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lunedì 12 settembre 2011

VEGETABLE G: “L’Almanacco Terrestre” (2011, AlaBianca Group/Warner)

Un band italiana con una lusinghiera carriera alle spalle e tante belle storie raccontate in inglese in quasi dieci anni. Dal solo Giorgio Spada (voce, tastiere e drum programming), che nel 2002 diede vita al progetto Vegetable G, subito gratificato dalla partecipazione alla prestigiosa rassegna barese Time Zones (Brian Eno e Philip Glass fra gli ospiti nell’evolversi della rassegna), ai successivi quattro album e all’ingresso progressivo

di Luciano D’Arienzo (chitarre e basso), Michele Stama (basso), Maurizio Indolfi (batteria, percussioni, cori) si è giunti finalmente al primo cd in lingua italiana, preceduto solo pochi mesi fa da un e.p. digitale, vera prova generale in vista del grande salto. In questi dieci anni la band barese ha raccolto molti consensi e ha acquisito esperienze di livello notevole in ambiti multimediali, dalle pure produzioni sonore ai tour e alle collaborazioni video/cinematografiche, raggiungendo punti di assoluto valore con un album come “Genealogy”. “Calvino” lasciava presupporre o se non altro sperare in un'evoluzione sia letteraria sia musicale e “La filastrocca dei nove pianeti” (l’e.p. di cui sopra) ci rassicurava non poco. Ma ecco “L’almanacco terrestre”.
Echi dei primi Bluvertigo e di un Battiato dell’età di mezzo velano sia la sperimentazione degli esordi sia le amabili striature psichedeliche del pop-rock di “Genealogy”. Ricordi dei Baustelle si perdono in giochi di “ORME” lontane (L’uomo di pietra, Il giardino delle sfere), rendendo proprio la già sentita e amata La filastrocca dei nove pianeti la migliore delle dieci tracce che compongono, questo sì, un album di buone canzoni italiane purtroppo prive di quel retrogusto di originalità, intesa giammai come un arcano Golem da temere e a cui inchinarsi, ma come semplice fonte cui dissetarsi nell’arsura disperata e desolante di certi aridi panorami sonori. Dispiace dirlo, ma siamo di fronte a un’occasione mancata. Ripartire dai coinvolgenti affreschi de “La filastrocca dei nove pianeti”. Rielaborare le buone idee che pure son presenti ne “L’almanacco terrestre”. Confidiamo tutti in un nuovo, lussureggiante inizio.
Maurizio Galasso

AlaBianca Group






American Lessons

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