mercoledì 14 marzo 2007

Sixties Culture / THE CHESTERFIELD KINGS: The Mindbending Sounds of...and a miny-story ! by Pasquale Boffoli


Certamente THE CHESTERFIELD KINGS da Rochester (N.York) insieme a THE FUZZTONES sono stati dagli anni '80 in poi (ed oggi più che mai) i maggiori alfieri del sixties-garage revival; ma credo non abbia più senso parlare di revival perché Greg Prevost (lead vocal), Andy Babiuk (bass), i membri storici nonché compositori di tutti i brani dei Kings e c. ne hanno fatto da sempre oltre che ragione artistica uno stile di vita a tutti gli effetti, come del resto Rudi Protrudi dei Fuzztones. Senza ombra di dubbio sono insieme a lui a livello internazionale i portatori 'sani' viventi più attendibili ed illustri della sixties-culture e delle sue raw e wild-sides, riproposte nei loro dischi ma soprattutto dal vivo con grande approccio modernista checché ne dicano i soliti detrattori.
Trattasi la loro di vera ed indefessa professione di rarissima fede che dura ormai da più di 25 anni; una missione di cui beneficiamo tutti noi appassionati, la stessa cosa che succede in Italia con un personaggio imprescindibile come Massimo dalPozzo e le sue Misty Lane e Teen Records, di cui abbiamo parlato in questo musicbox nei mesi scorsi.
The Chesterfield Kings hanno fatto quattro date 'live' in Italia tra il 28 febbraio ed il 3 marzo di quest'anno; noi vi riferiamo nel pezzo successivo a questo del loro act del 1° marzo al Sonar di Colle Val d'Elsa (Siena) grazie alla gentile disponibilità di due amici sassaresi, grandi appassionati di garage, Slania De Pau e Gianni Sanna che erano lì.
Qualcosa però prima sui Kings per i neofiti che leggono ('dejà vu' credo per i garage-fans di qualsiasi età!).
L'ultima fatica discografica di Prevost, Babiuk, Mike Boise (drums) e Paul Morabito (guitars), The Mindbending Sounds of... risale al 2003, pubblicato dalla Sundazed ma é stato ristampato recentemente dalla Wicked Cool, che pubblicherà pare prestissimo anche il loro nuovo lavoro già pronto.
The Mindbending Sounds of... é un ottimo album nel quale i Kings oltre naturalmente a riproporre tutti i clichés garage a loro cari mettono a punto un sound psichedelicamente profondo e denso, moderno e timeless allo stesso tempo: grandi sovraincisioni e lavoro in studio, brani molto cadenzati ed ipnotici, felice vena compositiva. Trip Through Tomorrow, Running Through My Nightmares, Mystery Trip, Disconnection, Transparent Life, mai frenetici ma carismaticamente magnetici vedono la proverbiale stentorea sguaiatezza vocale di Greg Prevost sposarsi ad una ricchezza timbrico-strumentale sorprendente, con Andy Babiuk impegnato ad una moltitudine di accessori vintage, Bijou dulcimer, baritone guitar, hohner pianet (un pò il Brian Jones della situazione) e Paul Morabito che si produce in alcuni soli riverberati da antologia oltre che alle tastiere.
Le sorprese poi non mancano : il grande Jorma Kaukonen (Jefferson Airplane, Hot Tuna...) alla lead-guitar in Mystery Trip e Death Is The Only Real Thing.. stile inconfondibile, quasi a gettare un ponte con un passato irripetibile.
E Little Steven che collabora a vario titolo (producendolo) ad I Don't Understand, perfetto gioiello pop-psyche, sorta di Kicks del nuovo millennio, l'episodio più radio-friendly dell'album. Little Steven, che ne firma anche le liner-notes a mò di pigmalione spirituale, si sa, é divenuto negli ultimi anni il guru del garage americano con il suo progetto Underground Garage cui i C.Kings hanno partecipato. Dal 6 novembre al 1° Dicembre hanno partecipato in America all'Underground Garage Rolling Rock & Roll Show Tour insieme a numerose bands tra cui New York Dolls e Supersuckers, 20 date itineranti tra la west e la east coast, il che li ha riportati notevolmente agli onori delle cronache.
Tra le maggiori citazioni disseminate nei brani di The Mindbending... come non nominare Seeds, Electric Prunes, ed ancora una volta, inevitabilmente, i Rolling Stones degli anni '60 (da sempre vera e propria monomania artistica di Prevost e c.): la dura Flashback inizia con un riff chitarristico ed un one-two di Greg praticamente fotocopiate dalla Jumpin' Jack Flash della premiata ditta Jagger-Richards e alla fine di Mystery Trip Prevost farnetica come Jagger negli undici minuti della famosa Goin' Home (Atfermath,1966).
Del resto avevano o no copiato la copertina originale di Atfermath nel loro lavoro Let's Go Get Stoned (Mirror/1994), quello con la cover di Street Fighting Man?
Questo lavoro conteneva anche un'ottima cover di I'm not talkin', che conoscevamo dall'adolescenza nella versione al fulmicotone degli Yardbirds.
Rollingstoniani sino al midollo, soprattutto lui, Greg Prevost, nel distorcere vocali e parole, sboccato quanto e più del suo totem Jagger.
Di eseguire covers i C.K. ne hanno fatto attraverso gli anni un'arte (alternandole però sempre a brani originali) giunta al culmine dello splendore con Where The Action Is! (Sundazed /1999), quando ancora militavano i due chitarristi Jeff E Ted Okolowctz: tra le altre, inarrivabili edulcorate/calligrafiche versioni di Happenings ten years time ago (Yardbirds), I'm not like everybody else (Kinks), I'm five years ahead of my time (Third Bardo), 1-2-5 (Haunted), Sometimes good guys don't wear white (Standells).
Dei Chesterfield Kings rimangono imperdibili anche opere come il primissimo grezzo Here Are The Chesterfield Kings (Mirror/1983), dove la loro conoscenza della materia sixties era già lapalissiana, il seguente Stop (Mirror/1985), nel quale la piegano con grande efficacia ad originali (Babiuk in primis) agili e penetranti come I cannot find her, She told me lies e Cry your eyes out.
La loro versatilità nel maneggiare l'immarcescibile archivio sonoro di cui ormai sono custodi fedeli é confermata da Don't open til doomsday (Mirror/1987), con originali come Selfish little girl, Everywhere, Ain't no use a testimoniare di un marchio di fabbrica inconfondibile; ma in Social end product il suono si indurisce notevolmente, tendenza confermata dal lavoro successivo The Berlin wall of sound (Mirror/1990), che fa registrare un innamoramento dei Kings per un suono molto più metallico, molto vicino al primo punk americano dei '70 (Stooges, N.Y.Dolls, Heartbreakers...) ed al rock&roll più puro. In genere questo non é album molto amato dai fans e dalla critica (o sbaglio?) eppure fa registrare vere e proprie scariche di adrenalina come Who's to blame, Dual action, Sick and tired of you, Love, hate, revenge o Pills, una baldanzosa cover dei Dolls ed é inoppugnabile segnale di grande eclettismo che li porterà nello stesso anno a pubblicare Drunk on muddy water, sempre per la Mirror, dove rivisitano il blues acustico ed elettrico e nel 1997 a prendere una sbandata per la musica surf. I 32 brani di Surfin' rampage, doppio su vinile (Mirror/1997) sono un'ennesima bizzarra incursione dei re di Rochester negli scampoli della musica giovanile, questa volta tra i '50 ed i '60.
Nel 1999 chiudono il cerchio tornando alla grande con rinnovata perizia e convinzione al sixties-garage, con Where the action is (di cui sopra) che praticamente contiene per intero Tripin out (The many moods of C.K.) un e.p. di sixties covers uscito solo su vinile nel 1997 per l'etichetta spagnola Imposiblle a supporto del loro tour ispanico.
Per concludere non si può tralasciare la preziosa compilation Night of the living eyes (Mirror/1989), contenente A and B-sides e live-songs risalenti al primissimo periodo della band, tra fine '70 e primi '80, compreso il loro primo 45 del 1979 I ain't no miracle worker.
PASQUALE BOFFOLI

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Perfetto!! e'grazie proprio a bands come Chesterfield Kings, Lyres e Fuzztones che nel marasma "pasley" ci hanno introdotto alla grande e misteriosa scena americana del '66
salvandoci dall'ipocrisia del rock moderno. La cronostoria dei Re di Rochester non fa una piega

Anonimo ha detto...

Concordo con sixties garage girl! Se non ci fossero stati i Chesterfield Kings, Fuzztones, Miracle Workers, Unclaimed ecc. difficilmente avrei scoperto Music Machine, Sonics, Shadows of Knights e tutte le altre favolose band dei sixties. Per questo la vecchia storia che fossero revivalisti o, come qualcuno li ha definiti, opportunisti a me non interessa. Ho appena visto i Fuzztones, la terza volta in un anno, e la soddisfazione come sempre è stata assicurata!
Giandu

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

non é che vuoi scrivermi qualcosa sul live dei Fuzztones che hai visto Giandu?
SArebbe grande!

Anonimo ha detto...

Certo che voglio scrivere qualcosa sul live dei Fuzztones! Li ho visto a Festintenda a Mortegliano (UD) il 4 maggio 2007 e sono stati grandi. Hanno suonato con una sezione fiati (!), sassofono e tromba, e al posto del loro batterista ha suonato il batterista dei Sextress, ottimo gruppo spalla. Chiaramente il mattatore della serata è stato Rudi, come sempre fra un pezzo e l'altro molto prodigo di consigli nei confronti del pubblico, un vero zio! Il repertorio proposto ha alternato classici garage (She's wicked, Girl you captivate me) e pezzi più dilatati, ad esempio Ward 81 (favolosa). Con tali ingredienti la torta era proprio deliziosa. La ciliegina poi è stato il medley dei Sonics proposto come bis.
A me è piaciuta l'atmosfera fra i musicisti, mi hanno dato l'impressione (certezza) di divertirsi come lo scarso pubblico presente.
E ho apprezzato ancora di più il fatto che i Fuzztones non si curino del numero esiguo di persone presenti e, proprio per quei pochi che sono lì, suonino con impegno e passione (cosa che ho verificato anche a Pordenone lo scorso novembre). Insomma una sana boccata d'aria e una grande serata, il cui effetto benefico è svanito quando sul sito Fuzztones.net leggo che questo sarebbe stato il farewell tour con la seguente dichiarazione di Rudi: "As much as I love this band, I have other projects that I've been putting off for years. My life has always been 100% devoted to The Fuzztones. It's time that I widen my horizons.". Ormai mi ero abituato troppo bene, 3 concerti in un anno e mezzo. Se poi penso che dalle mie parti il Velvet di Giais di Aviano, dove hanno suonato i Chesterfield Kings quest'anno (grandiosi) e i Love di "Forever Arthur Lee" un paio d'anno fa, ha chiuso i battenti, la serata del 4 maggio acquista un valore ancora più importante.
Questo è quanto sul concerto dei Fuzztones.
Grande il post sui Chesterfield Kings! E' sempre un piacere scoprire qua e la qualcuno che rilancia.
Io comunque resto sintonizzato.
Non vorrei averla fatta troppo lunga!
Wally, grazie per avermi chiesto di scrivere qualcosa sul live dei Fuzztones.
Giandu

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

é questo il tuo live-report vero Giandu?
Molte grazie..io pubblico, quando vuoi scrivere e collaborare la porta é sempre aperta!
Mi dici il tuo nome e cognome per metterlo in calce all'articolo o ci sono problemi?
Hai per caso foto del concerto da inviarmi e-mail o provvedo io?

Anonimo ha detto...

Live dei Fuzztones.
Wally se vuoi pubblicare fallo senza problemi, il mio nome è Giandomenico Mattiussi. Non ho foto del concerto, quindi provvedi pure tu.
Giandu