Nell'approcciare un lavoro come quello appena uscito per la Warp ad opera di Brian Eno, l'EP “Panic of looking” basato sui testi del poeta Rick Holland, si rimane disorientati. Già il precedente lavoro dell'androide della musica contemporanea, con la collaborazione del suddetto poeta, “Drums Between The Bells”, lasciava alquanto a desiderare. Troppi suoni modulati alla maniera di un Harold Budd, tappeti di note liquescenti intersecate dai
versi recitati con voce febbricosa e strascicata, e in generale un esperimento che nulla aggiungeva al prezioso catalogo di Brian, solo la voglia di stupire ancor più col suo talento di instancabile e provocatorio acrobata avanguardistico. Qui, la “musica” non cambia di un millimetro: una via di mezzo tra il recupero di certe sonorità di taglio precipuamente ambient e il desiderio di rendere la simbiosi tra suono e parola unità costitutiva di un modo obliquo di creare un'opera. Sia detto con chiarezza: siamo in presenza di un fuoriclasse assoluto della musica contemporanea, anche dai suoi peggiori lavori v'è da apprendere, ma questo EP non convince. A iniziare dalla title-track, il cui incedere di una sottile base percussiva s'innerva nella parola recitata in modo troppo forzato; per proseguire con If These Footsteps, brano in cui la voce allucinata si scontra frontalmente con una base sonora frammentata all'inverosimile. Watch A Little Single Swallow In A Thermal Sky, And Try To Fit Its Motion, Or Figure Why It Flies, si svolge su una sola nota di piano che dipinge nitori di cieli aurorali e rialza, di un poco, il livello dell'opera; cosa che s'invera con maggior vigore nella trasparente e scintillante architettura armonica di In The Future, dove la voce raggiunge vertici lirici inusitati sulla base di tastiere soffici come nuvole di passaggio, a sommo delle quali si staglia, limpida e luminosa, la voce femminile, a ingentilire una traccia già di elevata qualità, di gran lunga la più bella dell'intero lavoro. Inquietante è la successiva Not A Story, sorta di incubo metropolitano tradotto in musica, in cui la voce recitante si fonde sinistramente con le pulsazioni, febbrili e rilascianti miasmi di intossicate atmosfere, dei sintetizzatori. La conclusiva West Bay, con le sue soffuse note pianistiche e il dispiegarsi leggiadro della voce femminile in languido intreccio, ci riporta a lavori precedenti di Eno, uno su tutti quel “The Pearl”, realizzato proprio con Harold Budd molti anni fa, che se si lasciano ascoltare per il sinuoso languore delle forme sonore, lasciano alquanto perplessi in ordine alla profondità degli esiti raggiunti e alla reale capacità di aggiungere alcunché di nuovo a un repertorio musicalmente stellare. E' la sorte di questo EP. Non ce ne voglia l'androide Eno: da lui ci si aspetta sempre l'attingimento di altezze siderali, il “quotidiano” lasciamolo agli umani.
Rocco Sapuppo
Warp Records/Brian Eno
1 commento:
Bella recensione Rocco... "In the future" è sicuramente la migliore!
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