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giovedì 10 novembre 2011

JONATHAN WILSON “Gentle Spirit” (13 settembre 2011, Bella Union)

# Consigliato da DISTORSIONI

Esordire a 37 anni non è usuale nel mondo del rock, ma Jonathan Wilson lo fa dopo una carriera di produttore e musicista che lo ha visto lavorare a fianco di nomi illustri come Elvis Costello, Jackson Browne, Wilco, Bonnie Prince Billy, Erikah Badu, Jonathan Rice, Andy Cubic, Chris Robinson: alcuni di loro li ritroviamo fra i molti collaboratori in questo bellissimo “Gentle Spirit”.
Fin dalle prime note dell’album la musica di Jonathan Wilson ti cattura e ti avvolge nella meravigliosa atmosfera del folk rock della Costa Ovest di matrice psichedelica, quella degli anni d’oro a cavallo fra i sessanta e i settanta che evidentemente ha amato e ascoltato con grande passione e intensità. Nelle tredici canzoni che compongono il disco, e per una volta non una è da buttare, pulsa più viva che mai l’anima di Neil Young, nella capacità di costruire intense ballate rock coinvolgenti, ma con un fondo di nostalgica malinconia, e quella dei Quicksilver Messenger Service nel suono della chitarra elettrica che incide in modo indelebile sui sensi. Ma più di ogni altra mi sembra decisiva l’influenza di Gary Higgins, nel modo di approcciarsi alla musica con ‘spirito gentile’ e soprattutto nel modo di cantare: la voce di Jonathan Wilson ha infatti la stessa affascinante capacità di vibrare in modo apparentemente fragile fino a prenderti e condurti in dolci viaggi lontani, dell’autore di “Red Hash”. Quella di Jonathan Wilson non è un’operazione nostalgia, ma un appassionato atto d’amore verso uno dei momenti più splendenti della storia del rock - non a caso Wilson vive e ha costruito il suo studio di registrazione, tutto in analogico, a Laurel Canyon – riattualizzato con gusto e sensibilità e utilizza quella tradizione musicale perché la più congeniale ad esprimere il suo mondo poetico e musicale. Difficile scegliere fra le canzoni, talmente alto è il livello delle composizioni che ti catturano con il loro irresistibile fascino e la raffinata sensibilità degli arrangiamenti, ma una menzione particolare la dedico a We Can Really Party Today?, degna del Neil Young più ispirato, a Desert Raven irresistibile ed evocativa e dalle atmosfere pinkfloydiane, alla fascinosa ballata desert rock The Way I Feel e alla lunga ballata finale Valley of the Silver Moon che chiude in modo strepitoso l’album con un trionfo di chitarre elettriche che ci riporta ai grandi classici del suono psichedelico californiano.
Ignazio Gulotta

BellaUnion/Jonathan Wilson



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