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martedì 3 gennaio 2012

Liturgy: “AESTHETHICA” (Uscita: 5 maggio 2011, Thrill Jockey)

Il black metal è un genere in continua evoluzione, basato su un nucleo forte che affonda le radici nelle forme molteplici dell’oscurità (sia essa il male, l’odio, il demonio, la natura oscura, l’esoterismo, etc.) ma capace nel tempo di estendersi e trasfigurarsi in direzioni tra loro molto diverse. In questo panorama cosi ampio e variegato, spicca “Aesthethica”, ultimo album dei newyorkesi Liturgy. Già dalla copertina ci si rende conto che questo
album costituisce qualcosa di completamente nuovo: due croci nere su sfondo bianco, una croce (presumibilmente) cristiana in posizione verticale ed una anticristiana in posizione rovesciata, disposte in una composizione a formare un quadrilatero, quasi un modulo elementare decorativo. E’ proprio questo carattere ornamentale che impone il lato dissacratore dei Liturgy, che a dispetto del proprio nome, ironizzano e decostruiscono l’essenza stessa della religione, sia essa basata sul culto oscuro (che ispira da sempre il black metal) sia quella basata sul culto tradizionale. La decostruzione avviene attraverso la sconsacrazione del rito e della liturgia (si ascolti True will), che riduce la religione a forma completamente vuota, ad elemento puramente decorativo ed estetico.

Hunter Hunt-Hendrix, front-man dei newyorkesi Liturgy, parla espressamente di “Transcendental Black Metal” e di “annichilimento estatico”, citando tra i propri influssi “filosofici” proprio quel Deleuze che teorizzava la realizzazione di costruzioni aperte, non-lineari, rizomatiche, attraverso la decostruzione delle strutture e delle forme tenute insieme normalmente dal potere reazionario (ivi inclusa la religione). Generation costituisce il vero e proprio manifesto del “Transcendental Black Metal”, brano che si sviluppa attraverso una ripetizione esasperata di un modulo sonoro che varia impercettibilmente nel tempo (il richiamo a “Differenza e ripetizione” di Deleuze non sembra casuale). Le geometrie decostruttive di brani come Returner sono il punto di non ritorno che prendono avvio dall’esaltazione dell’oscuro e del negativo per arrivare all’esaltazione del barocco e della potenza espressiva ed affermativa. “Aesthethica” si sviluppa dunque come un album di transizione che parte dalle forme rituali e per certi versi canoniche del black metal, per arrivare alle forme frattali più minimaliste e sperimentali.
Le cose migliori sono certamente le sperimentazioni strumentali in cui, oltre al Generation già citato, vanno sicuramente segnalati anche Red crown e Veins of god, quest’ultimo vicino a forme di minimalismo sludge ed Harmonia, ispirata al naturalismo rurale dei Wolves In The Throne Room. Un lavoro importante questo album dei Liturgy, che i devoti appassionati al black metal guarderanno giustamente con sospetto per quella carica anti-reazionaria che mina alle fondamenta il carattere rituale e devozionale del genere, ma che va invece visto con particolare interesse per quella enorme carica di “apertura” e di secolarizzazione che normalmente prende vita dopo lunghi periodi di oscurantismo.
Felice Marotta

Thrill Jockey


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