Con questo Ep la band di Kevin Barnes conclude una trilogia che era stata annunciata nei versi finali, ‘Skeletal lamping, the controller sphere, false priest’, di Faberge Falls for Shuggie, brano di “Hissing Fauna, Are You The Destroyer?”, come si vede i tre titoli delle ultime opere di nostri. Versi criptici del bizzarro Barnes che si diverte a giocare con i suoi fan. Questo ep è composto da 5 brani che sono stati registrati durante le session di “False Priest”, ma poi non
inseriti nella versione definitiva dell’album: si tratta di brani più irrequieti, esoterici rispetto a quelli di False Priest in cui prevaleva la forma canzone, il pop psichedelico di matrice beatlesiana
di cui gli Of Montreal sono maestri. Cinque canzoni in cui Barnes tritura tutto il possibile, lavora per accumulo, mescolando suoni, ritmi, influenze e creando un caos sonoro che può disorientare chi si accosti per la prima volta all’universo musicale del musicista di Athens, ma che piacerà ai fan che fra l’altro vi troveranno un autentico gioiello: gli otto minuti di Holiday Call sono infatti fra le cose migliori dell’ultima produzione Of Montreal; la traccia inizia come una deliziosa melodia psichedelica di derivazione beatlesiana per poi diventare un lungo mantra mediorientale, dal ritmo ipnotico in crescendo alla maniera dei musicisti marocchini di “Joujouka”. Il resto dell’ep ci offre le atmosfere cupe di Black Lion Massacre, tuoni, rimbombi, campanelli, effetti vari, e lo spoken words di Barnes che con voce profonda ed evocativa ci trascina in un universo horror: la psichedelica Flunks Sass vs The Root Flume, il funk sensuale de L’age d’or, titolo che fa esplicito riferimento al capolavoro di Bunuel, in cui la voce di Barnes somiglia in modo impressionante a quella di Prince e il folle patchwork sonoro di Slave Traslator, in cui le influenze e le passioni musicali del nostro, dagli Os Mutantes a John Lennon, da Prince a Bowie, si rincorrono in modo apparentemente disordinato in una lisergica e delirante confusione. Un’opera minore nella discografia della band, ma che in poco più di venti minuti ci regala un esplosivo campionario di un artista caleidoscopico e stravagante, mai banale e sempre in grado di sorprendere spiazzando chi ascolta con improvvisi cambi di direzione. Un’ultima nota per il packaging e l’illustrazione di copertina curati da David e Nina Barnes che, come sempre, rappresentano un valore aggiunto nelle opere degli Of Montreal e un ottimo motivo per non lasciarseli sfuggire.
Ignazio Gulotta
Holiday Call
Of Montreal
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