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Nonostante ciò l'esibizione iniziale degli americani Gowns é riuscita a galvanizzare una ristretta ed rispettosa platea, all'inizio blandita dalle nenie reiterate di Erika Anderson, all'insegna di uno slow-core ipnotico che poi invece é lievitato gradualmente in performances appassionatamente noise!
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Sorprendente anche l'uso parossistico che ha fatto del violino, soprattutto in una lunga tormentata suite in crescendo dall'effetto finale davvero catartico.
Quella dei Gowns é musica difficilmente etichettabile come quella di molta della scena post-rock contemporanea, nella quale estetiche apparentemente inconciliabili riescono in realtà attraverso sentieri tortuosi a saldarsi componendo mosaici sonori affas
cinanti ed a volte, come nel caso dei Gowns, sconvolgenti!
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Chi é stata disturbata in realtà maggiormente dagli astanti completamente disinteressati é stata proprio l'attrazione maggiore della serata, Carla Bozulich, straordinaria interprete proveniente da Los Angeles con la sua band sull'onda del successo del suo album 'Evangelista'.
Perché la sua carismatica performance si é basata su marcati chiaroscuri: la parte più sperimentale, nella quale ha trafficato con 'strani oggetti' sulla sua chitarra e sulla pedaliera, cantando in un microfono particolare, coadiuvata dagli italiani Anna Troisi (electronics), Francesco Guerri (violoncello) e Mirko Sabatini (batteria), oltre alla bassista Tara Barnes, che hanno incorniciato i suoi rumorismi con ibridi interventi a metà strada tra free jazz e musica aleatoria.
Particolarmente intenso il lavoro al violoncello di Francesco Guerri.
Particolarmente intenso il lavoro al violoncello di Francesco Guerri.
Ma é stato quando la Bozulich ha rivelato, urlato, attraverso scarni arrangiamenti o quasi in perfetta solitudine scendendo dal palco, con la sua voce scarna ma potente un dolore quasi 'metafisico', un'ansia di liberazione 'totale', che abbiamo capito di trovarci di fronte ad un'artista unica (che,
attraverso le fasi della sua vita é passata pare dalla prostituzione alla crisi mistica!), che sublima recitazione, grido disperato, deriva esistenziale in un unico flusso espressivo carico di ansia di riscatto ed é impossibile non rimanerne profondamente impressionati!
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Forse penalizzati dall'essere gli ultimi ad esibirsi, i Father Murphy hanno offerto una tie
pida esibizione dal sapore post-rock, all'insegna di un 'mood' troppo vago per riuscire a farsi identificare in un tratto estetico più o meno convincente.
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Foto di Vito Russo :
OCCHIO MAGICO occhiomagicofoto@libero.it
PASQUALE 'Wally BOFFOLI
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