mercoledì 27 ottobre 2010

WORDS OF ROCK - BAUHAUS: "Burning From the Inside" (1983, Beggars Banquet Music)

Bauhaus è l'abbreviazione di Staatliches Bauhaus, una scuola di architettura, arte e design della Germania. Il Bauhaus fu un momento cruciale nel dibattito novecentesco del rapporto tra tecnologia e cultura.
Sicuramente non poca fu l’influenza su Peter Murphy & Co. se oltre l’evidente richiamo tramite il nome della band, venne utilizzato il ‘Sigillo del Bauhaus statale’ di Oskar Schlemmer del 1922 Bauhauslogo come copertina di un album di raccolte di singoli della band.
La band nasce nel 1979, con la seguente formazione: Kevin Haskins alla batteria, David Haskins al basso, Daniel Hash alla chitarra e infine Peter Murphy, voce del gruppo.
Il loro primo lavoro è stato il singolo "Bela Lugosi’s Dead/Boys".
Nel 1980 è la volta dell’album “In The Flat Field” seguito da “Mask” nel 1981, “The Sky’s Gone Out” nell’82 e, nel 1983 esce “Burning From The Inside” per la Beggars Banquet Music che è quello sul quale ci soffermeremo.

Il disco si apre con la monumentale She’s in Parties, lo sgretolarsi di uno specchio in assenza di gravità, pezzi d’immagine che sono sospesi per un attimo per moltiplicare a loro volta l’immagine intera in tanti piccoli frammenti:

“Learning lines in the rain
Special Effects by lunatic and drinks
the graveyard scene
the golden years”

(Linee di apprendimento nella pioggia
Effetti speciali da folle e bevande
La scena del cimitero
Gli anni d’oro
).

E ne risuonano confusi gli echi in Here’s The Dub
Ciò che viene da pensare è: scrittura automatica, indaghiamo.
La traccia numero 6, Slice of life troviamo un indizio, forse siamo sulla buona strada:


“Ice inside your body
blood inside your soul
Yet still twelve faces stand around
hugging your skinny bones
What's the difference?”

(Ghiaccio nel tuo corpo
Sangue nella tua anima
Tuttavia ancora dodici facce si alzano attorno
Abbracciando le tue ossa magre
Qual è la differenza?)



Ecco che prende forma una delle immagini riflesse in uno dei frammenti sospesi: un vorticare ad intervalli smorzati, una ridondanza senza spine, una transizione, che si manifesta nella contraddizione del ritmo fluente della song, 'qual è la differenza?'.
Nell’ottavo pezzo Kingdom’s Coming si ode:

“Forget your flacid ego.. get it off your back.
Can't just look back, back again
You want it all, but it's on the run
The sky will open.”

(Dimentica il tuo ego flaccido, lascialo dietro.
Non puoi già guardare indietro, ancora indietro,
tu vuoi tutto, ma è in fuga
Il cielo si aprirà).

In qualche pezzo di riflesso c’è qualche immagine che scalpita, vibra, un movimento che continua a percepirsi nella nona song che dà il titolo all’album: Burning From The Inside

“I open my eyes, and look at the floor 
And now I don't see you anymore"
(Apro i miei occhi al pubblico
Ed ora non ti vedo più)
.

Qualcosa sta accadendo, qualcosa che è registrato punto per punto in cocci di specchio sparsi per aria che sono ognuno un’entrata oscura dalla quale è possibile vedere un diverso scorcio di un affresco che pian piano prende forma, ma per ora ancora pochi elementi, confusione, una porta si chiude e ci affacciamo su The Sanity Assassin


“He drops a capsule in your drink
and spikes your dreams with madness

(Lui lascia cadere una capsula nel tuo drink
E segna i tuoi sogni con la pazzia)

L’ombra è l’unica radiazione presente in questo corridoio, sagome che si perdono nell’oscurità, spiriti fatui, vapori così densi da sembrare strani specchi come accade tra Departure dove in un oblò scuro entro il corridoio tenebroso si scorge

“He was in his room, half awake, half asleep
The walls of the room seem to alter angles"

(Era nella sua stanza, mezzo sveglio, mezzo addormentato
I muri della stanza sembrano alterare gli angoli)

mentre in Honeymoon Croon in una fessura, una crepa, in uno dei muri di quella stanza, si può vedere come una sorta di film muto anni ’30 adagiato su di una filastrocca

“Honeymoon Croon tonight
Sew my socks tonight”

(Amicona (o strega) della luna di miele stanotte
Cucisti i miei calzini stanotte)

Ecco un gradino, attenzione: Lagartija Nick

“Move this way
Nice and slow
Paint it all black
Let the humorous glow"

(Lascia questa via
Gentile e lento
Dipingi tutto nero
Lascia ardere le caricature)

E dal gradino l’eco di una luce inghiottita, data la lontananza, da uno spesso tubo nero, ma che comunque dà sollievo all’occhio, Hope

“your mornings will be brighter
Break the line”

(I tuoi giorni saranno più luminosi
Rompi la linea)
.

Una desolazione che dura un attimo, nostalgia, solo cio’ che si vuol possedere si perde, Who killed mr. Moonlight

“All our stories burnt
Our films lost in the rushes
We can't paint any pictures
As the moon had all our brushes”

(Tutte le nostre storie bruciate
Le nostre pellicole perse
Non possiamo dipingere altri ritratti
La luna aveva i nostri pennelli)
.

E’ un attimo che la pena rende infinito ma che si dissolve in uno scenario che si ravviva di una luce che cresce progressivamente assieme al calore King Volcano

“Lonely people burn like candles
Only we are clean”

(La gente sola brucia come candele
Solo noi siamo puri)


Un attimo impercettibile, fade outWasp . Fade in … la luce prende corpo, assieme ad essa tutta l’architettura della Sala Grande che si scorge dal portico su cui sfocia il corridoio e poi ecco giganteggiare il ritratto carezzato dalla luce dei fuochi delle torce che illuminano la Sala tutta: Antonin Artaud
“The young man held a gun to the head of God”

(Il giovane uomo teneva una pistola alla testa di Dio).
L’infinito e … il suo doppio.

Enrico Quatraro

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