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venerdì 19 agosto 2011

THE BOXER REBELLION: “The Cold Still” (marzo 2011, Absentee/Audioglobe)


Capita che hai un periodo di vacanza. Mezza serata libera tra l’afa appiccicosa che corrode i nervi e le zanzare che danno una mano. Vai alla ricerca di una ventata di aria fresca, se non per dar sollievo al corpo, almeno per lo spirito. E se sei fortunato, rovistando tra le miriadi di agganci nella Rete, puoi imbatterti in gelidi amori che scoccano al primo ascolto, in groppa ai dardi di Cupido. Così è stato per me con “The Cold Still”, dei Boxer Rebellion, in quella notte di mezza estate. Londinesi, assortiti per quanto riguarda le origini dei componenti del gruppo
(due di radici inglesi, uno australiane e il frontman, Nathan Nicholson, americane), status emblema del grande crogiolo di culture che si incontrano e si scontrano nella capitale britannica. "The Cold Still" è il terzo disco dei Boxer Rebellion, dopo “Union”, caratterizzato dall’inserimento di alcuni brani in serie Tv di successo come One Tree Hill, Ghost Whisperer e Grey’s Anatomy e dal passaparola proprio su Internet che ne ha disvelato le qualità. Il climax, tipico dei racconti per immagini, è un segno distintivo anche di “The Cold Still”. Ricorre spesso un eroico crescendo di tappeti di suono che si sovrappongono, dando un incedere solenne al ritmo e agli stati d’animo che si susseguono nell’ascoltatore, un impasto corposo ma allo stesso tempo rarefatto e pungente come il freddo che attornia i protagonisti dei testi. Rapporti complicati, incomunicabilità, orgoglio, disincanto, fino a rapimenti, inseguimenti e addirittura la morte e la rinascita.
Insomma sembra davvero il sunto delle trame di tutti i telefilm più in voga sui nostri schermi e sui nostri streaming! Ma sarebbe riduttivo classificare così un album tanto curato in tutte le sue peculiarità, dove si è fatta una particolare attenzione nell’equilibrio tra la melodia acustica e l’uso dell’elettronica, tra l’armonia ariosa e quella tagliente, acuta. L’album si muove su toni malinconici, languidi e tempi abbastanza lenti, forse l’unico difetto è questo: eccessiva staticità e similitudine dei pezzi. Step Out Of The Car è forse il quello più movimentato, No Harm il più ossessivo e Both Sides Are Even quello che colpisce dritto al cuore. Molti hanno accostato i Boxer Rebellion ai Radiohead o ai Coldplay, io forse se dovessi fare un’associazione penserei a certi passaggi di Jeff Buckley, ma in fondo non è questo l’importante.
Nell’antica Grecia si pensava che la musica provocasse particolari effetti sull’animo e sulla volontà dell’uomo a seconda di come venivano combinati ritmo, melodia ed esecuzione, era la dottrina dell’ethos musicale. Io penso che quando si cerca di parlare ad un’altra persona di un disco, di musica, sia fondamentale, più che perdersi in mille tecnicismi, far passare un po’ di ciò che quel suono ha smosso nella testa, nel sentire, benché possa tranquillamente essere molto distante da ciò che provocherà (o non provocherà affatto!) in chi si ha di fronte. Ma è pur sempre un modo per riconoscere l’importanza della musica. Ve la immaginate un’esistenza senza suoni? Compresi i clacson e le zanzare che vi ronzano nelle orecchie le sere d’estate! E anche senza le brutte canzoni! Non è comunque questo il caso dei Boxer Rebellion, e se fa ancora troppo caldo spingete “play”: potrebbe arrivare l’era glaciale.
Valentina Loretelli

The Boxer Rebellion

Both Sides Are even
No Harm

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