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venerdì 28 gennaio 2011

R.E.M. : “Chronic Town” (1982, I.R.S. Records)

Nei primi anni ottanta, in pieno post-punk, quattro giovani studenti di Athens (Georgia), Michael Stipe, Mike Mills, Peter Buck, Bill Berry, influenzati dalle sonorità proto-punk di Velvet Underground e Patti Smith, decidono di seguire le orme dei loro beniamini. Tutto è possibile, gli ‘ingredienti’ sono più semplici di quanto si possa pensare: una chitarrista, una batterista, un bassista e un cantante. C’è bisogno di altro? Se ce l’hanno fatta i rozzi Germs, privi di una adeguata preparazione tecnica, tutti ce la possono fare, basta sanguinare (we must bleed), dare se stessi per il sacro calice rock’nr’oll.
Nel 1982 i R.E.M. pubblicano il primo e.p., "Chronic Town", mai esordio fu più felice. Ogni canzone è un piccola perla da custodire gelosamente.
L’animo della band è maledettamente punk, anche se le sonorità delle cinque canzoni contenute nell’ep si rifanno al pop-rock anni sessanta, ispirandosi al suono jingle-jangle dei Byrds. Ma allora perché definirli punk? L’attitudine di Stipe è punk: Michael non canta, sarebbe banale, mormora, sussurra. Parole solo parole, dette non dette, che importa.
Le danze iniziano con Wolves, Lower, una filastrocca moderna non-sense.
I lupi cattivi, forse il music business malato di soldi, devono stare in basso, lontani dalla casa del rock, ‘…house in order’, come ripete ossessivamente nel ritornello la seconda voce Mills. La caccia abbia inizio: la chitarra di Buck è in perfetta forma, scintillante, brilla come una luce in una profonda notte (Gardening at night); anche se è buio non c’è motivo di perdersi, il ritmo è scandito dalla bussola di Berry. La batteria, sempre in primo piano, ci accompagna, guida, fino all’infinito, per un milione d’anni (1,000,000), la speranza è l’ultima a morire, la vita è una caccia al tesoro.
La strada è oscura, piena di insidie, segreti, misteri, nelle mani del destino (Carnival of sorts). E’difficile cogliere un messaggio nel labirinto di frasi non-sense ripetute ossessivamente da Stipe, come se fosse impossessato da uno spirito, un po’ come i bambini piccoli che si rotolano per terra, nel fango, urlano, corrono, sbraitano per casa per la gioia dei genitori.
E’ solo uno scherzo, non l’avete capito? La canzone di chiusura è aperta da un risata beffarda. Stipe, tra serio e faceto, ripete la frase ’We will stumble through the yard’, inciamperemo nel cortile.
Una filastrocca per bambini in chiave rock. La festa abbia inizio! Stumble

Monica Mazzoli

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