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domenica 30 ottobre 2011

CHARALAMBIDES: "Exile" (release date: 3 ottobre 2011, Kranky Records, Goodfellas)

# Consigliato da DISTORSIONI

Charalambides si formano 20 anni fa in Houston, Texas, dalle menti di Tom e Christina Carter, con loro anche Kyle Silfer, con in testa la gloriosa tradizione psych texana dei sixties mentre Il bizzarro nome scelto deriva dal nickname di un cliente del negozio di dischi dove pare sia avvenuto il fatale incontro tra i due. Questo “Exile” è l'ennesimo album di una lunghissima serie di demo-tape, singoli, CD-R e album
che dal 1991 ad oggi hanno costellato la loro lunga avventura musicale, di cui “Market Square” (1995) e “Houston” (1998) sono probabilmente le vette creative. La magnifica copertina a mosaico, riproducente istantanee di loft, vetrine, strade innevate e splendidi tramonti, invita quantomeno alla curiosità anche il neofita musicale più distratto, col titolo che inevitabilmente riporta agli Stones, ma il capolavoro di Jagger e Richards abita in altre stratosfere. I Carter spiegano che il disco ha avuto una lunga gestazione, registrato tra il 2006 e 2010 in varie locations, New Hampshire, Massachussets, New York, con la formazione ormai ridotta a due elementi, col solito contributo della solita Helena Espvall, dei magici Espers, in una traccia.

Il suono di queste otto composizioni, per quasi 75 minuti di durata complessiva è imbevuto alla radice dello spirito folk e blues dei traditionals americani, dilatato e rallentato però fino a fare assumere alle songs la struttura di veri e propri raga cosmici, estenuanti excursus musicali in loop cangianti e multicolori, vere e proprie invocazioni rivolte al cuore di forze spirituali invisibili. L'unico disco che si può accostare a questo è il magnifico solo di Josh T.Pearson, “Last of the Country Gentlemen” di cui vi avevo narrato le gesta mesi orsono su queste pagine, qui in luogo della voce maschile abbiamo la delicata ugola di Christina, perfetta per decorare le elucubrazioni sonore dell'ex marito. C'è anche qualcosa dei miglior Popol Vuh, quelli storici di “Hosianna Mantra”, “Einsjager und Siebenjager” e “Letzte Tage - Letzte Nächte”. Sono i quattro pezzi che superano abbondantemente i 10 minuti, oltre ad occupare oltre metà del disco, a mostrarci la vera natura del duo: Into the earth è quello più melodico, con echi di folk ed acid rock psichedelico anni 60'-70', anche se molto rallentato, intinto come suddetto nel glorioso sound Kraut Rock; un brano fantastico con aperture chitarristiche da brivido. Splendida anche Words Inside, quasi un outtake dei Gila del glorioso “Bury my heart at woundeed knee” : la voce di Christina si contrappone divinamente alla chitarra acida di Tom, in vorticosi deliri psichedelici di oltre 14 minuti. Più statiche invece le altre due tracce extralarge, Want to talk e Pity pity me, dalle parti degli Arborea dell'ultimo disco, mentre i rimanenti capitoli di questo “Exile” contengono altre mirabili sorprese: Before you go e Desecrated su tutte, sulle orme di Kendra Smith/Hope Sandoval ovvero gli Opal/Mazzy Star di David Roback. Un ritorno lungamente atteso ma decisamente premiato per i due Charalambides, un disco dal fascino arcano, ammaliante e sensoriale, come una luce che squarcia la foresta, come un tuono in un giorno di sole, insomma un lavoro fuori dal tempo e dallo spazio. Da segnalare che Exile è uscito pure in versione doppio vinile, contenente le consuete bonus tracks che tanto fanno infuriare gli scarsi acquirenti di prodotti come questi: si tratta di Rider e Down in the valley, allineati con il resto del disco.
Ricardo Martillos


CHARALAMBIDES EXILE at KRANKY



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