Si formano nel 1965 a San Jose, California i Music Machine, la band più nota di Thomas Harvey Sean Bonniwell, carismatico cantante e chitarrista scomparso il 20 dicembre scorso all'età di 71 anni. Ma prima di formare uno dei gruppi più significativi e originali della scena garage sixties americana Bonniwell ha già alle spalle un'importante esperienza musicale e tre album per la RCA con il gruppo folk The Wayfarers. Fuoriuscito dai Wayfarers insieme al bassista Keith Olsen dà vita ai Ragamuffins con il batterista Ron Edgar.
Nel 1966 i Ragamuffins vedono l'ingresso del chitarrista Mark Landon e del tastierista Doug Rhodes e cambiano il nome in The Music Machine. Il suono scuro e dominante dell'organo Farfisa, insieme alla voce decisamente particolare di Sean Bonniwell, ruvida e graffiante ma allo stesso tempo profonda e intensa, sono ciò che caratterizza il risultato sonoro del gruppo. Un suono duro, cupo, garage punk, ma non certo grezzo e selvaggio come per molte band garage, al contrario estremamente sofisticato. Dal punto di vista estetico la band adotta un look altrettanto personalizzato e riconoscibile, con i capelli rigorosamente a caschetto e l'abbigliamento totalmente nero, e con l'aggiunta di un guanto di pelle nera indossato solo sulla mano destra da tutti i componenti. Subito dopo aver ribattezzato il gruppo in The Music Machine i cinque fanno uscire il primo singolo scritto da Bonniwell, Talk Talk, che ha un buon successo anche di classifica, regala al gruppo qualche apparizione televisiva e rimane comunque uno dei loro pezzi più rappresentativi. Il singolo anticipa l'album “(Turn On) the Music Machine”, capolavoro del garage anni '60, contenente dodici brani, di cui sette scritti da Bonniwell e cinque cover. Il suono del disco è particolarmente originale e innovativo per i tempi, i testi sono anticonformisti, e l'etichetta, la Original Sound, decide di scartare alcuni altri brani originali per inserire invece delle più “rassicuranti” cover, nella cui reinterpretazione la band dimostra comunque le sue eccellenti qualità. Le cover sono Taxman dei Beatles, Cherry Cherry di Neil Diamond, See See Rider di Ma Rainey, 96 Tears di Question Mark and The Mysterians e una versione lenta e sinuosa di Hey Joe, pezzo di Billy Roberts portato al successo da Jimi Hendrix che Bonniwell avrebbe voluto come singolo. Il secondo singolo estratto dall'album è invece, per volontà dell'etichetta, The People in Me che, pur non raggiungendo i successi di vendite del primo, Talk Talk, resta uno dei brani più belli dei Music Machine, con un vivace giro di basso a marcarne il ritmo. Ma anche gli altri pezzi dell'album come i bellissimi Trouble, Masculin Intuition, Wrong, Come On In, o i singoli usciti successivamente come la splendida Double Yellow Line o la potente The Eagle Never Hunts the Fly, intrisa di chitarre fuzz, sono testimonianza delle capacità compositive di Bonniwell e delle potenzialità della band. Potenzialità che purtroppo rimarranno da allora in poi inespresse poiché dopo un tour promozionale del disco negli Stati Uniti il gruppo si scioglie per conflittualità interne dovute principalmente alla non limpida gestione dei diritti da parte del manager, Brian Ross, e dell'etichetta.
Bonniwell prosegue la sua carriera, prima con The Bonniwell Music Machine, col cui nome esce nel 1967 l'album omonimo che però raccoglie per la maggior parte singoli registrati precedentemente con la formazione originale. Il disco non raggiunge il successo di “Turn On” e Bonniwell rompe il contratto con l'etichetta, cedendo i diritti sull'uso del nome del gruppo, ma non prima di aver fatto uscire alcuni altri singoli tra cui, nel 1968, l'ormai raro Nothing's Too Good For My Car / So Long Ago, a nome Friendly Torpedos. Ci prova ancora, due anni più tardi, come solista, col nome di T.S. Bonniwell, e pubblica con la Capitol l'album “Close”. Anche questo lavoro, dalle sonorità decisamente più pop, non dà i risultati sperati e il cantante interrompe la sua carriera musicale per dedicarsi alla meditazione e al misticismo, fino agli anni '80 quando ricompare sulle scene con gli Heaven Sent, un gruppo di musica religiosa. Negli anni '90 ritorna anche alla musica rock e collabora con diversi musicisti. Nel 1991 è ospite dell'album "Braindrops" dei Fuzztones, come backing vocalist nel brano All the King's Horses e nella cover del suo stesso singolo The People in Me, e nel 2006 compare come ospite nell'album omonimo dei The Larksmen, gruppo garage di Los Angeles, per il quale scrive anche qualche composizione e con il quale si esibisce in alcuni concerti. Nel 1996 pubblica un libro di memorie intitolato “Talk Talk - The True Life Journey Of Sean Bonniwell: A Metaphysical Pilgrimage To Truth And Beyond”, in seguito ripubblicato, in una nuova edizione rivista, come “Beyond the Garage” (di cui, per inciso, non sarebbe affatto male vedere una traduzione italiana).A partire dagli anni '80, quando in epoca neo-garage i Music Machine sono stati scoperti e rivalutati, l'album “Turn On” è stato oggetto di alcune ristampe e sono uscite diverse raccolte antologiche di loro materiale, con moltissimi inediti riportati alla luce, come "The Ultimate Turn On" uscita nel 2006. Un grande patrimonio sonoro che ha influenzato moltissime band della scena neo-garage degli anni '80, che è fonte di ispirazione ancora oggi per la nuova scena garage contemporanea e che resterà come il più prezioso dei testamenti di Sean Bonniwell.
Rossana Morriello
Sean Bonniwell Sito Ufficiale
Sean Bonniwell Discography: # Consigliato da DISTORSIONI
Studio albums
# (Turn On) The Music Machine (1966)
# The Bonniwell Music Machine (1967)
Extended plays
Talk Talk (1967)
Compilation albums
The Best of The Music Machine (1984)
The Music Machine (1994)
# Beyond the Garage (1995)
Rock 'N' Roll Hits (1997)
Turn On: The Best of the Music Machine (1999)
# Ignition (2000)
# The Ultimate Turn On (2006)
Singles
"Talk Talk" / "Come On In" (1966)
"The People in Me" / "Masculine Intuition" (1967)
"Double Yellow Line" / "Absolutely Positively" (1967)
"The Eagle Never Hunts the Fly" / "I've Loved You" (1967)
"Hey Joe" / "Taxman" (1967)
"Advise and Consent" / "Mother Nature, Father Earth" (1969)
As The Bonniwell Music Machine
"Bottom of the Soul" / "Astrologically Incompatible" (1967)
"Me, Myseld And I" / "Soul Love" (1968)
"Tin Can Beach" / "Time Out for a Daydream" (1968)
"You'll Love Me Again" / "In My Neighbourhood" (1968)
"Point of No Return" (1997)
1 commento:
grazie.
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