Interessante, per chi come me aveva vent'anni in epoca new wave, sentire l'EP di debutto “Non sogno l'estate” del 21enne Giovanni Marton, che riprende un pop elettronico alla Garbo, ma ancora di più vicino a Bluvertigo e Soerba, che era di moda quando lui non era ancora nato. E non è certo l'unico, come ho riscontrato ai festival. Il disco contiene sei canzoni molto orecchiabili, dominate dalle tastiere dello stesso Marton, che suona anche basso e melodica e canta, a volte anche con la voce filtrata come spesso avveniva nel pop elettronico. I testi, che si rifanno a un dandismo stile Baustelle/Amor Fou, alternano la critica sociale, come in Limiti privati accantonati ai dolori personali, come nella title-track o in La malattia (a volte in maniera un po' troppo ostentata). Si tratta di un disco certamente acerbo, tuttavia buone doti di scrittura e il buon gusto negli arrangiamenti emergono all'ascolto. Con un po' di lavoro di lima sui testi e management attento Giovanni Marton può fare strada.
Alfredo Sgarlato
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