lunedì 7 marzo 2011

INTERVISTE - SIMONA GRETCHEN, speaking for Distorsioni by Ricardo Martillos

Dopo l'esaustivo articolo di Ricardo Martillos su "Gretchen Pensa Troppo Forte", il nostro collaboratore ha incontrato ed intervistato per Distorsioni Simona Gretchen. Questo il resoconto di una lunga e schietta chiacchierata con l'artista.

L'intervista

Volevo ringraziarti anticipatamente Simona per la tua cortesia e disponibilità, e sono convinto che i lettori di Distorsioni, dopo questa intervista, avranno modo di conoscerti meglio.


Faenza è, per citare il grande Francesco Guccini, una piccola città; il fatto di essere nata lì quanto ha amplificato il tuo desiderio di uscire dalla tipica monotonia di paese, insomma per citare uno dei tuoi brani migliori, Alpha Ouverture, di porre fine a questa noia più che mortale?
Penso sia importante sradicarsi indifferentemente dal fatto che si nasca in una piccola o in una grande città. Se lo fai davvero puoi anche arrivare al punto, un bel giorno, di continuare a dormirci conscia di essere altrove. L’importante è non dimenticarsi di guardare fuori più spesso possibile.


Hai citato spesso tra le tue influenze Nico, Patti Smith, PJ Harvey riguardo alle donne, non trovi che a livello di considerazione musicale e di merito esista sempre un po’ di pregiudizio tipico maschilista nell'attribuire meriti inferiori al cosiddetto sesso debole?
Se ci fosse avremmo solo un motivo in più di rimboccarci le maniche. Cerco di preoccuparmi di quello che faccio prima di preoccuparmi di quello che se ne potrebbe pensare.

Cosa mi dici di questa mini invasione femminile degli ultimi anni (cito in ordine sparso: Tying Tiffany, Meg, Beatrice Antolini, Marta Collica, Petrina, etc.)? Io personalmente trovo molto positivo questo desiderio di superare certe stupide barriere ideologiche; e che mi dici di iniziative come quella delle Donne per l'Abruzzo, approvi e la trovi una cosa sincera o pensi sia sempre usata come veicolo propagandistico e stop?
Mi piacciono le donne che sanno cosa vogliono e sanno gestire se stesse. Conosco personalmente solo una delle donne che mi citi, per cui non entro nel merito! Ma sono di certo in buona compagnia. Anche se non ho ben capito, forse, di che barriere ideologiche stiamo parlando. Se io esisto la miglior cosa che possa fare è agire, non ribadire che esisto. Se no finisce che parlo di più, agisco di meno e prima o poi mi annoio da sola. In altre parole: se faccio una cosa buona e sensata che c’entra se sono una donna, un immigrato, un travestito o un sosia di Elvis?

A proposito dei CSI ho notato in certi passaggi chitarristici del disco, vedi Alpha Ouverture, affinità col modo di suonare grattato di Giorgio Canali, artista che immagino stimi molto, ma più che di lui volevo che mi dicessi due parole sulla svolta mistica oltre che politica di Giovanni Lindo Ferretti, cosa che ha mandato in crisi e spiazzato gran parte del suo (folto) pubblico di appassionati e fedeli, e non solo alla linea ...
Dire che non so cosa ne penso sarebbe eufemistico. Davvero. Le svolte mistiche che conosco un po’ meglio c’entrano ben poco con la politica. Sono molto perplessa riguardo a Ferretti, ma non mi piace giudicare, come dicevo prima, chi non conosco personalmente. Se un giorno mi si parasse davanti disposto a spiegarmela, la sua svolta mistica, sarei ben lieta di stare a sentire. Giorgio Canali invece, anche se ci ho scambiato sì e no trenta parole in due anni, mi trasmette sempre vibrazioni ottime.


La prima cosa che mi ha colpito del tuo disco, oltre alle liriche davvero originali, non comuni agli artisti nostrani, è la tua particolarissima voce; tu dichiari, e ti credo, di non ritenerti una cantante vera e propria; però non necessariamente questo deve essere considerato un difetto, anzi spesso in grandi del passato certe imperfezioni hanno segnato la personalità degli artisti, l'hanno spesso marchiata a fuoco; che mi dici Simona?
Verissimo, una cantante è qualcosa di molto lontano da quello che sento di essere io oggi. Solo recentissimamente ho iniziato a fare qualcosa per migliorare la respirazione e l’uso della voce. E se lo sto facendo è solo perché credo di aver trovato una persona che potrebbe aiutarmi ad andare al di là di certi limiti (che difficilmente potrei superare altrimenti, da sola). Penso, d’accordo con te a quanto intuisco, che la cosa fondamentale sia possedere personalità e non perderla mai; la tecnica è solo un mezzo aggiunto che puoi utilizzare, ma solo dopo aver preso un minimo coscienza di te.

A proposito dei testi delle tue canzoni, quanto c'è in essi di autobiografico e quanto di pura fantasia, ovvero dettato dai tuoi sogni e soprattutto dalle tue letture personali, tu leggi molto? E quali autori prediligi?
Tutti i miei testi sono autobiografici, o riguardano persone a me vicinissime.
Il sogno, che può essere un’altra fonte d’ispirazione importante, ha a che vedere con tutto meno che con la pura fantasia, temo; cerco di non ignorare mai i miei sogni, quando me ne ricordo. Leggevo moltissimo, ultimamente meno di quanto vorrei. Soprattutto romanzi e saggistica, alla poesia sono arrivata più tardi, nella lettura privata. Quanto agli autori preferiti, è sempre una domanda difficile. Ma come ho detto spesso sono molto affezionata a Dürrenmatt, Ellis, Palahniuk, Conrad, Cohen, per esempio. Difficile che le proprie letture non entrino, implicitamente o meno, in quel che si scrive.

Cosa mi dici del fenomeno Internet? Lo trovi più positivo o negativo il fatto che esista? Pensi che la eccessiva, incontrollata e selvaggia distribuzione di musica nella rete possa dare giovamento ad artisti emergenti come te o pensi che senza il web la tua musica resterebbe ancora di più confinata nei soliti circuiti underground?
Una parola sola: positivo. Come di ogni cosa o innovazione, di internet si paga il prezzo. Ma è una delle migliori innovazioni che abbiamo conosciuto, rispetto a innumerevoli altre che ci hanno solo reso più ingenui e alienati di prima. Non vedo alcun problema nel fatto che la mia musica circoli in rete e che più persone di quante abbiano comprato un album la possano ascoltare; fra l’altro conosco un mucchio di persone che hanno comprato il mio disco proprio grazie al fatto che la mia musica fosse anche lì.


Ti ritieni perfettamente a tuo agio come figlia della Generazione Anni Zero, ovvero se potessi rinascere a quale epoca storica, intendo musicalmente, idealmente e politicamente ti piacerebbe essere appartenuta?
Mi ritengo perfettamente a mio agio. Se poi dovessi scegliere per forza un’altra decade sceglierei gli anni Settanta: dieci anni densissimi in cui si è visto di tutto, musicalmente, politicamente, socialmente.

Quanto è ed è stato importante per te Nicola Manzan (Bologna Violenta) per il tuo inserimento e lla tua affermazione nell'ambiente musicale indie italico? Mi ha colpito molto in una sua intervista che ho letto in rete queste sue parole: "Allora cavolo, l’altro giorno ho visto su megaupload che c’erano 15.000 download del mio disco, che non so neanche se siano veri, però la gente poi lo vuole il disco! E quindi non continuiamo a credere alle major che dicono di non vendere più dischi, le major non vendono più dischi perché producono dischi di merda!' E' questo anche il tuo pensiero e ti senti di condividerlo con Nicola?
Collaborare con Nicola può innegabilmente 

darti più visibilità, sarebbe strano non accadesse, con tutto quello che ha fatto negli ultimi anni e tutti i progetti importanti che l’hanno visto protagonista o a cui ha preso parte. Resta il fatto che non chiedo ad un artista di suonare o arrangiare con me un brano pensando (sarebbe molto triste) a quanti fan in più mi porterà la cosa. Spero lui lo sappia (e pure voi!). Quanto alla sua affermazione … sì, credo proprio di essere d’accordo.

Come appartenente al mondo universitario, trovi similitudini tra il movimento studentesco attuale e quello storico e immortale del '68, o pensi che sia solo un fuoco di paglia, cioè le ultime generazioni in fondo sono troppo distratte da telefonini, playstation, internet, sballi e impasticcamenti vari per pensare davvero a sovvertire l'ordine costituito?
Penso solo che l’idea di sovvertire l’ordine costituito di oggi non possa essere per molti versi assimilabile a quello che poteva animare il movimento di allora.
Non significa che questo sia migliore o peggiore di quell’altro, un giudizio di merito mi pare esser l’ultima cosa di cui ci sia reale bisogno. Penso solo ci siano differenze che non possiamo ignorare: oggi la rabbia parte dai singoli individui che stanno reagendo come possono ad una presa in giro che non possono più tollerare. La protesta è più anarchica, meno mediata e forse più spontanea. Probabilmente ha meno, alla base, rispetto all’altra, il desiderio reale di cambiamento: questa è una reazione più istintiva, quasi animalesca. Come se fossimo stati sedati per anni e improvvisamente ci stessimo svegliando dal torpore e ci stessimo incazzando da morire con chi non ci ha detto la verità. Fuoco di paglia? No: credo, piuttosto, che siamo di fronte a qualcosa di molto imprevedibile e che, proprio per questo, merita forse ancora più attenzione.

Ti hanno chiesto varie volte quali gruppi italiani ti hanno impressionato ultimamente, per riassumere dirò: Il Teatro degli Orrori, Bologna Violenta, Zen Circus, mentre parlando più in generale fuori dai nostri confini delle bands dell'ultimo decennio quale ti senti di consigliare ai lettori di Distorsioni, quali ti hanno più favorevolmente impressionato e magari influenzato?
I Radiohead, i Liars, bands che si riconfermano senza rivali nel tempo come gli Swans o i Melvins, a dispetto degli anni che passano, delle tendenze dell’ultimo minuto e dell’incapacità di molti di evolversi dopo un paio di dischi.

Guardando al passato i migliori artisti italiani, ovvero quelli più stimati da critica e pubblico, hanno sempre scelto di cantare in italiano; cito: De Andrè, De Gregori, Battiato tra i solisti; Area, Nomadi, CCCP/CSI/PGR per non parlare di PFM e BMS, tra i gruppi. Pensi che per un cantautore, o cantautrice che dir si voglia, sia fondamentale il farsi capire principalmente per i propri testi, e questo mi sembra di aver capito sia il caso tuo, più che per la propria musica?
Dipende da quel che vuoi ottenere: in un disco come "Gretchen pensa troppo forte" è di certo ciò che avviene: i testi ricoprono un ruolo di primaria importanza ed il peso specifico che assumono a volte può lasciare in ombra il discorso prettamente musicale; si tratta di un album di cantautorato, per quanto atipico; è normale che accada questo. Ma Simona Gretchen non è propriamente una cantautrice (o, sarebbe meglio dire, non vuole essere solo questo), e forse già dal nuovo singolo qualcuno in più comincerà ad accorgersi del fatto che i percorsi possibili siano tanti, e che forse un disco d’esordio non basti a inquadrare un autore.

Se dovessi, anche se a fatica, citare un album, un solo album, particolarmente rappresentativo del tuo stile e di cui non potresti fare a meno, quale ti viene in mente? Rispondi di istinto …
"To bring you my love" di PJ Harvey. Ma non perché rappresenti il mio stile o un modello da riprodurre in qualche modo, quanto perché per me è stato un disco fondamentale; che mi ha aiutato a capire meglio cosa volessi ottenere musicalmente e come.

Quanto è sottile la linea tra il desiderio di farsi conoscere da un pubblico più vasto, col rischio di una eccessiva commercializzazione, come ad esempio cercare il singolo di successo, e quello di dovere e volere mantenere l'integrità artistica senza tradire il proprio stile musicale?
Ho le idee abbastanza chiare sull’argomento. Non sono qui per fare numero, chi ci crede ci creda e chi non ci crede si arrangi. Se tradisci la tua integrità artistica non meriti neanche l’appellativo di artista.

Il tuo splendido disco - non lo avevo ancora detto!? - "Gretchen pensa troppo forte", sia pure confinato ad un circuito indie-underground, ha riscosso ovunque consensi, basta aprire il web per vederlo: ha conseguito tra l'altro il prestigioso premio Fuori dal Mucchio, riservato al migliore esordio discografico italiano della stagione 2009/2010. A questo proposito, cara Simona, quanto ti spaventa la prospettiva della famosa opera seconda, ovvero il dover ripetere e convincere te stessa innanzitutto, ma anche il tuo pubblico (lasciamo da parte la critica per una volta)? Senti molta pressione su di te o pensi di non dover dimostrare niente a nessuno?
Mi spaventa dover convincere me stessa; per quello che ho in mente per un nuovo disco non sarà semplicissimo. Non provo neanche a prevedere le reazioni eventuali che potrebbero verificarsi nel pubblico o nella critica. Quando scrivi metti alla prova te stesso, non il pubblico; come pure quando stai sul palco. Il pubblico è il filo per cui passa la corrente, e la critica un consigliere, a volte benevolo a volte infido, di cui imparare a decifrare i messaggi.
Fra parentesi, questo non significa affatto che pensi di non dover dimostrare niente a nessuno (il fatto è che non è questo che mi preoccupa in primis, al limite!): temo la presunzione anche più di quanto tema l’ingenuità.

Nel brano Bianca in fondo al mare, uno dei miei preferiti dell'album, quel passaggio in cui canti 'ricordami di santificare le feste, il padre e la madre' c'e una chiara citazione ed omaggio al maestro Faber di La Buona Novella con Il Testamento di Tito, quanto è stato importante per te il suo insegnamento musicale ma soprattutto letterario?
Non credo di saper spiegare a parole quanto sia stato importante.

Di Simpatia per B.C. non ti chiederò nulla, forse lo hanno fatto già altri, invece volevo che mi spiegassi riguardo a Ieri quando dici, anzi ripeti 'lo stomaco mi stringe i secondi', con tutta 
la mia fantasia non ho afferrato il significato, la frase è molto bella ma anche enigmatica; che mi dici Simona?
Potrei scriverci un libro. Riassumendo, ti dirò solo che lo stomaco è quel che si potrebbe definire il mio punto debole. E che niente come la nausea con cui da qualche anno convivo quasi quotidianamente mi ha dato un’idea chiara del poco tempo che abbiamo a disposizione e di quanto sia facile usarlo male.
Questo, più o meno, voleva dire, per me, quella frase, nel contesto del brano.
Di per sé, poi, è frutto di un’uscita (non lucidissima) di un amico durante una nostra conversazione (non lucidissima) sull’argomento. Aveva colto talmente nel segno che gli dissi che l’avrei scritta, e pare che io l’abbia fatto sul serio, alla fine.

Penso che Baudelaire, Rimbaud, Verlaine ovvero i grandi poeti maledetti abbiano attinenza col tuo modo di scrivere; già altri nel mondo del rock ci hanno fatto riferimento: Jim Morrison, oltre che Patti Smith e Nick Cave, giusto per citarne tre; ma quanto sono stati importanti anche per te?
Non so se abbiano attinenza con il mio modo di scrivere, ma di certo li ho letti e mi hanno lasciato molto. Quello che ho approfondito di più è stato Baudelaire; pochi sanno colpire contemporaneamente al cervello e allo stomaco (tanto perché eravamo in argomento anche poco fa … ) con le stesse eleganza e violenza insieme.

So che adori i Radiohead, beh non sei la sola, il sottoscritto oltre ad averli ammirati due volte dal vivo, nelle tournée di Ok Computer (il miglior disco degli ultimi 20 anni almeno) e Hail to the thief, li considera la band imprescindibile di questi ultimi anni, l'unica che ha proposto davvero qualcosa di nuovo. Volevo sapere se hai ascoltato le loro ultime cose, in questi giorni è uscito l'ultimo The King of Limb; che dici, sono sempre loro il tuo punto di riferimento ideale?
I Radiohead sono un monumento vivente della musica contemporanea di consumo. C’è poco da dire e molto da ascoltare, anche nelle ultime cose, che ho appena avuto il piacere di sentire.

Tra i tuoi progetti futuri mi hai parlato di un singolo in vinile, io in quanto collezionista di dischi non posso che apprezzare la scelta, anzi la doppia scelta, visto che è prevista una cover dei Velvet Undergound (tra l'altro anche il tuo gruppo preferito, se ho capito bene); mentre per il nuovo disco invece dovremmo attendere un po’ di più, immagino?
Sì, il singolo (Venti E Tre, con tanto di cover di Venus In Furs annessa) uscirà a maggio, pare. Le registrazioni hanno visto la collaborazione di Paolo Mongardi (Zeus!, Il Genio) alla batteria e la produzione artistica di Lorenzo Montanà. Ammetto che non vedo l’ora che esca, sono molto soddisfatta del lavoro che è stato fatto e anche (notizia recente) del fatto che il sette pollici sarà una co-produzione di Disco Dada e Trovarobato. Del prossimo disco preferisco non parlare, visto soprattutto che sto proprio ora dando forma a qualcosa che fino adesso avevo visto solo in maniera teorica/formale. Servirà un po’ di pazienza, innanzitutto a me!

Io avrei concluso, volevo sottolineare il fatto che ho fatto non poca fatica a "scovare" domande che altri non ti avevano già fatto: certo, diverse le ho appunto scansate per evitare sterili ripetizioni, grazie quindi Simona per la tua solita grande disponibilità, spero che dopo e in virtù anche di questa intervista il tuo nome sia più familiare ai nostri lettori e ascoltatori, inoltre ti faccio personalmente i complimenti non solo per la tua splendida musica ma anche per la simpatia e l'intelligenza non comune in una ragazza della tua età.
Grazie a te. E a Distorsioni!
Intervista a cura di Ricardo Martillos
SimonaGretchenOfficialSite

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