classica all'elettrica. E in effetti, in questo album pubblicato a suo nome dalla Black Cavia (etichetta indipendente fondata da lui stesso), lo troviamo impegnato nel non facile ruolo di “tuttofare”: nel CD lui suona tutti gli strumenti, quindi, oltre a vari bassi, anche le chitarre, la batteria, le percussioni e numerose diavolerie elettroniche. Perchè di elettronica, in effetti, nel disco ce ne è proprio tanta, ma non aspettatevi per questo un album dei Depeche Mode! No, qui l'elettronica è usata come minimo condimento al tutto: loops ritmici, campionamenti, vocine strane, effetti sonori, borborigmi e rumoracci vari sono golosamente disseminati nelle varie canzoni come decorazioni su una torta, o addobbi lungo un percorso da seguire nota dopo nota. Inutile, ovviamente, sottolineare che il basso è lo strumento-principe su cui sono costruite le 13 canzoni che vanno a costituire i 55 minuti del disco. Funky, dicevamo all'inizio, ma non soltanto, in realtà: nell'album viene ben declinato tutto ciò che si può snodare attorno a un groove, dalla dance alla fusion. In un solo brano, che è I am broken, Vignola si avvale della collaborazione di due chitarristi, Mirko Nastri e Camy Reza (ma perchè poi tutti e due nella stessa canzone?). E per tutti i musicisti che fossero curiosi di sapere come fa Simone a ottenere certi suoni, nelle note troverete anche i ringraziamenti alle aziende (che ovviamente noi qui non citeremo) che, nonostante la giovane età, lo hanno già scelto come endorser (che, per chi non lo sapesse, nel mondo musicale vuol dire qualcosa tipo uomo-immagine di uno specifico marchio).
Alberto Sgarlato
Simone Vignola
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