Gli Human Switchboard si formano in piena era punk intorno al 1977 dal fatale incontro all'università di Syracuse fra Bob Pfeifer e Myrna Marcarian. Di ritorno alla città natale di Cleveland, Ohio, con l'aiuto del batterista Ron Metz realizzano un iniziale ep per la Rug Records con quattro songs, e nonostante l'aiuto alla consolle del genio cittadino David Thomas dei Pere Ubu non abbiamo
tra le mani niente di memorabile: il disco è ormai merce rara per collezionisti e due tracce, chissà perché solo due, sono presenti in questa provvidenziale antologia. I due leader aprono nel frattempo un negozio di dischi usati, una base logistica ideale per le loro mosse future, ma neanche i seguenti singoli, I gotta now(1978) e In my room(1979) definiscono la strada che i tre intendono percorrere. Poi, a sorpresa, considerata la scarsa produzione di brani, arriva un interessante live per la Square Two nel 1980, anticipo del piatto forte dell'anno dopo. Esattamente 30 anni fa usciva infatti “Who's Landing In My Hangar”, per la Faulty Records, sussidiaria della nota I.R.S. di Miles Copeland ma soprattutto di R.E.M. e Wall of Voodoo e registrato in quel di Cleveland. Il disco vede la luce nel bel mezzo dell’esplosione di neo-psichedelia, anzi a dire il vero le fa da spartiacque, visto che per entusiasmarci con le prime incisioni delle grandi bands del cosiddetto Paisley Underground dovremo aspettare almeno un paio d'anni. Le splendide 10 canzoni che compongono l'album sono opera di Bob Pfeifer, voce solista e chitarrista, anche se largo spazio viene lasciato alla Marcarian, che co-firma pure lei due tracce, con il suo Farfisa svolazzante in ogni dove, mentre ben tre differenti bassisti completano la band insieme al fido batterista Ron Metz. Difficile scegliere un brano migliore, (Say no to) Saturday's girl, cantata da Myrna apre alla grande, la grintosa e veloce title track segue a ruota, magnifica No heart,con un giro d'organo irresistibile, anticipo dei favolosi Green on Red di “Gravity Talks” (1983) mentre la lenta Refrigerator door, velvetiana fino al midollo, una specie di Heroin in minore, chiude con brividini quello che un tempo si chiamava lato A. Girando il disco non troviamo nè pause nè cedimenti, ancora la Marcarian deliziosa con I can walk alone, ma anche gli altri quattro brani non sono da meno, sigillando così una perla dimenticata di una delle più sottovalutate formazioni del periodo. Talmente sottostimata che un successivo live registrato in casa, a Cleveland nello stesso anno, vedrà la luce soltanto grazie alla provvidenziale Roir di Neil Cooper, una fantastica label di stanza a New York che in un epoca in cui il cd era un miraggio ci regalò memorabili audiocassette di MC5, Television, New York Dolls, Dictators eFleshtones tra gli altri. Come spesso succede per simili gruppi, e nonostante il genere neo-psichedelico tirasse da morire all'epoca, la band perde la bussola e le successive mosse vedono Bob e Myrna allontanarsi progressivamente dal magico equilibrio che segnava “Who's landing in my hangar”, per perdersi in insulse e funkeggianti devoluzioni sonore, nel segno della peggiore new wave allora imperante, Un’ altra occasione persa insomma: fortunatamente ci ha pensato la Bar-None a resuscitare la creatura di Cleveland, anche se per onestà non mi sento di consigliare nella sua interezza il cd, visto che a mio parere nessuna delle 11 songs di contorno all'album principale ne valgono una sola nota; se siete collezionisti di vinile è opportuno che vi procuriate il disco originale, che meglio rende giustizia a questa misconosciuta formazione.
Ricardo Martillos
HUMAN SWITCHBOARD at Bar-None
1 commento:
Beautiful post. Thankx for the info.
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