Kid Congo Powers è tornato. E io sono contento. Il pistolero chicano, che in passato aveva sparato i suoi colpi al fianco di Gun Club, Bad Seeds, Cramps, Knoxville Girls, diventato a sua volta il boss di una gang sua, i Pink Monkey Birds, ha dimostrato in più occasioni come pur facendo tesoro di un trascorso invidiabile, abbia saputo guardare oltre. Con la sua visione raffinata ed elegantemente noir (forse perché da sempre abituato a stare nell’ombra) ha riconsiderato i presupposti del concetto “artistico”di punk, ripartendo proprio dagli esordi di cui lui stesso era stato un protagonista, e senza tradire le sue origini messicane ne ha tracciato un percorso inedito. Proprio da quel periodo, alla metà degli anni ’70, va a ripescare il titolo di questo
“Gorilla Rose”, in quanto nome d’arte di un artista performer facente parte di un gruppo di drag-queen conosciuto come Ze Whiz Kidz. Di questo ensemble satirico-contro-culturale faceva parte anche David Harrigan (in arte Tomata Du Plenty) che nel contempo formerà gli Screamers, misconosciuta cult-band californiana, ritenuti tra i fondatori del così detto synth-punk. Proprio con gli Screamers, un allora giovanissimo Kid Congo condivideva l’appartamento e in quella circostanza mentre si occupava della corrispondenza del loro fan-club, si univa ai Gun Club come chitarrista: quella la sua entrata ufficiale nel rock’n’roll. Di lì a poco si sarebbe trasferito dall’altra costa degli Stati Uniti (riprenderà con i Gun Club quattro anni più tardi) richiamato dalla popolarità del CBGB dove sarebbe diventato il presidente del Ramones Fan Club e chitarrista dei Cramps. L’apprendistato durato quasi una vita, alla corte di Nick Cave e altre scorribande metropolitane, poi finalmente decide di mettere da parte umiltà e modestie, di riscattarsi dal ruolo di gregario e di giocare in prima persona. Quello che riesce a tirare fuori è un curioso marchingegno in grado di riciclare sporchi sixties grooves alla maniera di Question Mark & the Mysterians, Thee Midniters, Motown, Booker T & the MG’s, restituendoli in una forma mutante che esula da qualsiasi definizione. Fra coloriture funk, nervature psycobilly, visioni kraut-rock (grazie alla fissa di Congo per synth analogici, Theremin e tastiere a cui si unisce il nuovo arrivato Jesse Roberts), un cantato più simile ad una voce narrante fuori campo ci racconta di sinistre storie ai confini della realtà: donne yeti, ninne nanne psicotiche, babbi natali vestiti di nero, cattive abitudini, piacevoli ossessioni, perversioni culinarie condite con humour noir. Lucidi, freddi e mai scomposti. Pericolosi e letali come un crotalo nascosto nello stivale. Il metodo è sempre lo stesso, la firma inconfondibile. Un lavoro pulito e sicuro che non ci coglie troppo alla sprovvista rispetto a quello che ci avevano servito coi due album precedenti, ma un’esperienza sempre nuova e irrinunciabile per lasciarsi trapassare dai tredici proiettili di altrettanti bossoli rinvenuti su quest’altra scena del crimine. Altro centro pieno anche per la In The Red Records, che dall’inizio dell’anno aggiunge quest’altro gioiellino a
"Party Store" dei Dirtbombs.
Federico Porta
Bubble Trouble
Mid Heaven/In The Red Records
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