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venerdì 25 marzo 2011

SOPHYA BACCINI: “Aradìa” (2009, Black Widow Records)

Anche se Sophya Baccini è “una ragazza tutta prog” in questo suo “Aradìa” uscito nel 2009 il termine rock progressivo sembra piuttosto riduttivo visto l’ampio spettro di colori e armonie tra cui si muove l’artista napoletana. Certo, la base è quella di una musica atmosferica e suggestiva di retaggio sicuramente prog, ma la gamma di sfumature cromatiche e le molteplici sonorità ampliano la collocazione in una musica ancora più universale e diversificata. Facendo il paragone azzardatissimo che mi viene stranamente in mente si potrebbe affermare che Aradia sta al prog come i My Dying Bride stanno al metal.
L’affascinante mini suite La Pietra che apre il CD ricorda certe cose di Orfeo 9 di Tito Schipa Jr., (è un complimento s’intende), mitico album degli anni settanta anch’esso inserito (a forza?) nel calderone prog dell’epoca, atmosfera che si ripete nella bellissima Non è l’amore il tuo destino, cantata a due voci con Lino Vairetti degli Osanna.
La componente “operistica” (termine che anche qui azzardo perché potrebbe apparire fuorviante) della musica della Baccini si rivela soprattutto nelle parti cantate dalla spendida voce di Sophya che spazia senza apparente difficoltà tra registri bassi e acuti con momenti di magnificenza che raggiungono lo status di soprano naturale nei brani più ricchi di liricità; e chi, ascoltando questo disco e ammaliato dalla vocalità della cantante campana vorrà ripetere l’esperienza, potrà farlo ascoltando anche gli album dei Delirium, Il nome del vento, e degli Osanna con David Jackson, Prog Family dove Sophya Baccini offre il suo contributo vocale.
I testi di Aradìa cantati in tre diverse lingue (inglese e francese oltre all’italiano) che si intersecano a volte in una stessa canzone, sono interessanti e mai banali a differenza della povertà linguistica cui certo prog nostrano ci ha (quasi) sempre abituato e ogni brano, che come nella musica classica è più sostenuto da un tempo piuttosto che da un ritmo inizia quasi sempre con un intro di piano suonato dalla stessa Sophya che poi si disperde e si confonde mirabilmente con l’intreccio degli altri strumenti e della sua voce in un magma sonoro magicamente accattivante. L’unico brano con un ritmo deciso e preciso è proprio quello che contiene la parola anche nel titolo: Il Ritmo della Storia, con la batteria suonata da Aurelio Fierro jr., nipote del popolare e omonimo cantante napoletano, mentre When the Eagles Flied, di cui il cd offre anche il videoclip, è il brano più facilmente assimilabile di un album, per fortuna, non meramente commerciale e che non merita un approccio distratto, ma che richiede invece ripetuti e attenti ascolti e che una volta entrato in testa rivela tutto il suo fascino.
Straordinarie la delicatezza, l’accuratezza dei suoni e delle sfumature che arricchiscono i magnifici brani dell’ex cantante dei Presence, e oltre a quelli già citati svettano per bellezza: Studiare Studiare, Elide e Nei Luoghi.
Splendida conclusione con la cover, “a cappella” con la sola voce sovraincisa più volte, di una delle più belle canzoni di Joni Mitchell: The Circle Game.
Martin Grice dei Delirium suona flauto e sax in due brani, la produzione offre un suono pieno e ricco e la confezione è lussuosa e accuratissima col digipack che si apre in tre parti contenendo un sostanzioso libretto con tutte le note, i testi, e molte foto alcune delle quali scattate dalla stessa Sophya Baccini.

Maurizio Pupi Bracali

Black Widow

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