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martedì 8 marzo 2011

VISIONI DAL FUTURO: "DUBSTEP" ('Hyperdub label', Kode9, Burial, Scuba, Vex’d)

Nel panorama delle espressioni musicali contemporanee un ruolo altrettanto importante del rock lo svolgono le musiche elettroniche. Tra queste uno dei filoni più interessanti è quello del "Dubstep". Si tratta di musica molto lenta, spettrale, con bassi profondissimi, batteria elettronica in battuta bassissima e con voci ed altre parti strumentali con pura funzione di contorno. É una musica molto evocativa, apocalittica, da fine del mondo. Il Dubstep si può considerare la continuazione del primo trip hop, quello dei gruppi di Bristol (Massive Attack, Tricky, Portishead), reso ancora più estremo e catacombale. Le prime incisioni del genere arrivano nel 2005 per l'etichetta Hyperdub, fondata qualche anno prima come webzine da Steve Goodman, che incide anche dischi come Kode9 in coppia con Stephen Samuel Gordon alias The Spaceape. “Memories of the future” (2006) il loro disco più importante. Brani come Black sun mantengono i ritmi spezzati della jungle ma abbinandoli con atmosfere di tregenda, 2 far gone è minimale e ripetitiva. La solenne 9 samurai è più nelle coordinate del genere.
Le opere più interessanti dell'etichetta Hyperdub sono quelle di Burial, soprattutto “Untrue”(2007). Burial, giovanissimo, è uno dei personaggi più misteriosi del mondo della musica. Non si conoscono l'identità ed il suo volto, non rilascia interviste ma solo brevi dichiarazioni attraverso il libretto dei dischi. Brani come Untrue, percussioni ritmate, voci lontane e ondate di tastiere descrivono un mondo in rovina. Endorphine con le sue voci infantili o Near Dark, appena più ritmata, sono ancora più inquietanti. Altri capisaldi del genere sono “A mutual antipathy“ (2008) di Scuba, alias Paul Rose e “Cloudseed” di Vex'd, ossia Jamie Teasdale e Rony Porter, uscito nel 2010 ma contenente registrazioni dell'inverno 2006/7. Un titolo come Systematic decline di Scuba è già programmatico per chiarire la visione del mondo degli artisti Dubstep. La musica di Scuba, strumentale, è però meno deprimente e più melodica rispetto a Burial, vedi Disorder o Poppies, sempre però in battuta bassa e suoni plumbei.
Vex'd sono senz'altro i più originali del lotto. Ascoltate il loro remix del Quartetto No° 2 di Prokofiev, trasformato in rumorismo quasi puro. Incubi tecnologici come Killing floor o Heart space con la voce sottile di Anneeka, avvicinabile ai primi Portishead ma molto più radicale, non sono certo consigliabili per un picnic o una festa scolastica, ma hanno un innegabile fascino perverso.
Altre uscite interessanti, tra le più recenti, “Consolamentum (qui a sinistra) di Richard A. Ingram, leader dei postrockers Oceanside e “Voices of Dust” (qui sotto a sinistra) dei Demdike Stare (Sean Canty e Miles Whittaker). Con loro si sfiorano l'industrial e la musica atonale: Forest of evil piacerebbe ai fans di David Lynch, Bardo Thodol ha inserti etnici, Rain and shame evoca fantasmi.
Tutto sommato il Dubstep è la nuova incarnazione di quell'anima gotica, o dark, che permea tutta la musica inglese, dai Black Sabbath alla musica industriale passando per il post punk: si mantengono i tempi lenti e il predominio del basso, con suoni campionati al posto delle chitarre o dei sintetizzatori. Dominano le atmosfere plumbee, da periferia industriale depressa, una rappresentazione del mondo come nella fantascienza più pessimista. Potremmo dire che il Dubstep è la perfetta rappresentazione artistica/musicale dell' “idea di futuro come minaccia”, secondo la formula dello psicoanalista Miguel Benasayag. Però ha un suo fascino morboso, quello di un horror in bianco e nero, o di una performance di arte contemporanea. Musica non per tutti, che richiede un ascolto attento, la più rappresentativo dei tempi in cui viviamo.

Alfredo Sgarlato

"Dubstep" Discografia Essenziale:

Kode9 : “Memories of the future" (2006)
Burial: “Untrue”(Hyperdub, 2007)
Scuba: “A mutual antipathy“ (2008)
Vex'd: “Cloudseed” (2010)
Richard A. Ingram: “Consolamentum”
Demdike Stare: "Voices of Dust”

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