Gli ingredienti che compongono la ricetta di questo disco sono quanto mai usati e abusati. La sua originalità è però evidente nel raffinatissimo minimalismo e nella scrittura della cantautrice: intimistica, poetica, scarna e incisiva. Una voce piacevole e rassicurante che si eleva con fare scanzonato e distaccato dalle tematiche trattate. Mi ha fatto pensare fin da subito a reazioni positive, a
strategie vincenti che si possono mettere in atto contro i mali più comuni che affliggono il modo amplificato di sentire delle donne. Sì perché questo primo disco di Sandra Ippoliti, è a mio parere un autentico manifesto sensoriale che svela l’universo femminile in una forma leggera, sublime, sottilmente ironica, che sa di vittoria a prescindere. Melodie morbide, adatte a cullare un viaggio, non importa se reale o solo di pura fantasia. Le linee sono destinate ad essere proseguite dal fluire dei nostri pensieri, amplificate dalle nostre esperienze personali che vi si rispecchiano dentro. Attesa di te si nutre di vaghe e scandite atmosfere jazz, Personalità, con tocchi di pianoforte che spezzano il prevalente accompagnamento della chitarra acustica, intessono atmosfere di blues rarefatto e delicatissimo.
Gli arrangiamenti di Marcello Malatesta sono a dir poco essenziali ma nonostante ciò assumono il sapore di superfluo; la grafica del disco di Francesca di Giovanni che rielabora disegni di Silvia Settepanella è invece perfettamente in armonia con l’essenza del disco. Un’immagine di donna un po’ caricaturale con una specie di lunga incisione in rosso proprio in mezzo ai seni. Come a dire: canto il mio intimo, le mie solitudini, i miei sentimenti delusi ma tutto questo mi dà la forza di ritrovare la parte più autentica di me stessa, mi rende forte, mi fa guardare la vita sotto la giusta prospettiva. Perché in fondo anche il dolore può essere esorcizzato ed i nostri stati d’animo da tristi essere costruttivamente malinconici. Le Blues ha una batteria ritmata ed esorcizza l’abbandono con un fischiettare radioso che sa di ritorno a casa, di un ritrovare sé stessi. Questo disco è come uno sguardo furtivo buttato dentro alle quattro pareti di un’intima stanzetta avvolta dalla penombra, però vi si possono cogliere particolari assai rivelatori. Io ci leggo una salda presa di coscienza. Se non ci credete provate ad ascoltare il tono veramente poco convinto con cui Sandra dice in Le Blues: "avrei preferito amarti piuttosto che abbandonarti" uhuhuhuhuhhu. Una lezione di autostima da ritrovare - oltretutto assai piacevole- che mi sento di consigliare veramente.
Romina Baldoni
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