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domenica 9 gennaio 2011

LIVE REPORT - UNKNOWN PLEASURE - A JOY DIVISION CELEBRATION - Roma, Brancaleone, 27-11-2010

Il tempo alle volte è inesorabile: questo fatidico 27 novembre 2010 sembra volersi prendere beffa di noi.
Da quando si è sparsa la notizia a giugno delle tre date in Italia del tributo ad "Unknow Pleasures", pietra miliare della musica mondiale, il tempo sembra non passare mai! Il biglietto è lì sul comodino in attesa di esser 'strappato' all’ingresso del Brancaleone (centro sociale di culto della ns beneamata capitale). Finalmente arriva il grande giorno, tanti ricordi passano in rassegna nella mia mente: i primi passi nell’ambito musicale con un gruppo nato nuovo di pacca e gli 'esercizi' fatti su Exercise One, riff ipnotico decadente e relativamente semplice per principianti quali noi eravamo nel 1986.
L’eco della morte di Ian Curtis si era un po’ dissolto, era già entrato nella leggenda della storia della musica a pochi anni dalla sua drammatica scomparsa! Il suo cupo esistenzialismo metropolitano è un vortice emotivo che stordisce, inquieta, scalfisce. Un rapido check al ns armamentario: zainetto al seguito con il kit sopravvivenza. Non possono mancare penna Bic per l’autografo di Peter Hook e macchina fotografica di ultima generazione per immortalare l’evento più unico che raro! Partenza dalla stazione ferroviaria di Bari, arrivo a Roma Termini alle 18:30 circa, imbarco immediato su due bus cittadini che ci fermano proprio in via Levanna, zona Montesacro!
Subito una bancarella con le magliette dei Joy Division, al volo mettiamo nella zainetto quella del primo piano di Ian con la sigaretta in bocca.
Sono appena le 21.00 e questi 90 minuti prima dell’apertura delle porte saranno, forse, tra le più lunghe degli ultimi tempi! Inizia a piovere e gli organizzatori visto che molti degli spettatori erano stati colti di sorpresa anticipano l’apertura porte. Inizia un lungo e direi composto serpentone, sono all’interno del Centro Sociale. Entriamo finalmente nella sala del concerto, pareti nere, palco nero, mega panno nero con l’immagine della pulsazione della stella; una scritta che campeggia: Unknow Pleasures.
Alle 22.40 circa ecco sul palco il primo gruppo, un duo, T in Thaiti, il più giovane dei due sembra la reincarnazione di Ian, una rassomiglianza non comune. Il loro è un noise con sprazzi rockabilly, etichettato come droneabilly, davvero interessanti, anche se a dir il vero distanti dal genere che suonavano i Joy Division. Subito dopo sul palco i Confild che dai primi tocchi di chitarra si capisce subito esser dei fan dei Joy Division.
Forse strizzano un po’ troppo l’occhio a Ian e compagni non dando alcun contributo ulteriore ad un sound tipicamente anni ’80.
I Confield terminano la loro performance, la gente inizia ad accalcarsi sotto il palco, musica anni ’90 e 2000 per gradire durante l’attesa!

L’attesa è lunga, per circa tre interminabili minuti in sottofondo un treno in arrivo Trans Europe Express dei Kraftwerk fa da apripista a Peter Hook ed alla sua band attuale The Light.
Adrenalina a mille: si parte con No Love Lost, ritmica sincopata: noto subito che sul palco ci sono due bassi elettrici, uno suonato da Peter Hook e l’altro da suo figlio Jack Bates Hook. A stretto giro ecco le note di Leaders of Men, Glass e Digital.
Leaders of men in una versione davvero molto sentita, rabbia e tanta grinta da vendere nelle espressioni del giovane vecchio Peter. La chitarra sale in cattedra!
Un bellissimo assolo finale ci fa rivivere i concerti che i J.D. tenevano nei club inglesi a fine anni ’70! Di seguito Glass e poi Digital che inizia sincopata ed indiavolata con Hook che gridando a più non posso “day in day out” coinvolge il pubblico in un canto liberatorio di rabbia e mai rassegnazione! Il brano si conclude al grido “fade away”.
Ancora una scossa di adrenalina con Disorder, Day Of The Lords e Candidate. In seconda linea sul palco c’è il tastierista, nonché addetto alla manipolazione dei suoni che rende ancora più magica l’atmosfera venutasi pian pianino a creare! A tamburo battente ecco Insight, New Dawn Fades e la bellissima She’s lost control dove nei video dell’epoca Ian sembra voler scappare dalla nostra società mimando una corsa da 'fermo'. Il concerto continua a scaldare gli spettatori che ballano sotto il palco. Altri brani in arrivo: Shadowplay, Wilderness e Interzone.
Durante Interzone la chitarra di Nat Watson sale in cattedra: il connubio tra chitarra Fender e amplificatore Vox sembra riportarci a pieno titolo in quel periodo post - punk di fine anni 70. Il 'trillo' liberatorio di Hook sembra voler far sparire per un attimo le barriere create dall’uomo, e farci tornare allo stato brado di cacciatori nella giungla.
Il concerto volge al termine, sui volti dei ragazzi la contentezza di poter raccontare di aver partecipato ad un evento unico nel suo genere. Si continua con I remember nothing e Warsaw. Quest’ultimo era il nome agli esordi del gruppo prima di diventare Joy Division.
Forse alcuni non sanno che i Warsaw entrarono in studio il 03-04 marzo 1978 per la registrazione di un disco che non ebbe mai una connotazione ufficiale e che è a tutt’oggi disponibile come bootleg. C’è un gran ballare sotto il palco, la temperatura continua a salire, ecco eseguire Failures e Transmission.
Hook e compagni vanno via, alcuni lunghi ed interminabili minuti prima di sentire al microfono Hook che annuncia che sul palco salirà un loro fan che compie gli anni e che canterà Love will tear us apart. Le tastiere salgono in cattedra, come non ricordare Ian a trent’anni dalla sua morte suicida, quel 18 maggio 1980 a soli 24 anni!
La gente esausta ma felice lascia la sala, le luci si spengono su una notte magica che molti di noi ricorderanno per lungo tempo, la miglior celebrazione della new wave inglese. Musica che parla direttamente alla nostra anima.
Grazie Hook per permetterci di sognare ad occhi aperti: "l'amore ci strazierà ancora ..."
Antonio Rotondo

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