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venerdì 29 aprile 2011

PRIMO & SQUARTA: "Qui è selvaggio", (2011, Latlantide)

Da Cantano tutti traccia numero tre: "(…)  Lo stato sociale delle cose per come si vedono, dalle luci dei Talent Show, al buio di Stefano Cucchi (…)”.    Passato, futuro, presente e l’adesso nei confini informali e nei multi-direzionali territori in fermento che bollono nel terzo album a firma Primo & Squarta dei Cor Veleno “Qui è selvaggio”, fiele e realtà combinate in un unico corollario di vene gonfie e muscoli ad elastico che attraverso il verbo del “potere alla parola” anticipatamente urlato il secolo scorso da un Frankie Hi-NRG MC ante-Sanremo, arrivano dritte come lance all’intelligenza, come frecce nel cervello, quest’ultimo se se n’è provvisti di serie, no  optional. Il duo Hip-hopper della grande scena HH-rap romana ci va giù di brutto, morde poesia urbana tra beat, sint, flow, processori, drum, scrathching e turntablism fino ad arrivare ad un timbro narrativo corale che scalza – come un piede di porco a ritmo – la rassegnata ineluttabilità di più di uno strato di società moderna; e se poi  si mette insieme una guests-crew di beati “selvaggi” esterni a dar manforte a questo duo di “incivili di pregio”, gente del calibro di DJ Mike, Masito (Colle der Fomento), Ghemon, Ill Grosso (Bling Beatz), Tormento, Grandi Numeri (Cor Veleno) e Canesecco degli Xtreme Team, il contenuto non si limita al potenziale scoppio, ma alla devastazione sottile, di quella che ti fa a pezzi senza sentire nessuna frattura. Una dimensione sonora che inquadra ogni spazio, forte nel disco, caustica dal vivo, che sobilla, infervora a riprendersi in mano la gestione della propria vita e  rialzare la testa velocemente; quattordici tracce che danno la “rota” per chi cerca in un disco hip-hop non solo l’abbigliamento oversize delle idee, ma anche quella scossa intelligente e raffinata che la tradizione stradaiola spesso camuffa in effettistica glamour dal basso; all’interno c’è posto per tutti, Dio, l’ingiustizia, la droga, le basi che sostengono sogni, riscatti, debolezze ed ironie in lingua “de noantri” che escono ogni tanto tra le manipolazioni e mix  che frisano i flauti dai ghirigori prog e un Morandi fugace Nun me fanno entra, la denuncia feroce sul giovane martire Stefano Cucchi Cantano tutti, il drum’n’bass fosco e cadenzato sopra una chitarra acustica latin Macumba Santa, l’organo soul 60,s che vibra con la Leslie e fa vento caldo a  In nome del padre e più in basso la filastrocca isoscele di Supercazzola che tira la riga per una formulazione soddisfacentemente alta sull’osservazione attenta di questo ottimo terzo lavoro di Primo & Squarta. Una produzione perfetta ed un suono parabolico che esprime dolori di pancia e finalmente quel taglio ombelicale che rigetta finalmente il cappio doppio con l’America assoluta del rap, e per fare festa mano alle cartine e via a scaldare il ciocco de fumo, Quello che fa stare bene è pronta a farsi rollare e fumare alla salute di tutti, senza paura e senza “pula”!
 Max Sannella   

1 commento:

Daniela Bruno ha detto...

Complimenti bellissimo articolo!

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