Al grido di “Garaje o Muerte” armati di fuzz tremolo e Farfisa e pronti a ribadire il concetto che il Garage rock non è, e non è mai stato argomento di solo appannaggio inglese o statunitense.
Ricalcando gli stilemi del genere forse in maniera un po’ pedissequa, non aggiungendo o togliendo nulla a quanto già detto, la loro urgenza non è quella di guardare avanti o dettare nuove direzioni, anzi il loro sguardo è ben rivolto indietro e con orecchie ben aperte. Anche questo album, rispetto ai lavori precedenti si presenta con un suono più curato sicuramente, ma fedele nelle intenzioni, complice l’intervento di Jorge Explosion e del suo studio corredato di strumentazione rigorosamente vintage diventato meta di tutti i revivalisti più esigenti.
Dopo il grido di battaglia con il quale aprono e danno il titolo all’album, seguito da un’ennesima versione di No friend of mine degli Sparkles che qui diventa Vos no sos mi amigos, i restanti brani, su un totale di quindici, si articolano in un sound che a tratti richiama ora le chitarre ronzanti dei Litter, o i tenebrosi Music Machine, ora i tempi sbilenchi di Count Five, e la psichedelia dei Seeds.
Il tuffo nel passato ad opera di questi cinque 'becchini' ispanici è tutto sommato piacevole, e caratterizzato dal canto sguaiato di David Peyote che non si fa mancare maracas o tamburello d’ordinanza quando la circostanza lo richiede. Se il garage sia resuscitato o morto
per sempre non sta a noi stabilirlo, ma probabilmente continua a giacere in quella linea di confine dove è sempre stato.
Federico Porta
96 Lagrimas
Bdaaa!
Garaje o Muerte
Vos no sos mi amigos
Pasemos la Noche Juntos
LosPeyotesMySpace
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