martedì 22 giugno 2010

THE FROWNING CLOUDS: Intervista a ZAK OLSEN by Franco 'Lys' Dimauro


Difficile sopportare l’ enfasi con cui il mercato musicale “pilota” le proprie uscite discografiche vestendole con la buffa e patetica immagine di evento storico.
Qualche mese fa ad esempio sono stato invitato dalla Warner per un preascolto del nuovo album dei Baustelle (quelli che scrivono le canzoni per Irene Grandi) da un bunker sotterraneo in Viale Mazzini 112, con la clausola che, oltre a portare i respiratori artificiali, le recensioni sarebbero state “embargate” a data imposta dalla stessa Warner. Capite? Di queste pacchianate ci nutrono, per illuderci che siamo i prescelti tra i Profeti. Naturalmente ho declinato l’ invito, non sono abbastanza disciplinato per stare chiuso in una camera con altri idioti che prendono appunti per poi dire cose che avrebbero detto comunque.
Mi sono invece chiuso in casa ad ascoltare qualcosa che mi salvasse da questo ciarpame. E mi sono imbattuto nei Frowning Clouds.
Li avevo già incrociati un paio di volte, a dire il vero. La prima sul # 2 di Antipodean Screams, la seconda con un singolo uscito per una piccola label spagnola che adesso stamperà la versione in vinile di questo loro album di debutto.
Che è un disco meravigliosamente fuori dal tempo.
Un disco che nessuno ascolterà, probabilmente.
E che invece, se siete delle infoiate ninfomani che sbrodolano per i primi Stones, per i Pretty Things di Get The Picture?, per i Manfred Mann del biennio ‘64/’65, per il beat storpio dei Beat Merchants, per i Crawdaddys, per il Diddley maniaco di Bring it to Jerome, per i primi debosciati Wylde Mammoths o per l’ angst giovanile dei Gravedigger Five dovreste ascoltare assolutamente.
Lontano dall’ eversione sonora di molte garage bands attuali come quelle del giro In The Red, i Clouds giocano tutto su un Sixties sound maniacale, schietto, ingenuo e selvaggio. Abbiamo incontrato per voi Zak Olsen, leader della giovanissima band australiana per prepararvi all’ ascolto di Listen Closelier, il loro disco appena licenziato dalla Off The Hip.



LYS: Ciao Zak. Dalle foto e dalla forza espressiva che emerge da Listen Closelier immagino siate giovanissimi. Qual’ è l’ età media della band?
Zak: Ciao Lys. L’ età media è di 19 anni, visto che il più giovane tra noi ha 18 anni e il più “anziano” 20.


LYS: Ovviamente troppo giovani per aver vissuto realmente gli anni Sessanta e anche fuori tempo massimo per il revival neo-garage di venti anni dopo. Come è sbocciato dunque l’ interesse per quel tipo di suono?
Zak: Dal nostro amore per la musica degli anni Sessanta e dalla nostra voglia di riprodurla.
L’ abbiamo ascoltata in maniera così radicale che, nonostante non la si sia studiata e sviscerata tecnicamente, è come sgorgata fuori dalle nostre mani. Ecco perché considero il nostro approccio realmente di natura primitiva, istintiva.
Credo si avverta in ogni canzone che facciamo.
Fondamentalmente non ci siamo mai ispirati al revival degli anni Ottanta. Abbiamo cercato di essere più autentici. Non ci interessava appiccicare quei suoni fuzz, quelle urla esasperate e tutte quelle cose di cui quei dischi erano pieni. Ci interessava esplorare altri territori.
E malgrado molta gente continui a considerarci degli imitatori dei Kinks o dei primi Rolling Stones e nonostante per noi non sia affatto un problema, crediamo che in noi si possa trovare qualcosa di diverso.


LYS: Immagino per voi ci siano state delle band attuali che vi hanno fatto da guida in questa riscoperta o vi abbiano invogliato a scoprire quel suono di cui sembrate innamorati…
Zak: Be’, si. Amiamo un sacco i Brian Jonestown Massacre e gli Oh Sees ad esempio. Entrambe le band sono esempi di come si possa fare musica ispirata agli anni Sessanta usando risorse moderne a proprio vantaggio.
Di come si possa, in sintesi, trarre qualcosa di nuovo dal vecchio e viceversa.
Anche se l’ ispirazione vera è stata quella venuta fuori dall’ ascolto di band come Kinks, Pretty Things e Stones che ci attraggono come approccio, come concezione stessa di suono.
Avevano questo sound immacolato che certamente ci ha influenzato anche se noi siamo più proiettati verso un’ attitudine di tipo garage/psichedelico.
Ogni cosa che includa suoni o evochi qualcosa che venga dal passato ci interessa in qualche modo.


LYS: Perché i vostri coetanei dovrebbero ascoltare questa merda piuttosto che la roba ultramoderna che il mercato musicale spinge e riempie i club di tutto il mondo?
Zak: Hai ragione Lys, in effetti la musica elettronica e tutta quella roba lì è abbastanza alla moda per fare soldi in maniera rapida e anche per spenderli in modo altrettanto veloce.
Ma noi suoniamo musica senza tempo e non ce ne frega granchè di quanto suoni vecchia o stupida per i ragazzini di oggi. Vorremmo dire loro però che tutto è ciclico.
Le musiche sono state esplorate e riciclate infinite volte.
Ma noi troviamo che sia un sacco meglio della politica, per esempio.
Certamente molto più erotica ed artistica.
Vedi, secondo me è importante capire da dove hanno origine le cose.
Nel nostro caso potrebbe essere il ragtime o la musica delle jugband. Sono cose che ognuno dovrebbe ascoltare per capire da dove un sacco di musica moderna ha avuto origine.
Penso che molte band underground degli anni 60 meritassero molta molta più visibilità di quanto sia stata loro concessa.
Prendi gli Elevators per esempio.
Loro sono stati molto probabilmente i primi a coniare il termine psichedelico.


LYS: Nonostante il vostro sound non sembri avere molte analogie col folk rock dei Love, la vostra copertina mi ha riportato immediatamente alla mente quella di Da Capo. È un omaggio deliberato?
Zak: Molti ce l’ hanno fatto notare ma ti assicuro che abbiamo solo fatto qualche scatto vicino ad un albero e infine ne abbiamo scelta una. Ma non è stata una cosa intenzionale, voluta o ricercata nonostante ci piaccia un sacco il suono delle band folk rock come i Love e ci si auguri che la foto piaccia comunque ad Arthur Lee.


LYS: Che mi dici delle altre band in cui sei coinvolto, i selvaggi Bonniwells e i diabolici Last Gyspys?
Zak: Sfortunatamente i Last Gyspsies non esistono più, Lys.
Abbiamo fatto il nostro ultimo concerto tre settimane fa, mentre con i Bonniwells continuiamo a divertirci un sacco. Non scrivo musica per loro, fondamentalmente mi sono unito a loro con l’ unico scopo di imparare a suonare la batteria. Ma la cosa è andata molto oltre e sono molto felice sia andata così.


LYS: Avete in previsione qualche data in Italia o in Europa per quest’ anno?
Zak: Speriamo di venire il prossimo anno. Stiamo già mettendo i soldi da parte.


LYS: Per concludere, chi pensate vincerà la coppa del mondo quest’ anno?

Zak: Non me ne importa granchè. Ma spero la squadra migliore. Forse i Frowning Clouds. Ahahahah.

Franco “Lys” Dimauro

http://www.myspace.com/thefrowningclouds
http://www.messandnoise.com/releases/2000599
http://www.youtube.com/watch?v=D-Cv792abW4

2 commenti:

Anonimo ha detto...

WOW!!! una delle bands promettenti!!! loro hanno colto l'anima del R& B come pochissimi altri.. giovanissimi ma superbi! ;))
Sixties Garage Girl!!!

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

ancora sorprese dall'Australia...!