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domenica 16 ottobre 2011

BOOK REVIEWS: Antonin Varenne, “Sezione suicidi” (2011, Einaudi Stile Libero)

Recentemente sulle pagine de La Repubblica si è sviluppato un dibattito sul numero eccessivo dei libri pubblicato in Italia: se si entra in libreria il settore gialli si è ormai ingrandito a dismisura ed è diventato impossibile star dietro, anche per il lettore più accanito, a tutte le uscite proposte; in più i titoli tendono a sparire prestissimo dagli scaffali e se perdi l’occasione ripescarli diventa un’impresa. Questo per dire che mi ero fatto colpevolmente sfuggire questo magistrale noir francese - già ormai se non sono gli sciapi pseudo sofisticati gialli della Vargas
dove sono finiti i grandi noir francesi sugli scaffali nostrani? - finché non me lo sono ritrovato in una provvidenziale e benemerita libreria dell’usato.
Parigi: punito per aver causato il suicidio di un collega il tenente Guérin, testa idrocefala implacabilmente scorticata dalle sue stesse unghie su un corpo avvolto in uno sdrucito impermeabile giallo, dirige la sezione suicidi del quai des Orfèvres parigino, vive solo con lo spennacchiato e scorbutico pappagallo Churchill, ereditato dalla madre prostituta, come aiutante ha il giovane poliziotto Lambert, un gigante dal cuore tenero vestito sempre con tute di famose squadre di calcio. Evitato da tutti, Guérin ha trovato un suo equilibrio indagando in quell’universo di dolore, di sofferenza e di domande irrisolte rappresentato dal gesto del suicidio; se Lambert ha il compito di consolare i parenti, lui cerca di trovare i nessi tra i vari accadimenti del mondo, perché in mezzo a tutto questo dolore solo la logica può salvarci:

"Si mise in testa di trovare, sapendo che doveva pur esistere, il rapporto tra la civiltà scomparsa dell’isola di Pasqua e la pesca alla trota nel Montana. Un piccolo esempio, per farsi passare la voglia di scrutare l’occhio spento di un cadavere"

Uno di questi cadaveri è quello dell’americano Alan, morto dissanguato mentre si esibiva in uno spettacolo estremo da fachiro in un locale parigino; ma chi è Alan? Tossicodipendente, ex militare torturatore in Iraq, ora pacifista, omosessuale, coperto di tatuaggi e piercing, soprattutto la sua morte rimane misteriosa. L’indagine si rivelerà un viaggio dentro gli intrighi della diplomazia e dei servizi segreti, ma anche una scoperta dei meccanismi psicologici della sofferenza e della tortura

Una tortura è efficace quando riesci a distruggere l’ideologia di chi ti sta davanti. Un aguzzino è bravo quando gli hai fatto entrare in testa la tua ideologia

Anche nei momenti più crudi, come nelle scene degli spettacoli di sadomasochismo, non c’è mai alcun compiacimento, anzi Varenne si accosta con empatia e spirito dolente ad un’umanità smarrita che cerca disperatamente di dare un senso alla sua esistenza, anche se sa ben distinguere fra chi subisce e chi invece fa del male. E’ quella che Varenne chiama la sindrome di San Sebastiano, colui che tira le frecce al santo è lo stesso che lo guarda ammirato soffrire:

Sebastiano, a quanto si dice, sopravvisse alle frecce perché gli arcieri gli volevano troppo bene. Non avevano avuto il coraggio di mirare al cuore. Fachiri e martiri devono considerare l’amore come la loro più grande fonte di speranza. Il cammino verso la santità, a una sola condizione: convincere che sotto i colpi si può morire felici. Spettacolo. San Sebastiano era sopravvissuto alle frecce, prima di morire per le bastonate di un pubblico scelto meglio.

Un gran bel libro, noir come lo è a volte il cuore umano.
Ignazio Gulotta
Antonin Varenne, “Sezione suicidi” (2011, Einaudi Stile Libero, pp. 277, €. 18,00)
Einaudi Stile Libero

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