Il nuovo millennio vede il combo di Cleveland decisamente in 'stato di grazia' artistico.
Prestissimo in questo blogspot la mia recensione di WHY I HATE WOMEN.
Per coloro che da sempre 'amano' farsi male con il rock sghembo ed allucinato degli Ubu : spero questo sia un aperitivo di vosto gusto !
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I PERE UBU di 'big' DAVID THOMAS hanno rappresentato sempre una delle ipotesi più affascinanti ed inquietanti della musica americana contemporanea, sin dai loro primi album di fine anni '70 primi '80.
Sto parlando di albums epocali come The Modern Dance, Dub Housing, New Picnic Time, Art Of Walking che nell'agitato e creativo panorama artistico punk/new-wave di quegli anni imposero un'estetica emotiva e sonora assolutamente personale... loro venivano da Cleveland, Ohio e materializzarono per primi (... a dirla tutta c'era stato il periodo di incubazione dei Rockets From The Tombs) profonde distonie post-industriali: in quel sound c'era l'urgenza ed il patto di non-allineamento con il sistema prerogative del punk, ma anche l'angoscia esistenziale di una delle città più tossiche d'America tradotta nella grottesca-surreale espressività di David Thomas, nelle frequenze radioattive dei synthesizers e delle macchine-tastiere di Allen Ravenstine sino al tragico stile chitarristico di Tom Herman.
Di acqua ne é passata sotto i ponti da quei giorni con fasi alterne ed uno scioglimento, nell' '82: Thomas, dopo le sue produzioni soliste improntate ad uno sconcertante ermetismo ispirativo ed espressivo, sotto sigle sempre diverse, Pedestrians, Wooden Birds... nel 1988 riunisce gli Ubu con nuovi membri ed i nuovi dischi, Cloudland, The Story Of My Life, Words In Collision trasudano una vitalità comunicativa davvero inusuale, verosimilmente pop, se si pensa ai cupi, teatrali precedenti! Continua in ogni caso, sotto la sigla Two Pale Boys, ad esprimersi in proprio.
Corsi e ricorsi: nel cuore dei '90 l'ispirazione dei nuovi Pere Ubu torna a farsi torbida e sotterranea con Ray Gun Suitcase e nel 2002 con questo nuovo recente St Arkansas, secondo capitolo di una trilogia-ossessione geografica dopo Pennsylvania del '98.David Thomas ( ... nel frattempo si é riunito con il vecchio compagno chitarrista Tom Herman), é ripiombato nei suoi incubi di sempre ed é di nuovo tra noi con il suo inconfondibile allucinato vocione.
ST. ARKANSAS é comunque album variegato e frastagliato: la bassa fedeltà di The Fevered Dream Of Hernando e la nuova 'danza moderna' di Phone Home Jonah, l'angoscia metafisica di Where The Truth sembrano proprio delle ruspanti outtakes di quel debutto senza precedenti del 1978, sembra che i nostri stiano chiudendo un cerchio; Slow Walking Daddy é figlia di quella comunicatività pop un pò ambigua di un decennio prima... ma ecco invece Michele, 333, Hell, Lisbon, Steve.... i nuovi incubi/ambientazioni dark del 2000 prendere il sopravvento con le loro geometrie sghembe ed ermetiche, i synths/theremin/keyboards minacciosi e stranianti di Robert Wheeler, le chitarre di Tom Herman e Jim Jones che ti scandagliano l'anima con rinnovato cinismo, le ritmiche ansiogene, ma soprattutto l'introverso allarmante vocalismo di David Thomas...lo conosciamo bene ma é stupefacente quanto risulti sempre sconcertante e scottante !
Dulcis in fundo, é proprio il caso di dirlo la straziante litania in crescendo di Dark, nove minuti di seducente paranoia dai connotati (..ha detto qualcuno..) cinematografici quasi Lynchiani : un Thomas troppo-umano, quasi imbarazzante..si fa Caronte verso un millennio carico di sinistri presagi.
PASQUALE BOFFOLI
PASQUALE BOFFOLI
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