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lunedì 11 ottobre 2010

GIANT SAND: "Blurry Blue Mountain" (Fire Records/Goodfellas, 2010)

A TUCSON STATE OF MIND

A Tucson, Arizona quando il cielo è blu il blu diventa un oceano di cielo, le strade si accorciano o si allungano al passaggio di caterpillar e coyote e l’aria tersa e secca, ubriaca di calore si scioglie come un ghiacciolo sul parabrezza di una Dodge Caliber nera, rigorosamente nera.
Ovunque tracce e profumo dei Saguaros, che come impettite sentinelle vegliano e sorvegliano la città ad est delle Catalina Mountains.
A 2 miglia da downtown ti accoglie l’immutata idea di provincia-sogno americana: distese di vecchie dimore in legno, giardinetti più o meno curati, cespugli di more, biciclette e bambini con magliette a righe, vecchie Oldsmobiles sfiatate, Mercuries convertibili, pancakes sui davanzali, Farmer Markets del sabato e negozi –biologici
per una umanità dai ritmi lenti, consapevoli e poco americani: ”Sei quello che mangi” e qui non mangiano obesità, cibo spazzatura e inutili additivi.
Il clima, il territorio, la sabbia che respiri e il cielo che ti guarda benevolo suggeriscono sottrazione ed essenziale asciuttezza esistenziale, non importa se sei avvocato dalle arringhe stringate, medico ayurveda o musicista in fuga dalle classifiche.
Asciutto e scarno e per questo potente e vero, lirico e solenne suona il nuovo capitolo della saga Giant Sand, "Blurry Blue Mountain".
La musica riempie l’anima, la voce di Howe Gelb densa come quella di un Lou Reed cullato da polverose amache e dissetato da tequile terapeutiche.
Anche l’apparente ossimoro di una band ormai per 5/6 danese al servizio del grande capo Gelb from Arizona funziona a perfezione: l’ossuta precisa sezione ritmica dà vita ad un vivace e multiforme telaio per tessiture chitarristiche eccellenti che si snodano a meraviglia seguendo la semplice legge del Twangy Alt Country: TREMOLO sempre e comunque, e se non bastasse … aggiungere TREMOLO!
Le suggestioni di questo semplice effetto per chitarra sono, nelle mani giuste, infinite: ora suona languido, ora misterioso, come una vorticosa spirale in bianco e nero ora ti trascina nelle sabbie mobili all’imbrunire, ora ti offre una spremuta di cactus a mezzogiorno con 45° all’ombra. Ma il risultato non cambia, a forza di “TREMOLARE” alla fine la chitarra fa vibrare l’anima .
Il divino tremolio è sparso ubiquamente nell’album, ma è particolarmente contagioso nella lunga notturna splendida Monk’s Mountain, in coppia con una chitarra solista che punge, graffia e lascia il segno come un impronta sulla luna di sabbia
all’incrocio fra la 5° East e Euclid Avenue.
Altrove ci imbattiamo nei cori da galeotti ai lavori forzati che tra un tiro di “Ball & Chain “ e l’altro intonano il ritornello di Ride The Rail , nella divertente citazione (involontaria??) degli Who di “A Quick One While He’s Away” nella graziosa ballata country pianistica Lucky Star Love ingentilita dalla voce e dai cori di Lonna Kelly.
Troviamo atmosfere grintosamente ‘post punk meets alt.-country' in Thin Line Man, avvolgenti languori e super twang fra Duane Eddy e leva Bigsby a portata di mano in No Telling, distorsioni melmose come da paludoso titolo in Brand New Swamp Thing, in un vincente connubio fra’chicken pickin’ chitarristico, lava Big Muff e voce Ry Cooder circa 1974.
Dove invece non sventola la bandiera dell’Arizona spicca la diversità della fumosa ballata jazz pianistica Time Flies, sigaretta tra le labbra, camicia di lino e cena da Yamato, il Sushi Restaurant su East Grant Road, fascino, salute, e atmosfere retrò.
Tucson di notte s’illumina di musica, di birre messicane, di suonatori per mestiere, per missione, per condanna o per inevitabile destino.
Fra University Boulevard e la 3° i giovani romantici , sognatori aspiranti eredi Howe Gelb del futuro sudano felici sui palchi dei clubs, testano i microfoni cantando storie ispirate da granelli di sabbia giganteschi e poi, inevitabilmente, accendono il tremolo sul più bello, contando ad occhi chiusi sull’effetto sorpresa.
Ma è Love a Loser, il finale di "Blurry Blue Mountain" che ci sorprende nella notte fonda ad amare tutti i perdenti, leggere figure di cartapesta che volteggiano sui tasti liquidi del pianoforte, mossi dalla voce assonnata di Gelb e sospinti verso l’alba dal sospiro di Lonna Kelly.
Fuori dal coro, fuori dall’Amerika, fuori dalla Danimarca, ‘a Tucson state of mind’.
Andrea Angelini

Video/brani
Ride The Rail
Lucky Star Love
Fields Of Green
Monk's Mountain

Giant Sand
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HoweGelb

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