PAGINE

mercoledì 3 agosto 2011

THE MASONICS: “In your night of dreams … and other foreboding pleasures” (2011, Dirty Water)

Con questo titolo chilometrico si ripresentano i Masonics, a distanza di due anni dalla loro precedente pubblicazione “From the Temple Vaults” (Grand Wazeau,2009) che in parte riassumeva il meglio dei loro vent’anni di attività. Il trio è formato da elementi che hanno intrecciato i loro percorsi nell’ambito del Medway Beat, in bands come Milkshakes, Pop Rivets, Wildebeests, Headcoats tra i tanti, e di fatto anche la formazione stessa ha subìto nel tempo
vari cambiamenti ad eccezione dell’onnipresente Bruce Brand alla batteria (che in passato ha accompagnato nientemeno che Link Wray).
John Gibbs e Mick Hampshire completano la line-up per questo lavoro che riconferma quello che già avevano dimostrato nell’eccellente “Royal and Ancient” del 2007. La loro abilità nell’assimilare rock’n’roll, beat, U.S. garage dei sixties e metabolizzarla con vera attitudine punk rock, fa di loro uno dei riferimenti più importanti della scena inglese. Sebbene non eccessivamente prodotti in termini di suono, giusto per lasciare quel velo di polvere tra i solchi da renderli grigi e “datati” quanto basta, la loro classe inconfondibile li rende eleganti e maestosi come una Rover Wedding del ‘35. In your night of dreams, il brano che introduce il disco, ci rassicura scongiurando i nostri peggiori incubi con il suo incedere deciso che si fa strada in un’atmosfera piuttosto sinistra e cupa. E il cielo non si rischiara nemmeno con la successiva marcetta in ¾ di The Unknown. E che dire della struggente ballad di Hurt By Someone con un Hampshire dai toni crooner? Ma c’è anche spazio per momenti di trascinante rock’n roll con Sorrow Lane, Obermann, Please Please Please, She’s my baby e lo strumentalone di Put The knife down in stile surf con tanto di organo suonato dallo stesso Brand. In questo sperduto corner of England che è il Medwey la tradizione non è ancora stata sepolta, si stanno ancora scrivendo importanti e belle pagine di storia, nell’ autentico e puro spirito che animava le bands da antologia dei vari "Nuggets", "Back from the Grave"; e il bello è che non bisogna neppure aspettare 40 anni per cominciare ad apprezzarle. Basti pensare che il solo Billy Childish, il godfather di questo stile, vanta una discografia che tra progetti individuali e di gruppo consta di ben oltre 100 titoli. I nostri posteri avranno di che scavare, per il momento godiamoceli noi, e questa volta potremo dire: io c’ero.
Federico Porta

Dirty Water Records

Nessun commento:

Posta un commento