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domenica 20 giugno 2010

THE FLESHTONES - It's Super Rock Time! The I.R.S. Years 1980-1985 (Raven - 2010) by Franco 'Lys' Dimauro


I Fleshtones, Cristo.
Gli psicopatici restauratori del rock.
Anzi, del Super Rock. Così Peter Zaremba e Keith Streng amavano chiamare il loro special-blend dove infila(va)no surf music, rock ‘n roll, soul, garage, R ‘n B, beat e frat-rock. La cosa più tamarra si potesse suonare mentre la televisione si popolava di mostri come Dead or Alive, Wham! o Bronski Beat.
Proprio quegli anni in cui i Fleshtones giravano per gli uffici di Miles Copeland mano nella mano con Alan Vega e Marty Thau e facendosi largo nei locali newyorkesi affollati dai punkettoni che ciondolavano tra i cessi e il palco su cui loro improvvisavano i loro set conditi di organo Farfisa, quando nessuno si ricordava più cosa fosse.
Sono gli anni raccontati da questa raccolta che pesca da tutto il catalogo I.R.S.: le due enormi ostriche Roman Gods (praticamente per intero, fatta eccezione per lo strumentale Chinese Kitchen, NdLYS) e Hexbreaker!, i due live parigini, le rarità di Living Legends, i singoli.
Praticamente una festa da portare in tasca. Apribile come quei tavolini in pvc da picnic.
Perché questo erano i Fleshtones, in quella stretta cerniera tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta: una perfetta macchina da divertimento, isolatasi dal macchinoso e cervellotico funky spastico dei Talking Heads così come dalla strampalata psichedelia dei Television, dalle canzoni da cartoon dei Ramones e dal pop gommoso dei Blondie che infestano la loro città in quegli stessi anni.
Loro sono talmente elementari e freschi che non puoi non mettere su una band dopo averli visti suonare.
Sono una bavosa che striscia lungo le cartine stradali dell’ America carteriana e reaganiana e, ovunque passi, lascia una schiuma viscida sulla quale i pochi appassionati del frenetico suono delle Nuggets-bands finiscono per rimanere appiccicati.
Strisciano su Athens e nascono i R.E.M..
Passano su Los Angeles e nascono i Dream Syndicate.
In pochi anni vengono tirate su le scene del Paisley Underground, del grass-roots, del garage revival: la febbre del ritorno al passato invade l’ America tutta.
Ma loro restano fuori da tutto.
Loro sono una scena a sé.
Loro sono i Fleshtones, eterni Peter Pan del rock ‘n roll.
Gli unici cui avremmo mai concesso di far suonare i Kingsmen come i Village People perdonando loro una cosa eticamente immonda come Right side of a good thing.
E ballandoci pure sopra come scimmie in calore.
God bless The Fleshtones.

Franco 'Lys' Dimauro

http://www.fleshtones.org/

1 commento:

Anonimo ha detto...

I miei SUPEROCKERS preferiti!! sono troppo affezionata a loro.. persone fantastiche eterni PETER PAN!! Franco sei un GENIO!

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