Il rock'n'roll è una fra mille influenze (insieme a moltissimo pop e qualche venatura funky) che si mescolano negli arrangiamenti di questo disco, che spazia fra atmosfere molto diverse fra loro confezionando più che bene brani con pochissima sostanza. Anche fare del grande pop è difficile: essere "catchy", ovvero concepire una soluzione melodica che resti in testa, che rimanga impressa dal primo ascolto con il sapore del "classico" senza andare ad attingere dal tormentone di qualcun altro, non è impresa da tutti e si può dire che richieda un autentico colpo di genio.
Le linee melodiche di pezzi pop come Continuavi a scappare via o E intorno il blu risultano piacevoli, innocue: si lasciano ascoltare anche grazie all'ottima esecuzione e agli arrangiamenti curati, ma non convincono. La sensazione è quella di averle ascoltate già moltissime volte, al punto che si può sempre indovinare quello che sta per accadere, come si evolverà una frase appena iniziata e a che punto arriverà l'inevitabile climax compositivo.
I testi, prevedibilmente, non fanno molto più che svolgere la funzione di riempitivo eufonico senza dire, di fatto, assolutamente nulla in nessun momento. L'effetto “colonna sonora da supermercato” è immediato: l'ascolto è gradevole (principalmente nel senso che non è fastidioso), ma è anche soporifero al punto che bastano tre pezzi per non ricordarsi più quello che si è ascoltato due minuti prima. In sintesi "La strada è di tutti (la verità è di tutti)" è un disco pop non abbastanza ben riuscito per sfondare nel mainstream e troppo privo di contenuto per attecchire nell'underground. Applauso garantito nei live dal pubblico indiepop (che è benevolo verso chiunque si esibisca in almeno un paio di coretti), con pochissime possibilità di ricordarsi il nome della band una volta tornati a casa. I Controsenso sanno indubbiamente suonare, arrangiare, produrre. Avessero anche qualcosa da dire, il pop italiano sarebbe un mondo migliore.
Angela Fiore
CONTROSENSO
Sul foglio di carta
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