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giovedì 25 agosto 2011

SCREAMING TREES: “Last Words - The Final Recordings” (2011, Sunyata Music)

# Consigliato da DISTORSIONI

Gli Screaming Trees sono come un buon vino che si stappa in occasioni speciali, un nettare per intenditori dal retrogusto amaro, che ti scende giù nella gola inebriandoti fino a farti danzare nel buio di una stanza illuminata da pallide candele e profumata da incensi che sanno di psichedelici vortici aromatici. Questo disco rappresenta l'ultimo respiro della band di Seattle, tutti brani registrati tra il 1998 e il 1999,
prima dello scioglimento definivo, riportati alla luce e riveduti con sapienza magistrale dal batterista e produttore Barrett Martin, mixati dal guru dell'era Grunge Jack Endino.
Quello che è venuto fuori è il disco più bello che gli Screaming Trees hanno mai fatto dai tempi di “Sweet Oblivion”: un capolavoro di rock misto a psichedelia, un lampante esempio della potenzialità della band americana, che grazie a queste registrazioni e session ritrovate dopo più di 10 anni sono riusciti a portare alla luce un gioiello che mancava alla musica da troppo tempo; un disco dove è doveroso prendere appunti per imparare come si suona con il cuore, un disco onesto che spiazza per la sua vena creativa e la qualità delle canzoni.
La voce di Mark Lanegan non ha bisogno certo di presentazioni, ma lasciatemi dire che in questo disco raggiunge livelli di intensità incredibili, consacrandolo come uno dei migliori vocalist degli ultimi 20 anni. Si comincia con Ash Gray Sunday, un classico brano alla Screaming Trees dove la chitarra di Gary Lee Connor è inconfondibile con i suoi riff fluidi e psichedelici, un altro marchio di fabbrica unico oltre alla voce di Lanegan, una sei corde che si riconosce tra un milione , una specie di Santana del Grunge se vogliamo. Si prosegue tra canzoni che lasciano senza fiato per la sincerità e la qualità del suono, come Revelator. Black Rose Way e Tomorrow sono delle ballads acustiche che sanno di polvere e bourbon, di posa ceneri colmi di sigarette e bicchieri pieni di dolore. Da segnalare anche la presenza di ospiti illustri come Peter Buck dei R.E.M. e Josh Homme dei Queens Of The Stone Age. Questo è il disco postumo di una delle band più sottovalutate di sempre, un capolavoro per pochi e di certo non per tutti, registrazioni riesumate non per puro gioco di mercato discografico, ma come testimonianza preziosa di un'eredità musicale che va conservata e custodita nel tempo. Onestà e qualità musicali alle stelle, un esempio da seguire per tutti quelli che si ritengono musicisti al di là del genere che si propone, una carrellata di emozioni e un gruppo che rimarrà nel cuore di pochi, ma ci rimarrà per sempre.
Luca Fiorucci

Screaming Trees: A Fan Site Time For Light and Discography








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