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lunedì 3 ottobre 2011

GALILEO 7: “Are we having fun yet?” (release date: 10 gennaio 2011, Teen Sound)

# Consigliato da DISTORSIONI

Nessuno potrà mai saperlo ma credo che se gli Oasis fossero stati ossessionati dagli Who invece che dai Beatles, probabilmente avrebbero suonato così. O in maniera molto, molto simile. Galileo 7 sono la nuova band guidata dall’infaticabile Allan Crockford. Prego aprire alla lettera C il libro sulla storia della musica neo-mod inglese. Al suo fianco c’è Paul Moss, pregiatissimo session-man e tutor del quattro corde
che recentemente ha suonato pure sul fantastico disco di Groovy Uncle (sempre accanto ad Allan, NdLYS). Viv Bonsels è l’organista chiamata a indossare le vesti che già furono di Fay Hallam nei Prime Movers, altra vecchia misconosciuta band di Allan. Russ Baxter, alla batteria, è un’altra vecchia volpe del “giro” avendo prestato pelli e bacchette, tra gli altri, a Secret Affair e Phaze. Suggestionati dal titolo e dalla caratura dei personaggi coinvolti si insinua il sospetto si tratti di un’operazione con tanto stile e poca voglia di divertirsi. Insomma, una cosa messa su per sistemare un po’ le finanze dissestate degli autori.
Ascoltando il disco, il dubbio rimane. Nel senso che tra tutti i dischi pubblicati da Allan questo "Are we having fun yet?" è quello dove l’appeal melodico ha la meglio sull’irruenza e l’energia. In realtà si
tratta solo dell’affinamento di un senso della melodia che Allan ha elaborato sui suoi decennali ascolti dei dischi di Who (Never go back, Running thorugh our hands), Kinks (Some big boys did it), Pink Floyd (Feet on the ground) e Buzzcocks (Go home) e che ora trova una forma che, svincolata dalla “prigionia” dei Prisoners così come dalle urgenti e focose fiorettate punk degli Stabilisers, si avvicina a quella modellata dalle band che proprio al suono dei Prisoners si rifecero durante gli anni Novanta.
Canzoni morbidamente psichedeliche come Orangery Lane o The Sandman turns away gettano dunque un ponte tra il giardino delle meraviglie freakbeat inglese adornato dai petali di Creation e Tomorrow e il brit-pop della generazione successiva, facendo salva la lezione di band come Sun Dial o Ride, mentre pezzi come la title track, Something Else o The best way is our way nella loro immediatezza pop potrebbero davvero garantire alla band inglese un po’ di visibilità fuori dai circuiti carbonari in cui verranno relegati, soprattutto fuori dai patri confini. Resta un po’ il sapore di lacca, che non aiuta a fugare del tutto i dubbi se il divertimento sia artificiale o meno. Lo scopriremo nel prossimo episodio del Galileo 7, se ce ne sarà dato modo.
Franco “Lys” Dimauro

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1 commento:

Massimo del Pozzo ha detto...

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