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venerdì 20 maggio 2011

ALDO TAGLIAPIETRA: “Unplugged Volume 1 & 2” (2011, Azzurra Music)

I fan storici delle Orme ricorderanno una famosa canzone della band intitolata Una dolcezza nuova. Ecco, è proprio questa la sensazione dominante: una dolcezza nuova pervade l’ascoltatore nel ritrovare tutti i classici di questo ensemble veneziano selezionati e reinventati in chiave acustica dalla loro voce storica, Aldo Tagliapietra, che li ha incisi e raccolti nel cofanetto intitolato “Unplugged Vol. 1 & 2”. Il capitolo-Orme come lo ricordano i fan di vecchia data si è ormai chiuso, e la band ha diviso le proprie strade, con il batterista Michi Dei Rossi, tuttora detentore dei relativi diritti, che sfrutta il nome Orme con una all-stars band comprendente, tra gli altri, l’ex cantante dei Metamorfosi, Jimmy Spitaleri. Dall’altra parte, il bassista/cantante Aldo Tagliapietra, dopo una fugace con gli “amici di ieri” Tony Pagliuca e Tolo Marton, esauritasi nel giro di sole 5 date live su e giù per l’Italia, ha intrapreso un nuovo percorso artistico che si apre proprio con questo cofanetto. Negli anni ’70 Le Orme erano sovente identificati in un ipotetico contraltare italiano a Emerson Lake and Palmer. Ma chi in quest’album si aspetta di trovare i funambolismi di brani articolati e complessi come Sospesi nell’Incredibile, Trucks of fire, Laserium Floyd, deve accantonare i propri ricordi: nella sua selezione, Tagliapietra sceglie accuratamente il materiale che negli anni ha costituto l’altra faccia delle Orme, tra cantautorato e beat, quei delicati quadretti intimisti che facevano capolino tra le lunghe suite della band. Sul doppio CD troviamo quindi titoli come Felona, la già citata Amico di ieri e, persino, una imprevedibile Cemento Armato drasticamente rivisitata. Brani dolci e lievi, ma tutt’altro che etichettabili come leggeri, sia nelle strutture, frutto di una scrittura intelligente che scappa dalla classica formula strofa/ritornello per inoltrarsi in progressioni di accordi inconsuete, sia nei testi, spesso amari e dolorosi, come in Morte di un fiore, che affronta i primi casi di tossicodipendenza in un’Italia di fine anni ’60 ancora impreparata a far fronte al fenomeno crescente, o in Gioco di bimba, che parla della violenza sui minori, o ancora in Figure di cartone, dedicata a quelle strutture che venivano all’epoca brutalmente chiamate manicomi. Per questa nuova rilettura, Tagliapietra lascia nella custodia il suo fedele basso scegliendo di concentrarsi sulla chitarra acustica, sul sitar, strumento tradizionale indiano per il quale nutre una sorta di devozione e che ha studiato in loco, e, soprattutto, sul canto. Una voce limpida, sempre uguale dopo oltre 40 anni di carriera, che non accusa i colpi del tempo che passa. Ottimi i musicisti che lo affiancano in questa avventura: Aligi Pasqualetto all'organo e al piano, Valentino Gatti alla chitarra, Alessio Trapella al contrabbasso e Alessandro Casagrande, batteria e percussioni. In definitiva, un album consigliato non solo ai fan della band veneziana ma a chiunque apprezzi la musica d’autore scritta con gusto, sobrietà e intelligenza, in attesa del prossimo album di materiale inedito di Aldo Tagliapietra, che uscirà a breve e si intitolerà “Nella Pietra e nel Vento”.
Alberto Sgarlato



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