domenica 17 ottobre 2010

TITO SCHIPA JR.: da "Orfeo 9" alle parole della musica

Tito Schipa Jr. è il figlio del celebre tenore Tito Schipa considerato tra i più grandi cantanti lirici del secolo scorso. A contraddire, forse in un’inconscia e inconsapevole rivalità filiale, la potenza canora paterna, quando giovanissimo si dà alla musica si propone con un timbro vocale che si presenta esile e sottile, una sorta di falsetto addirittura stridulo a volte, ma immensamente caratteristico e affascinante che lo renderà immediatamente riconoscibile e diverrà un marchio di fabbrica della sua produzione musicale.
La visione musicale di Tito Schipa Jr. influenzata dalla frequentazione della musica operistica del padre si esprimerà nel corso del tempo a 360° gradi, consentendogli di differenziarsi in maniera sostanziale dal cantautorato tipico della sua generazione. Là dove i Guccini, i De Gregori, i Venditti, i Vecchioni, i De Andrè e molti altri si limiteranno alla forma-canzone più classica, il panorama musicale più ampio di Schipa Jr. gli consentirà di spaziare nel mondo delle sette note inserendo elementi di melodramma nella struttura dei suoi brani ‘inventando’ una forma sonora originalissima e senza eguali.

"Orfeo 9"
Quando viene pubblicata nel 1973 la sua straordinaria opera "Orfeo 9" (già scritta e rappresentata in teatro tre anni prima) è il periodo del rock progressivo italiano, una musica complessa e articolata influenzata più dai canoni della musica classica europea che da quelli del blues o del rock’n’roll americano, e, benché la produzione del musicista romano sia altrettanto ricca di gemme splendenti, Orfeo 9 diventa ben presto un caposaldo della musica ‘giovane’ del periodo annoverandosi a torto o a ragione tra i capolavori del progressive italiano. Da segnalare tra i protagonisti le presenze di Loredana Bertè (una corista) e di Renato Zero (l’ambiguo spacciatore della Città fatta a inferno) molto prima che intraprendessero le loro carriere di successo.
L’opera, che si sviluppa in oltre settanta minuti di musiche ammalianti che comprendono canzone d’autore, accenni di melodramma, momenti rock e blues, sfumature jazz, cori quasi da gospels e echi di spirituals, nonché testi di indubbio interesse
letterario, è una rivisitazione del mito di Orfeo e della sua ricerca dell’amata Euridice nei meandri di un inferno che qui diventa una città tentacolare.
Solo su questa opera sarebbe necessario scrivere non un articolo, ma un intero libro per analizzarla nei minimi particolari: vi sono particolari sonori e visivi che a distanza di quasi quarant’anni suscitano ancora e sempre ammirazione e stupore per le invenzioni creative e innovative che si sviluppano durante l’ascolto del disco e la visione del film realizzato dalla RAI, che ebbe una vita talmente travagliata che lo ha portato ad essere un oggetto di culto per i molti ammiratori.
A tutt’oggi il film non è mai uscito su DVD: chi scrive ne possiede una copia in vhs, neppure quella esistente ufficialmente in commercio, ma venduta esclusivamente dalla fondazione Schipa e autografatami dallo stesso Schipa Jr. in una bella serata estiva di musica e conversazione.
Soffermandoci invece sui testi si scopre quanto l’autore di "Orfeo 9" fosse all’avanguardia nella costruzione delle liriche di questa e delle altre opere da lui realizzate.
'Eccoci alla fine e come tutte le fini ha uno strano sound' Questa breve frase che avvia alla conclusione di "Orfeo 9" per essere compresa necessita un rituffarsi nel 1970.
Il termine inglese 'sound', che oggi è ultra citato (spesso a sproposito ) e il cui uso è abusato fino alla nausea era la prima volta che veniva utilizzato e inserito in un contesto di liriche in lingua italiana. Questo oggi può far sorridere, fermo restando l’immensa forza di "Orfeo 9", ma all’epoca c’era chi si sbigottiva nell’ascoltare un termine mai sentito e sconosciuto ai più.
Così come il protagonista Orfeo (lo stesso Tito Schipa Jr.) in un momento cruciale dell’opera, nell’ascoltare alcune persone che parlano altre lingue afferma: "E di quello che dite, non capire niente, anche questo è morire". La frase, di grande forza e impatto emotivo nel contesto in cui si trova Orfeo in quel dato momento, vista alla luce di oggi sembra il manifesto programmatico che condurrà Schipa Jr. a un’interessantissima carriera di traduttore osannata da molti e polemizzata da altri.

Le parole della musica
L’attività artistica di Tito Schipa Jr. è infatti assolutamente poliedrica, multiforme (cantante, compositore, attore, regista, produttore, ecc.) e ricca di successi, ma quella di traduttore è quella che lo vede più impegnato dalla fine degli anni ottanta a oggi.
La prima volta che Schipa Jr. appare come traduttore è nel 1988 con l’album "Dylaniato", otto canzoni di Bob Dylan tradotte e cantate da egli stesso (due addirittura in romanesco) presentato da Fernanda Pivano. Poi la produzione letteraria del traduttore Schipa Jr. tutta edita da Arcana, casa editrice specializzata in pubblicazioni a carattere musicale, vede susseguirsi nel corso degli anni novanta, i tre volumi intitolati "Mr. Tambourine Man" con le traduzioni dell’opera omnia di Bob Dylan.
Parallelamente pubblica "In cerca del re del blues", traduzioni dei testi del
più famoso bluesman di sempre Robert Johnson. Altresì Schipa Jr si dedica alla traduzione della produzione del cantante compositore e poeta Jim Morrison leader del gruppo The Doors pubblicando Deserto, silloge di poesie inedite di Morrison e poi "Notte americana" e "The Doors" rispettivamente primo e secondo volume dei testi delle canzoni dei Doors.
Per quanto riguarda ancora Dylan è di tempi recenti la consulenza e la traduzione di Tito Schipa Jr. nel bellissimo film di Todd Haines "Io non sono qui", dedicato al cantautore americano.
Sulle traduzioni di Tito Schipa Jr. è sorta anche qualche polemica: ai puristi lo stile colloquiale e discorsivo con cui egli continua a tradurre i testi di Bob Dylan fa un po’ storcere il naso; altri (vedi il critico Riccardo Bertoncelli direttore editoriale per Arcana), ne sono entusiasti e ammirati.
Il destino di chi si mette in gioco in modo originale e anticonformista è sempre quello di suscitare polemiche e tesi contraddittorie, ma non dimentichiamo che Bob
Dylan è da tempo candidato al Nobel per la letteratura, e, che prima o poi lo vinca o meno, avremo pur sempre e in ogni caso il traduttore italiano più accreditato che da tempo ce lo fa leggere e apprezzare nella nostra lingua.
Maurizio Pupi Bracali

Video/brani
Orfeo9 Trailer 1
Orfeo9 Trailer 2
Orfeo9 Trailer 3
Orfeo9 Trailer 4
Tito Schipa, Jr. sings "Non siate soli" (Be not alone)
La Città Fatta a Inferno (Orfeo 9 - 1970/73)
Eccotela Qui (Orfeo 9) 1973 wmv


TitoSchipaJr.
Orfeo9
Orfeo9

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ricardo Martillos says:
giusto riportare alla luce questo personaggio, davvero sottostimato in Italia anche per la difficile reperibilità dei suoi lavori di cui Orfeo 9 è sicuramente l'apice..
I miei complimenti a Maurizio bel pezzo, io da parte mia ho parlato di altri 4 grandi un tantino + famosi, si fa per dire
http://musicbx.blogspot.com/2011/02/quattro-grandi-dischi-dall-arcipelago.html#links
in seguito sarebbe interessante scrivere anche di Armando Piazza, Pepe Maina e Jenny Sorrenti se già non è stato fatto..