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sabato 4 giugno 2011

JOHN'S CHILDREN: "Black & White" (2011, Acid Jazz)

Per me potevano pure tenerselo. E non per cattiveria gratuita ma solo perché questo disco dei “Leggendari” (sono loro stessi a dirlo, non io) John's Children non aggiunge nulla di davvero eccezionale sulla storia della band inglese entrata nella storia più per la breve militanza del giovane Marc Bolan tra le sue fila che per tutto quanto fatto dopo (ma anche prima). Il dopo e il prima sarebbero un album intitolato "Orgasm" registrato in piena epoca freakbeat ma uscito a band già sciolta per dei problemi di censura legati al titolo scelto per il disco e una patetica reunion nei primi anni Ottanta in contemporanea con la riedizione di quel disco a cura della Cherry Red. La reunion è però un mezzo fiasco, come tutte le storie ricucite e l’ avvio dei nuovi John's Children è rinviato di altri dieci anni, con l’ingresso di Boz Boorer (attualmente chitarrista nella band di Morrissey, NdLYS) alla sei corde e Johnny Bringwood al basso, nel ruolo dei figliastri di “John”.
Chris Townson e Andy Ellison sono gli unici due figli di sangue rimasti. Neppure quella line-up durerà a lungo: Bringwood lascerà il posto a Martin Gordon prima e a Phil King successivamente.
Townson invece lascerà tutti, ma proprio tutti, nel 2008. La reunion però frutta, oltre che ad una serie di concerti promozionali, un intero disco dal vivo e alcune sedute di registrazione destinate ad un nuovo disco di inediti. Si tratta di alcune cover (Lazy Sunday, Love is all around, Eleonor Rigby), alcune ri-registrazioni ufficiali di vecchie perle come le Perfumed Garden e Sarah Crazy Child scritte da Bolan o la It's been a long time tratta dalla colonna sonora di 'Here we go ‘round the Mulberry Bush' più altri sei inediti
 di cui all’epoca (1999) solo tre vengono stampati sull’ extended play che porta il nome del gruppo. L’album allora ibernato viene scongelato adesso dalla Acid Jazz e, come accade per la quasi totalità dei dischi partoriti da una reunion, non è un disco imprescindibile. Però, e ne va dato merito, riesce a conservare quasi intatto il suono mod-erno della band grazie alle pennate di Boz Boorer senza cadere nella banale tentazione di aggiornare, snaturandolo come avvenuto quasi in contemporanea ai “cugini” Creation, il proprio marchio di fabbrica. Tutto questo senza scrivere nessuna canzone veramente speciale. Alla fine però, viene sempre da domandarsi a cosa serva comprarselo.
Franco “Lys” Dimauro
It's been a long time
John's Children

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