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mercoledì 27 luglio 2011

BRIAN ENO (1971-1977): "Polisemia dell'Androide"

1971 - 1973: la formazione, i maestri, le teorie, il glam sperimentale con i Roxy Music
Disquisire di Brian Eno e della sua opera proteiforme e innovativa, potrebbe rappresentare più un esercizio di letteratura di fantascienza che di mera retrospettiva musicale “tout-court”. Incarnazione del concetto di metamorfosi, innovatore, quando non inventore, di stili musicali d'avanguardia, artista eclettico e geniale, scultore, compositore di esoteriche dissonanze, filosofo del suono, precursore di una dozzina di generi musicali, produttore geniale e onnipervasivo. La sua parabola “terrena” inizia a Woodbridge, in Inghilterra, il 15 Maggio 1948.
Da subito, manifesta inclinazioni speculative non comuni in ordine al concetto di musica. Teorizza, infatti, la concezione di una “musica per non musicisti”, in cui, di là da ogni cognizione tecnica, l'artista si affidi unicamente al suo istinto, dia alle proprie pulsioni al suono puro e semplice carattere di pura icasticità e plasticità del gesto incondizionato. Il suono come elaborazione di mera istintualità, alieno a ogni tecnicismo e spoglio di sovrastrutture compositive classiche. Tre fasi, egli contempla come necessarie all'interno del percorso creativo dell'artista: invenzione e composizione del brano; sua esecuzione pratica; manipolazione del prodotto realizzato. Tutto questo confluisce nel suo volume eponimo : “Music for non musicians”, vera e propria “summa” delle sue elaborazioni di teoria della musica. Suoi sommi maestri sono in quel periodo, il grande Terry Riley, La Monte Young, e naturalmente John Cage. Le prime prove di praxis musicale lo vedono impegnato con un gruppo di musica sperimentale, i Merchant Taylor's Simultaneous Cabinet. Contestualmente si cimenta in un progetto rock coi Maxwell Demon, esperienza, come l'altra, di effimera durata, seppur di proficuo arricchimento artistico ed empirico. A questo punto della sua carriera di musicista, la prima fondamentale svolta: il sodalizio coi leggendari Roxy Music, e quindi l'impatto col migliore “glam-rock” in assoluto.
Architetto del suono, diremmo alchimista di oniriche e oblique atmosfere, Eno conferisce al gruppo di Bryan Ferry e Phil Manzanera, un “quid pluris” di esoterismo sonoro, con le sue manipolazioni elettroniche, nei due albums d'esordio, "Roxy Music" e "For your pleasure", rispettivamente nel 1972 e 1973, prima che, in seguito a inevitabili contrasti di ricercata primazia artistica all'interno del gruppo, Eno si defili dal progetto, intraprendendo una solitaria quanto esaltante carriera solistica.

HERE COME THE WARM JETS (1974, Island)

Glissando, ai fini soltanto dell'economia di questo mio contributo sul grande Brian Eno, sull'interessantissimo e pregnante esperimento posto in essere col mago dei King Crimson, Robert Fripp, avente per titolo “No Pussyfooting”, del 1973, nel quale campionamenti di matrice elettronica e distorsioni chitarristiche da “frippertronics”s'intersecano su una folle linea di avanguardia metarock, veniamo al cuore della nostra indagine musicale su quello che consideriamo, senza in nulla sminuire i lavori di Eno d'altro taglio culturale, il periodo più felicemente creativo del Nostro, e cioè quello afferente a sonorità propriamente pop-rock.
In questo senso, "Here come the warm jets", del 1973, rappresenta uno dei tasselli più esaltanti dell'intero percorso musicale di Brian. Album che ancora rattiene in sé reminiscenze di matrice Roxy Music - vi suonano infatti alcuni membri dell'ex gruppo di Eno, Phil Manzanera e Andy MacKay - arricchite da preziosismi creativi frutto della grande verve compositiva del Maestro di Woodbridge. Ed è dall'incipit dell'album che si palesa la grandezza dell'impalcatura di pop obliquo di Eno, da quella grandiosa Needles in the camel's eye, di vaga ascendenza “bowiana”, in cui la chitarra di Manzanera fa da geniale contrappunto alla deliquescente trama glam del tessuto armonico. The paw paw negro blowtorch accentua il taglio sperimentale dell'approccio, con riferimenti d'ordine “dadaista”, sghembamente teatrali e torbidamente eslege, tale da dare una sorta di senso di alienazione a chi l'ascolti, togliendogli totalmente ogni punto di riferimento pertinente alla classica tradizione pop. E che dire del clamoroso delirio psichedelico della prodigiosa Baby's in on fire, vero e proprio inno del disco, con striature acide di suono chitarristico sulla base ossessiva della sezione ritmica, nervosamente adagiate sull'inquietante tappeto mobile delle tastiere? Pezzo memorabile, divenuto un classico assoluto nella produzione di Eno, tanto da essere ripreso in seguito in progetti paralleli quale ad esempio gli 801, il supergruppo che nel 1977 licenziò uno strepitoso Live che ancora oggi rimane una pietra miliare nella storia del rock.
Cindy tells me ha la classica andatura pianamente sixties, in cui tutti gli strumenti e la voce di Brian concorrono a creare un insieme sonoro morbidamente omogeneo e gradevole, un esercizio di defatigante pausa ristoratrice, dopo le impervie atmosfere dei brani precedenti. Ancora, altra perla di chiara matrice glam, per via del suono acquatile delle tastiere, innanzitutto, è da individuare in On some Faraway Beach, nella quale la voce di Eno s'innerva come un'edera sonora, impreziosendola alquanto.
Blank Frank recupera una dimensione marcatamente rock, attraverso le nervose distorsioni chitarristiche, l'uso nevrotico della voce e il ritmo ossessivo e delirante delle tastiere. Brano nell'insieme spigoloso e colmo di angoli acuti, ma di grande impatto.
Altro brano mirifico dell'album è certamente Some of them are old, nel quale alla voce sognante del Nostro s'unisce un delicato arpeggio di chitarra, a creare un'atmosfera di onirica contemplazione; il tutto viene impreziosito dal sax magnifico dell'altro ex Roxy Music, Andy MacKay.

Driving Me Backwards é decisamente l'episodio più inquietante dell'album: trasuda angoscia, rimpianto, desolazione esistenziale, con il nostro mutante che si 'lamenta' in modalità memorabili, inzuppate ancora una volta in salsa glam, alle spalle di irregolari - lamentosi anch'essi - 'shots' chitarristici ed un funebre piano acustico. Dead Finks Don't Talk é sublime, depressa, obliqua, emozionante, mutante, aliena: occorrerebbe coniare nuovi termini per cercare di definire i prodotti - come questa song - dell'arte 'burroghsiana' di Brian Eno, nella quale tranci melodico-visionari frutto di cut-up compositivi multipli sono posti uno accanto all'altro, ad edificare inedite trance emotive (wally boffoli)

Nel brano eponimo, title-track dell'album, virtuosa epitome di un grande lavoro, la chitarra recita un ruolo d'assoluta preponderanza e quasi di tracotante onnipresenza, dando all'insieme un taglio potentemente psichedelico e la giusta dose di acidità sonora, atti a chiudere degnamente un disco dalla connotazione ciclopica.

TAKING TIGER MOUNTAIN (BY STRATEGY) (1974, Island)
Nel 1974, vede la luce “Taking tiger mountain (By strategy)", altra opera di grande carica innovativa, se possibile ancor più sperimentale della precedente, in ragione di una accentuata fusione di stili e provenienze geo-culturali ad amplissimo raggio. Al fianco del prode Eno, stavolta, oltre all'incommensurabile e fidato Phil Manzanera, alla chitarra, il grandissimo Robert Wyatt alla batteria. Agli strumenti tradizionali, s'affiancano, infatti, quelli afferenti a culture musicali diversissime tra esse, dal gong alle bacchette in uso nel sud-est asiatico, all'inserimento, sic et simpliciter, nel tessuto armonico dei brani di nenie di matrice giapponese. L'impatto è senz'ombra di dubbio spiazzante, per quanto di grande fascino sperimentale e tendente a stabilire un mood paradigmatico per gli anni a venire, una via aurea per ciò che concerna la virtuosa fusione tra pop e avanguardia.
L'album si apre con una godibile Burning Airlines give so much more, dove un tappeto di tastiere fa da contraltare a un uso piano e rilassato e quasi indolente della batteria. The Fat Lady of Limbourg, pone in piena evidenza la voce psichedelicamente arzigogolata del Nostro, con la quale interagisce l'intreccio di strumenti sopracitato, con, a guisa di inquietante “basso continuo”, il sax ossessivo nella sua disincarnata essenza “popedelica”, tale da rendere il brano tra i più innovativi, a livello strutturale, dell'intero lavoro. Discorso similare, in quanto a portata di mera matrice psichedelica, meritano Mother whale eyeless, con l'annotazione ulteriore che la trama del brano risulta maggiormente ascrivibile al suono primigenio dei Roxy Music, e la nervosa e ottimamente sperimentale Back in Judy's Jungle. The great pretender si segnala per l'uso distorto della chitarra, in parallelo a un impiego nevrotico della voce e al suono delirante delle tastiere, tali da creare un effetto di pura devianza armonica. Il brano portante dell'intero album, quello che definiremmo centrale, è però Third Uncle (coverizzata splendidamente dai Bauhaus negli anni a venire), nel quale l'interazione tra chitarra e batteria assume i contorni di uno scivolamento nell'abisso del più acido pop-rock, un dirupare di suoni intinti nel vetriolo, una discesa agli inferi del primordiale concetto di rock, senza possibilità di redenzione.
L'eccessivo carico di scontato folk, penalizza, invece fortemente la claudicante Put a straw under baby, e nemmeno la successiva The true wheel convince più di tanto, in ragione dell'inserimento di una base di stucchevoli e melliflui cori nell'ordito di un contesto sonoro già debole sin dall'incipit. Il livello torna ad ascendere con China my China, esemplificativa in sommo grado dell'incrocio di stilemi musicali cui si accennava all'inizio della disamina del presente album. A chiudere degnamente il disco la title-track, sorta di mesta cavalcata psichedelica entro il deserto sonoro della scarna voce di Eno, contrappuntata da un fievole coro che sfuma nelle lontananze di accidiosi accordi di chitarra arpeggiata.

Il 1 Giugno 1974 Brian Eno partecipa ad un concerto al Rainbow Theatre di Londra insieme ad altre grandi ed oblique menti creative della musica internazionale, Canterbury scene in primis: John Cale, Kevin Ayers, Nico, ma compaiono anche Ollie Halsall, Mike Oldfield, Robert Wyatt, Rabbit etc... Il disco passerà alla storia col nome "June 1, 1974" a nome Kevin Ayers, John Cale, Eno, Nico, e simboleggerà per il nostro quasi un tacito e scontato ingresso ufficiale in un consesso di artisti genialoidi interagenti. La parte del leone la fa Kevin Ayers con la sua band, nondimeno ci sono tra l'altro eccellenti contributi di Brian in questo disco, grandi versioni di Driving Me Backwards e Baby's On Fire. Questo disco diverrà nei decenni successivi una sorta di icona idolatrata da appassionati ed addetti ai lavori, una di quelle rarissime occasioni dove l'unione di artisti dalle seminali peculiarità produce un documento inestimabile nella sua unicità (wally boffoli)


ANOTHER GREEN WORLD (1975, Island)
Dopo una serie di peripezie, culminate in un grave stato di infermità polmonare e in un pesante incidente stradale, nel 1975 esce il grandioso “Another green world”. Qui si intravedono già nettamente i segni precursori di quella che sarà la nuova fase artistica di Brian, ovvero la ambient music, che lo vedrà corifeo supremo di suoni di esasperato sperimentalismo sonoro, il preludio a opere quali “Music for films” e “Music for airports”, rivoluzionarie sintesi di suoni di sottofondo per “ambienti”.
In quest'album, invece, sia pure in evoluzione ineluttabile verso forme più disincarnate dal concetto puro di pop-music, resiste ancora una visione sonora legata a quella dei dischi precedenti. I musicisti che affiancano Eno sono di livello eccelso e di indubbio prestigio: il mago Robert Fripp alle chitarre e al “frippertronic”, John Cale alla viola elettrica e un ancora valido Phil Collins alla batteria. L'album è di quelli destinati a restare nella storia: potente, lucido, perfettamente bilanciato tra tradizione pop e avanguardia sperimentale, coi musicisti suddetti in grande spolvero e grandemente motivati. A partire dalla nenia psichedelica di Sky saw, proseguendo per la clamorosa St.Elmo's fire, al cui centro campeggia, con la bellezza di una cattedrale sonora rivestita di materia adamantina, la chitarra solista dell'incommensurabile Fripp, a donare ulteriore lucentezza alla già fulgida architettura armonica del brano. Proseguendo per l'inquietante In dark trees, frutto di venefico avvenirismo spiccato dall'albero del bene e del male del rock più sperimentale e deviato.
Si può affermare, senza tema di smentita, che ciascun brano di questo mirifico album sia ormai assurto a classico del rock, tante sono le perle ivi contenute e splendenti come dentro lo scrigno bivalve di un suono soprannaturale.
Esplicativa di ciò che andiamo asserendo è senz'altro la magnifica I'll come running, dove la voce di Eno si lega indissolubilmente al tocco, stavolta sì, discreto ma geniale della chitarra di Fripp, in inestricabile intreccio di magia e bellezza pop-oriented. Ulteriori perle dell'album sono da ravvisare, altresì, nella bellissima Sombre reptiles, in cui le tastiere scivolano come un molle tappeto d'acqua sulla base percussiva che vi fa da contrappunto, e, ancora, la stupenda Golden hours, fulgida gemma incastonata in un diadema di pietre preziose già irraggiante luce purissima, dalla struttura armonica esemplare e inappuntabile. Becalmed, Zawinul / Lava, la conclusiva Spirit drifting, vanno a fungere da epitome a quello che deve, a ragion veduta, esser considerato uno dei più grandi dischi della storia del rock.

BEFORE AND AFTER SCIENCE (1977, Island)
Ultimo capitolo del periodo pop-rock di Eno, per ciò che attiene rigorosamente ai termini temporali cui facciamo riferimento, ai fini di questo nostro contributo su una parte della monumentale e sfaccettata opera del Nostro, è l'uscita nel 1977 di “Before and after science”. Album concepito in Germania, nazione che avrà importanza determinante relativamente ai futuri impegni artistici di Eno, vedansi le collaborazioni virtuose col Duca Bianco, Bowie, nella meravigliosa epopea della trilogia berlinese di quest'ultimo, esso annovera nella line-up, ancora una volta, artisti d'altissimo livello, in veste di collaboratori: Phil Manzanera, Phil Collins, Robert Fripp, e, i due Clusters, Moebius e Roedelius. L'album è l'estremo tassello di un puzzle perfetto che preluderà di lì a qualche anno alla fase marcatamente più sperimentale di Eno, quella esemplificata nei due testi teorici “Music for non musicians” e “Oblique strategy”, e nei dischi d'ambiente “Music for films” e Music for airports”. Grande “ouverture” del disco è rappresentata dalla magnifica No one receiving, in bilico tra sperimentalismo pop ed ethno-funk, contrappuntati ottimamente dalla base percussiva di Collins, e dagli arricchimenti synth dei due Clusters. L'impasto sonoro è altamente suggestivo, una sorta di exemplum musicale alla maniera dei Talking Heads di David Byrne, non a caso Eno e Byrne realizzeranno insieme uno dei massimi capolavori del genere, quel “My life in a bush of ghosts”, che ancora lussureggia in ogni discoteca che si rispetti degli appassionati di ogni angolo dell'orbe terracqueo.
Glissando sulla debole trama di Backwater, forse la traccia meno esaltante dell'album, per via di quell'impalcatura un po' troppo ammiccante verso istinti da canzonetta, si ritorna al sound che tentavamo di descrivere, con Kurt's rejoinder, sorta di potente immersione nei ritmi da white funk che di lì a poco impereranno, divampando come una deflagrante epidemia sonica, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Passando per le morbide atmosfere proto-ambient di Energy fools the magician, si giunge a un brano di spiccatissima matrice rock'n'roll, Kings lead hat, in cui il ritmo rotolante verso suoni nettamente più convenzionali stabilisce un momento di cesura con gli episodi sonori precedenti, così da creare una miscellanea musicale che tende a rendere pienamente il concetto di suono totale, nel quale i più disparati elementi stilistici convivano perfettamente, e formino un insieme, dal caos apparente, ridotto magicamente a virtuosa unità. Ulteriore prova di quest'altalena di stilemi diversi ma convergenti verso un unico concetto di musica onnicomprensiva, è data dal brano successivo, Here he comes, più virato verso il suono dei precedenti dischi, quel pop raffinato e melodicamente ineccepibile che già conosciamo in essi.
Un meraviglioso “trait d'union” tra il morbido suono pop e la vena tipicamente ambient del Nostro è significato sommamente dalla stupenda Julie with..., ma ancor più dalla ben più nota e fulgida By this river, avvolgente come una nebbia sensoriale che fascia l'essere di garze celesti, con la voce di Eno che salmodia una nenia dai tratti metafisici, su una base di piano le cui note rifulgono nei territori dell'indicibile, del non più rappresentabile al dominio della volontà e dei sensi. Un visionario e sommesso frammento strumentale, adagiato su molli tappeti di nuvole immaginarie e dedicato a Harold Budd, Through hollow lands, ed un ulteriore preludio alle future evoluzioni ambient, cui fa da antesignano emblema, Spider and I, chiudendo il periodo pop, fanno da dorato epicedio all'album, rimandando l'immagine di un Brian Eno costruttore di utopie, di suoni apparentemente impossibili, di architetture tessute su nuvole di passaggio, di un commovente, inafferrabile Androide.
Rocco Sapuppo

FILMOGRAFIA

BRIAN ENO - The Man Who Fell To Earth (1971-1977) (22 Aprile 2011, DVD,MVD Visual, 154 minuti)
A provvidenziale supporto di chi volesse documentarsi visivamente sull'epopea narrata in questo articolo, é uscito nell'Aprile del 2011 il DVD "BRIAN ENO - The Man Who Fell To Earth (1971-1977)", il primo film in assoluto sulle vicende artistiche di Brian Eno, quelle dei '70 nella fattispecie, pare senza la sua approvazione e contributo diretto. Non vi compare nessuno dei suoi famosi partner artistici di quegli anni, da Bryan Ferry a David Bowie, da David Byrne a Phil Manzanera, e nemmeno Robert Fripp. Compaiono invece il suo biografo ufficiale, Jon Hassell, il critico Robert Christgau, Lloyd Watson in stupendi filmati d'epoca, e raccontano storie prodigiose sui geniali marchingegni tecnici inventati dal nostro in quegli anni, con i quali fu capace di scompaginare il concetto di pop imperante, iniettandogli suoni inediti e trasversali, una nuova filosofia/estetica sonora (wally boffoli)

BIBLIOGRAFIA
Nel campo dei libri consigliamo, con riferimento all'arco temporale affrontato in questo articolo, il volume "ON SOME FARAWAY BEACH. LA VITA E I TEMPI DI BRIAN ENO" (496 pagine) di David Sheppard, uscito nel febbraio 2011 per Arcana Editrice.







DISCOGRAPHY 1971 - 1977

* Roxy Music (1972, Island)
* Roxy Music: For Your Pleasure (1973, Island)

* No Pussyfooting - Brian Eno e Robert Fripp (1973)

* Here Come The Warm Jets (1974, EG/Island/Polydor)
1 Needles In The Camel's Eye (with Chris Spedding and Phil Manzanera)
2 The Paw Paw Negro Blowtorch (with Chris Spedding and Phil Manzanera)
3 Baby's On Fire (with Robert Fripp and John Wetton)
4 Cindy Tells Me (with Phil Manzanera)
5 Driving Me Backwards (with Robert Fripp and John Wetton)
6 On Some Faraway Beach
7 Blank Frank (with Robert Fripp)
8 Dead Finks Don't Talk
9 Some Of Them Are Old
10 Here Come The Warm Jets

A digitally remastered edition was issued by Virgin/Astralwerks in 2004.

* Seven Deadly Finns (1974, Island)
1 Seven Deadly Finns
2 Later On

* Taking Tiger Mountain (By Strategy) (1974, EG/Island/Polydor)
1 Burning Airlines Give You So Much More
2 Back In Judy's Jungle
3 Fat Lady Of Limbourg (with Andy Mackay)
4 Mother Whale Eyeless (with Phil Collins)
5 The Great Pretender
6 Third Uncle
7 Put A Straw Under Baby (with Portsmouth Sinfonia)
8 The True Wheel
9 China My China
10 Taking Tiger Mountain

A digitally remastered edition was issued by Virgin/Astralwerks in 2004.

* June 1 1974 (1974, Island) (with J.Cale, K.Ayers, Nico)

* The Lion Sleeps Tonight (1975, Island)
1 The Lion Sleeps Tonight (Wimoweh) (The Evening Birds cover)
2 I'll Come Running (To Tie Your Shoes) (with Robert Fripp)

* Another Green World (1975, EG/Island/Polydor)
1 Sky Saw (with John Cale and Phil Collins)
2 Over Fire Island (with Phil Collins)
3 St. Elmo's Fire (with Robert Fripp)
4 In Dark Trees
5 The Big Ship
6 I'll Come Running (To Tie Your Shoes) (with Robert Fripp)
7 Another Green World
8 Sombre Reptiles
9 Little Fishes
10 Golden Hours (with John Cale and Robert Fripp)
11 Becalmed
12 Zawinul/Lava (with Phil Collins)
13 Everything Merges With The Night
14 Spirits Drifting

A digitally remastered edition was issued by Virgin/Astralwerks in 2004.

* Discreet Music (1975, Obscure)
1 Discreet Music
2 Three Variations On The Canon In D Major By Johann Pachelbel: Fullness Of Wind
3 Three Variations On The Canon In D Major By Johann Pachelbel: French Catalogues
4 Three Variations On The Canon In D Major By Johann Pachelbel: Brutal Ardour

Reissued by EG in 1983. A digitally remastered edition was issued by Virgin/Astralwerks in 2004.

* Evening Star - Brian Eno and Robert Fripp (1975)

* Music For Films (promotional version) (1976, EG)
1 Becalmed
2 Deep Waters
3 'There Is Nobody'
4 Spain
5 Untitled
6 The Last Door
7 Chemin De Fer
8 Dark Waters
9 Sparrowfall (1)
10 Sparrowfall (2)
11 Sparrowfall (3)
12 Evening Star
13 Another Green World
14 In Dark Trees
15 Fuseli
16 Melancholy Waltz
17 Northern Lights
18 From The Coast
19 Shell
20 Little Fishes
21 Empty Landscape
22 Reactor
23 The Secret
24 Don't Look Back
25 Marseilles
26 Final Sunset
27 Juliet

* Before And After Science (1977, EG/Island/Polydor)
1 No One Receiving (with Phil Collins)
2 Backwater (with Jaki Liebezeit)
3 Kurt's Rejoinder (with Kurt Schwitters)
4 Energy Fools The Magician (with Fred Frith and Phil Collins)
5 King's Lead Hat (with Robert Fripp and Phil Manzanera)
6 Here He Comes (with Phil Manzanera)
7 Julie With...
8 By This River (with Cluster)
9 Through Hollow Lands (with Fred Frith)
10 Spider And I

* King's Lead Hat (1977, Polydor)
1 King's Lead Hat (with Robert Fripp and Phil Manzanera)
2 R.A.F. (with Snatch)

A digitally remastered edition was issued by Virgin/Astralwerks in 2004.

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