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domenica 16 ottobre 2011

BOOK REVIEWS: Andrej Longo, “Lu campo di girasoli” (2011, Adelphi 2011)

Un po’ fiaba tenebrosa e sensuale, un po’ melo neorealista, un po’ romanzo picaresco il nuovo libro dello scrittore ischitano Andrej Longo ci immerge in un Sud, per molti versi identificabile con il Salento, dai sapori forti e decisi e dalle aspre contraddizioni, nel quale la vita sembra pulsare al ritmo della pizzica ed avere il sapore forte dei suoi cibi e dei suoi vini, e i colori accesi e violenti dei suoi paesaggi. “Lu campo di girasoli” è raccontato in una lingua creata o, meglio come ha dichiarato Longo, sognata dallo stesso autore attingendo ai vari dialetti meridionali:


"A ch’illu mumento s’aizò da dint’a lu campo di girasoli na sciannata d’aria càvura comm’a che. Tutto intorno li fiori facettero nu tremito e trimmanno s’arappettero uguali a nu sipario. E da dietro a chillu sipario accumparette Dummenico. Cu lu pietto annudo e li baffi niri ca lo facevano sembrare nu sarracino"
mantenendone la forza espressiva e facendo assumere al racconto i toni vividi e forti di una narrazione corale. E’ la storia di un amore giovanile contrastato, quello di Caterina, bella figlia di un manovale, e Lorenzo, suonatore di tammorra che dopo essere rimasto orfano aiuta il nonno scarparo. Ma sulla giovane ha messo gli occhi Rancio Fellone, figlio viziato del più ricco uomo del paese, deciso a prendersi la ragazza con le buone o con le cattive; parallela a questa si svolge la vicenda di Dummenico e di lu Professore, licenziati dalla fabbrica e, ridotti in miseria, i due si improvvisano rapinatori di un banco lotto. La vicenda si svolge durante la festa patronale di San Vito fra processioni e forsennate pizziche e tammorre, ed avrà il suo epilogo ne lu campo di girasoli che dà il titolo a questo avvincente romanzo. Sullo sfondo di un paesaggio segnato dalla bellezza selvaggia della natura e dalla brutalità degli uomini, quel ponte troppo stretto per i camion che vi passano dove i ciclisti rischiano quotidianamente la vita è il simbolo del malaffare politico, la società meridionale, fra ricatti, miserie, ingiustizie, machismo, resta dominata, anche nel mondo globalizzato, da un piccolo gruppo che detiene ricchezza e potere e li gestisce con i metodi arcaici e violenti dei vecchi latifondisti. Ma se c’è chi subisce con rassegnazione i torti e i soprusi, tanto le cose andranno sempre come sono andate, altri almeno proveranno a ribellarsi, con un colpo di tammorra, con una sputazzata in faccia, con un moto di orgoglio, con un bicchiere di Primitivo, con un gesto che non ti aspetti. Come finirà lo lasciamo al lettore che sicuramente si farà irretire dalla lingua espressiva inventata da Longo, dalla sua prosa asciutta e coinvolgente, dalla storia e dai suoi personaggi, un libro questo che per certi versi ci ha ricordato alcuni romanzi sudamericani, da "Soldi bruciati" di Ricardo Piglia a "Il ritorno di Vladimir Ilic" di Rolo Diez, a "Ombre nell’ombra" di Paco Ignacio Taibo II, nei quali improbabili e sgangherati perdenti della vita tentano la loro avventura contro il potere.
Ignazio Gulotta

 Andrej Longo, “Lu campo di girasoli”  (2011, Adelphi 2011, pp.183, €. 16,00)


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