PAGINE

domenica 4 settembre 2011

"Com'è bella Venezia": Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Biennale di Venezia 2011 - 68a Edizione, 31 agosto - 10 settembre 2011

Siamo più o meno alla metà della Mostra del Cinema di Venezia 2011: il nostro Alfredo Sgarlato fa il punto di ciò che è successo e si è visto, e ci serve le anteprime dei film in programmazione nei prossimi giorni (W.B.)

Cosa si è visto
Sulla carta la nuova Mostra del cinema di Venezia - 68a Edizione - si presenta bene e almeno i primi film lo confermano. Tradizionalmente i
festival sparano le migliori cartucce alla fine. Quest'anno invece si è iniziato con due mostri sacri e beniamini di DISTORSIONI: Roman Polanski e David Cronenberg. Ambedue accolti da applausi scroscianti e già candidati alla vittoria finale.
In “Carnage” (lett. Massacro) Polanski adatta una piece teatrale di Yasmina Reza, in cui due coppie, dopo essersi incontrate per scusarsi dopo una lite tra i figli, finiscono per distruggersi tra di loro. La vicenda si svolge in un unico spazio, in tempo quasi reale, la regia è magistrale, si ride anche. Possibili vincitori della Palma d'oro anche i quattro interpreti, Jodie Foster, John C. Reilly, Christoph Waltz e soprattutto Kate Winslet, che è a Venezia anche come interprete di “Mildred Pierce”, miniserie TV diretta da Todd Haynes, l'autore di due straordinari film rock “Velvet Goldmine” e “I'm not there”, presente a Venezia come giurato. Per interpretare “Carnage” Christoph Waltz ha rifiutato il ruolo di Freud in “A dangerous method” di Cronenberg. Vedendolo in TV in versione barbuta sembrerebbe più adatto lui del più spigoloso Viggo Mortensen (che ricordiamo come cantante punk ed ex marito di Exene Cervenka prima di darsi al cinema), che però è abbastanza credibile, mentre Michael Fassbender-Jung e Keira Knightley- Sabina Spielrein sono perfetti. Anche questo film, il primo di Cronenberg in costume, ha avuto un'ottima accoglienza. Mereghetti scrive che chi vorrebbe ancora il Cronenberg di “Rabid” o “Inseparabili” potrebbe essere deluso dalla classicità di questo film, ma che il mercato attuale rifiuterebbe opere estreme come quelle. L'emergente Fassbender è presente pure con “Shame” dell'artista visuale Steve Mc Quenn, di cui si parlerà soprattutto per le scene di sesso. Come finora si è fatto per “Un etè brulant” il nuovo film di Philippe Garrel, a lungo compagno di Nico, fischiato in sala ma salvato sempre da Mereghetti, o per “Damsels in distress”, film fuori concorso che segna il ritorno dopo tredici anni di Whit Stillman, regista degli ottimi “Metropolitan” e “The last days of disco”, su cui io puntavo molto e sembrava scomparso. Così i media innamorati del gossip sprecano tempo col film di una cantante sopravvalutatissima e insopportabile, o seguono George Clooney solo come fidanzato famoso e non come bravo attore e bravo regista quale è: i precedenti “Confessions of dangerous mind” e “Goodnight and good luck“ erano ottimi anche e soprattutto dal punto di vista formale e il nuovo “Le idi di marzo” ha convinto, potendo anche schierare un cast che oltre a Clooney stesso e a Ryan Gosling, che aspettiamo di vedere anche in “Drive” di Nicolas Winidng Refn, conta un gruppo di interpreti come Paul Giamatti, Philip Seymour Hoffmann, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood, ognuno dei quali merita da solo la visione di un film.

Cosa si vedrà
Molto altro bolle in pentola: un nuovo film (“Killer Joe”) di un grande ultimamente troppo messo da parte, William Friedkin (cercate il precedente “Bug” ottimo horror psicologico con Ashley Judd). Un Abel Ferrara fantascientifico, “4,44 last day on earth”, che speriamo essere meno sconclusionato dei suoi ultimi film, anche se, confesso, io nei suoi film trovo sempre un certo fascino. Nuove promesse: Andrea Arnold dopo i validi (e pochissimo visti) “Red road” e “Fish Tank” si cimenta con “Wuthering Highs”. Yorgos Lanthimos dopo il cult “Kinodontas” (cult per i pochi che l'hanno visto, questo l'ho perso persino io...) presenta “Alps”, nuova discesa negli abissi della psiche. Ecco, questo, come avrete capito è il grande problema del cinema di oggi: i film interessanti esistono eccome. È la distribuzione che li maltratta. Quante sale programmeranno “Faust”, capitolo finale della tetralogia sul potere del grandissimo Alexander Sokurov? E per vedere “Dark horse” di Todd Solondz, “Himizu” di Sion Sono o “Duo Mingjin” del re del noir Johnnie To dovremo aspettare che li trasmetta Fuori Orario o che ce li passi un amico sorvolando su come li ha trovati? Concludiamo con i film italiani. Spesso i film fuori concorso sono migliori di quelli in concorso, ma almeno il primo degli italiani in gara “Terraferma” di Emanuele Crialese è stato molto applaudito. Molta attesa per “L'ultimo terrestre”, debutto alla regia di Gian Alfonso Pacinotti, fumettista noto come Gipi, la cui graphic novel “La mia vita disegnata male” è stata inserita tra i migliori libri del decennio. Sono piaciuti anche altri film italiani, “Ruggine” di Daniele Gaglianone, “Scialla”, esordio dello sceneggiatore complice di Virzì Francesco Bruni, “Cose dell'altro mondo” di Francesco Patierno; e poi ampio spazio per i documentari, citiamo “Black Block” di C.A. Bachschmidt sul pestaggio dei manifestanti al G8 20011 di Genova, “Out of Teheran” di Monica Maggioni e “Andate e ritorni”, debutto registico della bella e brava attrice Donatella Finocchiaro dedicato alla scena musicale di Catania. Opere che non vedremo mai in sala e forse in una notte d'estate, quando i canali sono disturbati dal clima, passeranno in tv.
Alfredo Sgarlato






Nessun commento:

Posta un commento