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sabato 6 agosto 2011

COMET GAIN: "Howl of the Lonely Crowd" (2011, Fortuna Pop!/Goodfellas)

A dispetto dei sei anni passati dalla loro ultima release "City fallen leaves", il settimo nuovo lavoro degli inglesi Comet Gain, "Howl of the Lonely Crowd", pur rimanendo legato al Northern Soul più lo-fi rivolge una particolare attenzione alla produzione, viste le presenze dell’Orange Juice Edwin Collins e del loro fan dichiarato Ryan Jarman dei Cribs, nonché del Clientele Alasdair MacLean che ha anche contribuito a dare delle note di colore con il suo violino in brani quali An Arcade From the Warm Rain That Falls (per inciso, una delle migliori
canzoni del disco) o nella favola acustica di She had daydreams.
La band formata ormai venti anni fa dal chitarrista David Charlie Feck e da molti considerata come una dei punti di riferimento dell’indie-pop britannico, tanto da influenzare ancor oggi bands di richiamo come i Crystal Stilts (loro compagni di scuderia alla Fortuna Pop!), realizza così un nuovo lavoro che è al tempo stesso bello e sporco, poetico e schietto, feroce e tenero come nella dedica di Yoona Baines alla prima tastierista dei Fall e fondatrice dei Blue Orchids Una Baines. Un disco che spazia dal dance punk di The weekend dreams allo psycho della bellissima Working circle explosive! originariamente pensata per essere un brano da otto minuti - poi ridotto in forma più pop con riferimenti al movimento alla guerriglia urbana nelle Germania anni ’70 - al rock di Clang of the concrete swans alla esplosiva Thee ecstatic library, ultimo brano composto della band per questo lavoro ed in puro stile Modern Lovers, Seeds, in due minuti di esplosione d’amore ed ammirazione per queste sonorità. Un' opera questa che trasuda psychedelia e suoni anni ’60 senza mai risultare per questo noiosa: anzi questo aggiunge allo stile della band sonorità indie-pop che per una volta lasciano un po’ in disparte l’aspetto delle liriche impegnate che da sempre contraddistinguono i loro lavori; le ritroviamo comunque in A Memorial For Nobody I Know. Citazioni cinematografiche sparse qua e là come in Ballad of Frankie Machine o nel breve e conclusivo inno di In a lonely place, sulle parole del regista americano Nicholas Ray autore di film quali 'In A Lonely Place' e 'Thieves Like Us', giusto per ricordarci da dove vengono e per dirci che forse è proprio lì che
 vogliono restare. A conti fatti, un disco questo, che pur non raggiungendo le vette indie-pop di City Fallen Leaves ci va molto vicino. Forse c’è ancora da lavorare su un giusto mix tra suoni e quest’aura di mistero, necessario per far sì che l’ascoltatore riesca a scavalcare lo steccato di puro noise e andare alla ricerca del significato delle loro canzoni. Forse, come cantano in Some of us don’t want to be saved dedicata a gente come Alex Chilton e Townes Van Zandt, non possiamo aspettarci che tutti i gruppi musicali salvino delle vite, ma è anche bello pensare che ci siano bands che a dispetto del loro nome, siano capaci di semplici belle canzoni dal sapore indie-pop. I Comet Gain sono una di queste e si confermano capaci di rendere questi spasmi del cuore un bel posto dove stare.

Ubaldo Tarantino

Clang of the concrete Swans

Fortuna Pop!

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