Quest'opera solista di Thurston Moore è un disco sorprendente per chi è avvezzo alle sonorità dei Sonic Youth, gruppo di cui Moore è fondatore. Dimenticate la ricerca sul rumore e le progressioni di accordi dissonanti, marchi di fabbrica del gruppo. Qui abbiamo chitarre acustiche, archi poco invadenti, spruzzatine di arpa, qualche percussione. Possiamo dire che l'atmosfera passa da quella di una New York metropoli apocalittica a quella di una spiaggia californiana assolata.
La produzione è di Beck, che si porta dietro il fido batterista Joey Waronker, ma siamo più dalle parti del Jim O' Rourke più romantico, se vogliamo restare tra i musicisti delle ultime leve. Già dai primi brani, Benediction e Illuminine scopriamo l'atmosfera del disco: ballate sussurrate basate sui ricami delle chitarre, col violino di Samara Lubelsky a fare da controcanto. Ci sono due brani più vicini ai Sonic Youth, l'orientaleggiante Myrna Loy e la splendida Circulation, che piacerà anche ai nostalgici dei Cure, in cui i ritmi si fanno incalzanti e le chitarre riprendono le armonie, sinceramente ormai troppo ripetitive, del gruppo madre, seppure sempre rigorosamente in acustico. Le conclusive Space e January sono in larga parte strumentali. Un disco soave, che si ascolta con estremo piacere. Sarà un una tantum o una svolta nella carriera di Thurston Moore? Chissà. I Sonic Youth sono da trent'anni la bandiera del rock “alternativo” made in USA, ma da troppo tempo ormai fanno sempre lo stesso disco. Che Moore tenti nuove strade ci fa molto piacere.
Alfredo Sgarlato
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