La recensione di un album, in ultima analisi, altro non è che il riflesso di un’emozione scaturita dall’ascolto. E’ questa la sua vera essenza, al di là di tutti i tecnicismi di cui si deve, anche giustamente, parlare per fare da tramite tra l'artista da un lato e 'il fruitore' dell’opera dall’altro.
E quando un disco lo si ama troppo, le parole risultano quasi insufficienti a descrivere le emozioni che ci elargisce.
Già all’epoca della sua pubblicazione, quando abbiamo sentito questo lavoro abbiamo pensato che stavamo ascoltando - forse per la prima volta! - la colonna sonora 'esatta' del tempo in cui ci troviamo a vivere: il battito del mondo, la sua inarrestabile pulsazione, qui ed ora. E la meraviglia è che quanto d’intollerabile condiziona i nostri giorni, anche minime cose come l’attesa snervante ad un semaforo, da questa musica viene elevato e sublimato verso una riappacificazione, anche della sola durata di 42 minuti e 45 secondi, tra noi e il mondo circostante.
La prima sorpresa è sentire come in questo disco i Radiohead abbiano trovato un equilibrio perfetto tra il loro lato più sperimentale (rectius, intellettuale), preponderante nei loro ultimi lavori, e quello più emotivo. Questo è un disco 'caldo', come ben suggerito dal titolo e dai colori della copertina del cd.
Un disco ricolmo di sensualità, quale emerge prepotentemente dalle parti di chitarra, che in molti brani vanno a recuperare, inserendola in un contesto assolutamente 'altro, la tradizione ritmico-armonica brasiliana.
Arpeggi che sono fluidi accostamenti di colori (l’arcobaleno del titolo, ancora) nutrono Weird Fishes/Arpeggi; soluzioni ritmiche sudamericane sono la tessitura di molti brani, tra cui soprattutto Reckoner, con un finale impreziosito dal passaggio dalla tonalità minore a quella maggiore che vorremmo durasse in eterno tanto è coinvolgente, e che la band ci lascia volutamente solo intravedere, come in una dimensione di puro sogno.
“In Rainbows” è proprio questo: un sogno in musica. E i sogni, sia quelli che si fanno ad occhi chiusi sia quelli che si fanno ad occhi aperti, non si possono proprio descrivere: bisogna, appunto, sognarli. O, meglio, viverli.
Di fronte ad un’opera come questa possiamo quindi solo scusarci per l’inadeguatezza delle nostre parole e caldeggiare un ascolto attento, partecipe e in simbiosi con questa magnifica tela di suoni e colori.
Ruben
All I NeedFaust Arp
Nude
Radiohead
1 commento:
Il più Grande Gruppo dell'ultimo Ventennio almeno.....STOP !
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