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lunedì 7 febbraio 2011

GREG ALLMAN : “Low Country Blues” (Jan. 18 2011, Rounder Records)


Buone notizie: Il buon vecchio Gregg (63 anni) è ancora tra noi, vivo e vegeto; e torna in studio dopo ben 14 anni di assenza ("Searching for Semplicity" - 1997, 550 Music). Questo suo nuovo lavoro coglie quasi di sorpresa, anche perché della sua Allman Brothers Band (con il grande Warren Haynes dei Gov’t & Mule) negli ultimi tempi si era sentito parlare poco: molti live nel primo decennio 2000, “Hittin’ The Note” l’ultimo album in studio (2003, Peach/Sanctuary).
A dargli una mano un decano come T. Bone Burnett, produttore sempre intelligente e rispettoso delle peculiarità degli artisti con cui lavora.

Low Country Blues
"Low Country Blues" è eloquente sin dal titolo, perciò se il vostro hobby preferito è la ricerca dell’hype o del maudit
a tutti i costi nel rock, potete anche smettere di leggere questa recensione e volare verso altri lidi! Come se ‘selvaggio’ e ‘sporco’ non possa essere un artista che suona da più di 40 anni un genere irreprensibile come il ‘southern rock’, mai arresosi mai alle lusinghe di un mercato a stelle e strisce volubile quanto deleterio.
Gregg Allman è uno stagionato old ‘hero’ che ha scritto insieme al più famoso fratello maggiore Duane (morto presto, troppo presto: nel 1971, a 25 anni in un maledetto incidente motociclistico) una pagina leggendaria del rock – blues americano come "At Fillmore East" (1971, Capricorn), ma senza di lui tante altre a dignitosissime.
“Low Country Blues” è una full-immersion di Gregg nelle sue radici di sempre: blues, country e soul; in questi 12 brani dimostra di essere ancora uno dei più grandi cantanti soul e blues del rock contemporaneo. Tantissimi classici della tradizione (11 oscure cover, giura Hal Horowitz su AllMusic), di artisti come B.B. King (Please Accept My Love) e Bobby ‘Blue’ Band (Blind Man) reinterpretati con quel ‘tired and wolfy feeling ‘ vocale che lo rende unico, organo e piano (i suoi amori di sempre) in grande spolvero: un illustre collega, David Fricke, sul titolato Rolling Stone ha elogiato l’"austera e coscienziosa produzione antica" del disco.
Ascoltate le variazioni jazzy e soul/gospel (con tanto di cori femminili e horns) sul tema blues dell’appassionante terna Tears Tears Tears (Amos Milburn), My Love Is Your Love (Magic Sam Maghett), Checking On My Baby (Otis Rush), con Allman coadiuvato dall’ottimo chitarrista Doyle Bramhall 2 , che si produce in alcuni ‘solo’ davvero vibranti, e dalla leggenda Dr. John – ospite d’onore - al piano.
Se volete risalire ancor di più alle radici dovete ‘farvi’ assolutamente la toccante cover acustica di Devil Got My Woman, un classico di Skip James: puro ‘dirty Delta Blues’. Ed ancora: una stravolta Rolling Stone e la saccheggiatissima I Can’t Be Satisfied, ambedue di Muddy Waters, il country di Floating Bridge (Sleepy John Estes) e I’ll Believe I’ll Go Back Home (tradizionale).
Non ci basta ancora: ottima e grintosa la resa di Little By Little (Junior Wells), toccante quella di Blind Man del grande Bobby ‘Blue’ Bland, leggermente inferiore forse all’indimenticabile versione live di Steve Winwood nel “Last Exit” dei Traffic. Unico brano autografo (a 4 mani con Warren Haynes) Just Another Riderseguito ideale – forse qualcuno dirà - dell’indimenticata, epica Midnight Rider ("Idlewild South", 1970, Mercury)? Il mood è quello, e a me piace tanto pensare di sì!
Wally Boffoli
GreggAllmanOfficialWebsite

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ricardo Martillos says :
Il Vecchio Leone ruggisce ancora..

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