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venerdì 14 ottobre 2011

PETER CASE: “The Case Files” (release date: 10 maggio 2011, Alive Records, Goodfellas)

# Consigliato da DISTORSIONI
Eccoci qui, in compagnia del vecchio amico Peter.  Non per un disco nuovo vero e proprio, ma per una raccolta di avanzi di magazzino vari, registrati tra il 1985 e il 2010. Lui è quello che, militando nei Nerves, con Paul Collins (proprio quello di Paul Collin's Beat) ha scritto, nel lontano 1976, Hanging On The Telephone
poi portata al successo da Blondie, per poi andare a scrivere la storia del “power pop” con i Plimsouls e, da metà anni '80 in poi, mettersi in proprio e incidere parecchi dischi, prima per la Geffen, poi  per etichette indie, sempre di qualità. I pezzi inclusi in questo album sono tutti del periodo solista del nostro, quindi gli stili più frequentati sono il blues e la musica tradizionale americana. Niente di rivoluzionario, quindi, ma roba vera, sincera, a partire dalla copertina, che ci riporta il faccione di Peter, in bianco e nero, con l'aria spersa.
Si comincia con (Give Me) One More Mile, un rock – blues acustico bello tosto, sostenuto dall'armonica e dalla 12 corde di Peter, poi arriva un comizio contro i repubblicani, al quale partecipa Stan Ridgway, con qualcosa come delle cornamuse elettroniche, Let's Turn This Thing Around. È un pezzo strano, con in sottofondo suoni di folla, un allarme, animali vari. Particolare, insomma. Arriva poi il pop “Plimsouls style” di Anything (Closing Credits), seguito da The End, cover di Alejandro Escovedo, ancora power pop di qualità, poi si cambia completamente registro con un'altra, folgorante cover della rolligstoniana Good Times, Bad Times. Chitarra acustica, piano e un po' di armonica per un capolavoro. Subito dopo, un classicone, Milkcow Blues, in ottima versione elettrica registrata dal vivo, poi ci si calma con l'acustico “spoken word” di Kokomo Prayer Vigil, stile che si ripete, ma con accompagnamento elettrico, in Ballad Of The Minimum Wage, autentica invettiva in favore dei lavoratori sottopagati di Wal-Mart.
Segue Steel Strings (Demonstration), outtake dal primo album solista di Case, con la gentile partecipazione di T-Bone Burnett, ancora una ballata acustica, poi ecco il pezzo più bello del disco, almeno a mio parere, Trusted Friend, un'altra breve, struggente ballata risalente al periodo tra la fine della carriera dei Plimsouls e l'inizio di quella solista del nostro. Tre minuti scarsi di emozioni. C'è ancora spazio per il boogie acustico di Black Crow Blues e per il rock a base di slide guitar di Round Trip Stranger Blues, degna conclusione di un album che, pur essendo una raccolta di “avanzi di magazzino”, come dicevo prima, ha un suo filo conduttore e, soprattutto, è in grado di soddisfare appieno l'ascoltatore.


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