In Italia sbarca con la consueta promozione da Paese dei Cachi e me ne dolgo perché il settimo album dei Dropkick Murphys è l’ennesima chiamata alle armi per quanti amano il punk vestito col tartan. E stavolta c’è un soldato in carne ed ossa a presenziare alla nuova uscita del gruppo di Boston: si tratta di Cornelius Larkin, sangue irlandese che gira da 78 anni dentro il corpo di un veterano della guerra di Corea.
"Going out in style" è dedicato interamente a lui: una marcia fiera e solenne di cornamuse, fisarmoniche, banjo e chitarre sporche come fusti arrugginiti di Guinness al triplo malto. Tredici mitragliate di combat rock sparate da sotto il kilt.
Dove le aquile non osano ma le ragazze invece sì.
Take ‘em down sfoggia, senza strillarlo sulla copertina, uno Springsteen col pugno alzato. E sembra di rivedere Joe Strummer davanti ai Pogues che stramazzano sul palco dietro di lui. E davvero ci crediamo ancora una volta che il punk possa essere la musica proletaria per eccellenza e che si possa ancora bere senza doversi ficcare un clistere in bocca prima di mettersi in macchina.
Franco “Lys” Dimauro
Beg of my heart
The Irish Rover
DropkickMurphys
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