grande spessore come il brano d’apertura Visitor, la potente e malinconica This Grey Earth (da apprezzare il video ufficiale della band) e la conclusiva New Safe Confinement.
Felice Marotta
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