# Consigliato da DISTORSIONI
L’occasione di una nuova uscita dei Death in June mi dà modo di rispolverare con grande piacere un disco che mi fa ritornare alla mente gli anni dell’adolescenza, la scoperta di musica “diversa” che necessitasse un “ascoltare” più che un “sentire”. Il gruppo, nato ad inizio anni 80 originariamente come progetto folk dalla mente di Douglas Pearce, all’insegna del post-punk e poi arrivato alla creazione di un filone denominato Neofolk, pubblica oggi - in occasione dei 30 anni di attività - una versione rimasterizzata ed espansa di "Nada Plus!" con altro materiale registrato tra il 1984-85, così come canzoni dal disco di rarità del 1993 "Dead Sunwheels", alcune nuove registrazioni di brani di Nada effettuate nel 1989 con anche una completa rivisitazione della cover dell’album e tutte le tracce rimasterizzate, più un bonus DVD contenente il concerto anniversario del 2005 in cui il gruppo suonò quasi per intero il disco. Dello stesso escono anche delle versioni su doppio vinile (1000 copie) ed una su pen-drive USB (130 copie!) contenente un sacco di altra roba, a testimoniare la cura nell’uscita di questa opera. Il disco, che edito nel 1984, può essere considerato il vero primo album dei Death in June, è di fatto il primo episodio dove appaiono per la prima volta in maniera esplicita e completa i tratti distintivi che caratterizzeranno la poetica della band e di tutta la loro produzione successiva. Qui, emergono intuizioni solo accennate nel precedente "The Guilty has no Pride", certamente un buon esordio, ma indubbiamente ancora troppo ancorato a certi stilemi propri della scena post-punk/dark di inizio ’80.
Perso per la strada Tony Wakeford (che darà vita agli altrettanto seminali Sol Invictus, altra colonna portante del folk apocalittico), e con lui la furia punk-wave degli esordi che li aveva fatti arrivare all’appellativo di 'Joy Division con le trombe', il progetto passa sotto la direzione artistica di Pearce, che rilegge le sonorità in un ottica più intimistica e spirituale a lui più congeniale. Ad affiancarlo, troviamo ancora il fondamentale Patrick Leagas, che contribuirà in maniera pesante alla componente marziale e mitteleuropea dei Death in June, aspetto che, almeno inizialmente, li ha aiutati ad emergere e distinguersi dal resto della scena. E la sua impronta si fa certo sentire in questo "Nada Plus!", che costituisce anche l'ultimo album dei Death in June come gruppo. Il lavoro è, di fatto, un continuo contrasto delle personalità dei due, l’introverso Douglas con le sue ballads acustiche che diverranno poi un elemento di distinzione del gruppo, e l’eclettico Leagas con un tratto più industrial e dal drumming ossessivo. Tali contrasti appaiono chiaramente anche nell’accostamento di brani quali The Honour of Silence, inno alla solitudine dal cantato sofferto di rara bellezza, e la semi dance The Calling con la voce di Leagas in pieno stile goth dell’epoca. Gli accostamenti contrastanti continuano dando vita ad un mix di rabbia, lotta, senso di impotenza e rassegnazione tenuti insieme dall’atmosfera marziale che scorre lungo tutto il disco e dalla personalità oscura di Pearce, capace di trasformare in qualcosa di diverso ed originale gli stilemi dell’epoca come in Leper Lord che, concentrata in poco più di un minuto, esplora desolate lande neo-folk che Pearce approfondirà nel futuro o nella morriconiana Fields of Rape.
Il disco, muovendosi sui territori sorti sulle basi di gruppi quali Einsturzende Neubauten, DAF e Throbbing Gristle, rappresenta una sorta di laboratorio di sperimentazione in cui elaborare i più diversi stili dell’epoca, ma è proprio la mancanza di una linea chiara a conferire a questo disco una forza dirompente che solo episodicamente la band riuscirà poi ad esprimere con la stessa intensità come nella trascinante ed esoterica She Said Destroy, ambientata nella New York ai tempi considerata la capitale mondiale del crimine, o la percussiva C'est un Reve, una delle pietre dello scandalo che valse ai Death In June accuse di filo-nazismo, avente come argomento la prigionia dell'ex capo della Gestapo Klaus Barbie, o la tristissima Crush my Love che chiude il disco in maniera esemplare. In queste dieci tracce, si cantano e piangono le sorti della decadente vecchia Europa, la sua perdita della propria identità ed del suo ruolo guida, i cui valori attraversano un momento di disgregazione, oscurata dalla superficialità, dall'inutilità, dall'ignoranza, in una società di massa e consumistica come quella in cui viviamo, soggiogata da un sistema economico che punta proprio all'appiattimento intellettuale ed al livellamento dell’essere umano. Ecco da dove nasce il senso di impotenza e la necessità di lottare nonostante tutto, tematiche che i Death in June (o meglio Pearce) esploreranno, facendole diventare il loro marchio di fabbrica, anche nei dischi successivi. Nel bonus disc l’episodio di maggior rilievo è la litania eucaristica di The torture garden mentre per il resto trattasi di versioni inedite, con un gran utilizzo di intro parlati in stile Cabaret Voltaire o lavorazioni meno elaborate delle versioni presenti sul disco originale. Ci troviamo davanti ad un masterpiece del genere, un disco da possedere/ascoltare assolutamente, almeno nella versione single disc originale, per chi si voglia accostare ad un genere che ha trovato poi negli anni proseliti anche in altri ambiti musicali.
Ubaldo Tarantino
I Death In June si sono esibiti al Qube di Roma il 20 Ottobre 2011 in occasione del trentennale di attività della band di Douglas Pearce
PylonRecords/DeathInJune
Death In June
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