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lunedì 9 maggio 2011

ARBE GARBE: "!Arbeit Garbeit!" (2011, CPRS produzioni/Venus)

Gli Arbe Garbe ('erba cattiva', in friulano) sono un quintetto dalla line-up piuttosto anomala: chitarra (Roberto Fabrizio), batteria (Marco Bianchini), tromba (Flavio Zanuttini), tuba (Giacomo Zanuttini) e fisarmonica (Federico Galvani), che con questo “!Arbeit Garbeit!” arriva al settimo album, inciso a Pordenone, con ospiti componenti dei friulani Radio Zastava (gruppo che ho apprezzato molto live al festival Balla coi Cinghiali) e dei milanesi Figli di madre ignota. Il disco presenta una breve intro e nove brani piuttosto brevi ma folgoranti. La intro è un riff di tromba balcanica su un altro, potentissimo, di chitarra e batteria. I testi sono in italiano, dialetto e spagnolo, come in El cura, uno dei brani più trascinanti, dedicato a quelle figure di religiosi latino americani che vivono nei quartieri più degradati per aiutare gli ultimi. Diversamente da quanto l'argomento farebbe pensare, il brano mescola melodia balcanica con ritmo hardcore punk. Preghiera per Artaud, dedicata al grande poeta e attore francese vissuto a lungo in manicomio, è un altro brano selvaggio, tra folk e riff alla Dead Kennedys, sulla scia del Daniele Sepe più contaminato. Tornerai mescola il punk con il Messico, il testo è una filastrocca antiautoritaria; No soi sante, più lenta, testo in dialetto, non mi conquista, ricorda troppo Davide Van de Sfroos. Il volo della paloma sfocia quasi nel free jazz, con improvvisazioni di tromba e chitarra. In fondo al mare, su un ritmo sincopato sempre di provenienza est europea, ha un testo più ironico. Dos pesos, più cantautorale, è il brano più debole, questo misto folk/punk comincia a essere troppo abusato. Notevole invece la conclusiva Une bugade di vint, riff saltellante e fiati che ricordano i Mano Negra. Un gruppo che senz'altro presenta un grande impatto dal vivo (ha suonato un centinaio di volte in giro per l'Europa e il Sudamerica) e che ha collaborato con ospiti di grande prestigio, tra i quali anche Eugene Chadbourne. Dovendo dare un consiglio direi loro di lasciar perdere i brani più cantautorali, non ripetere l'errore che hanno fatto altri gruppi, come, per esempio gli Zen Circus, la cui svolta è stata verso la noia e non la canzone d'autore e mantenere la vena più scatenata, quella che fonde punk, free, noise e le melodie balcaniche: pure queste a rischio di diventare cliché, ma che gli Arbe Garbe, forse per la vicinanza del Friuli con l'ex Jugoslavia, riescono a rendere in maniera genuina creando una miscela di stili divertente e godibile.
Alfredo Sgarlato

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