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sabato 24 novembre 2007

Live / TIME ZONES-XXII ed.: GOWNS - CARLA BOZULICH BAND - FATHER MURPHY, 22 / 11 / 07, Bari, Bohemien, by Pasquale 'Wally' Boffoli

Serata piuttosto discussa quella dell 22 Novembre, all'interno della XXII edizione di Time Zones, perché la connotazione pub del Bohemien, ed il continuo accentuanto vociare di molti frequentatori che sembravano interessati a tutto meno che alle bands sul palco hanno nuociuto al risultato finale della serata oltre che disturbare chi era lì invece unicamente per gli shows in programma.
Nonostante ciò l'esibizione iniziale degli americani Gowns é riuscita a galvanizzare una ristretta ed rispettosa platea, all'inizio blandita dalle nenie reiterate di Erika Anderson, all'insegna di uno slow-core ipnotico che poi invece é lievitato gradualmente in performances appassionatamente noise!
Il deus ex-machina del sound dei Gowns si é però ben presto rivelato il giovane Ezra Buchla con i suoi inquietanti marchingegni elettronici, infettando un sound rock tutto sommato canonico con malsane maree 'ambient' e rumoristiche .
Sorprendente anche l'uso parossistico che ha fatto del violino, soprattutto in una lunga tormentata suite in crescendo dall'effetto finale davvero catartico.
Quella dei Gowns é musica difficilmente etichettabile come quella di molta della scena post-rock contemporanea, nella quale estetiche apparentemente inconciliabili riescono in realtà attraverso sentieri tortuosi a saldarsi componendo mosaici sonori affascinanti ed a volte, come nel caso dei Gowns, sconvolgenti!

Chi é stata disturbata in realtà maggiormente dagli astanti completamente disinteressati é stata proprio l'attrazione maggiore della serata, Carla Bozulich, straordinaria interprete proveniente da Los Angeles con la sua band sull'onda del successo del suo album 'Evangelista'.
Perché la sua carismatica performance si é basata su marcati chiaroscuri: la parte più sperimentale, nella quale ha trafficato con 'strani oggetti' sulla sua chitarra e sulla pedaliera, cantando in un microfono particolare, coadiuvata dagli italiani Anna Troisi (electronics), Francesco Guerri (violoncello) e Mirko Sabatini (batteria), oltre alla bassista Tara Barnes, che hanno incorniciato i suoi rumorismi con ibridi interventi a metà strada tra free jazz e musica aleatoria.
Particolarmente intenso il lavoro al violoncello di Francesco Guerri.
Ma é stato quando la Bozulich ha rivelato, urlato, attraverso scarni arrangiamenti o quasi in perfetta solitudine scendendo dal palco, con la sua voce scarna ma potente un dolore quasi 'metafisico', un'ansia di liberazione 'totale', che abbiamo capito di trovarci di fronte ad un'artista unica (che, attraverso le fasi della sua vita é passata pare dalla prostituzione alla crisi mistica!), che sublima recitazione, grido disperato, deriva esistenziale in un unico flusso espressivo carico di ansia di riscatto ed é impossibile non rimanerne profondamente impressionati!
Forse penalizzati dall'essere gli ultimi ad esibirsi, i Father Murphy hanno offerto una tiepida esibizione dal sapore post-rock, all'insegna di un 'mood' troppo vago per riuscire a farsi identificare in un tratto estetico più o meno convincente.




Foto di Vito Russo :


PASQUALE 'Wally BOFFOLI
























lunedì 19 novembre 2007

LIVE REPORT / TUXEDO MOON, Palatour Perla, Bitritto (Ba), 18/11/07- Time Zones XXII ed.- by Pasquale 'Wally' Boffoli

TUXEDO MOON.: 30 anni di attività.
Per festeggiarli un nuovo disco, Vapour Trails, un ricco cofanetto, '77o7 tm' contenente il nuovo disco, due cd di rarità e live + 1 dvd ed un tour che ha toccato anche Bari il 18/11/07 in occasione della XXII ed. della rassegna TIME ZONES, che non si é lasciata sfuggire l'occasione per riproporli ai loro numerosi fans locali.
I T.Moon erano stati già a Bari nel 1983 al Petruzzelli (concerto 'storico'), poi al Camelot qualche anno dopo. Steven Brown invece ci aveva fatto visita tre volte, una delle quali per presentare il suo 'S.B. plays tenco'.
30 anni densi di avvenimenti, progetti solisti ed attività espressive collaterali.
I forti umori punkoidi ' ...no tears for the creatures of the night!' fine anni '70 sembrano perdersi nella notte dei tempi, quando bands come Tuxedo Moon, Chrome, Residents, MX 80 SOUND, di stanza in quel di San Francisco, e sotto l'egida di etichette gloriose come la Ralph Records sconvolsero il panorama avanguardistico rock internazionale traducendo in musica paranoie e frustrazioni suburbane post-industriali attraverso un nuovo linguaggio sincretico inquietante ed a volte ermetico che condensava sfrontatezza punkoide, uso massiccio dell'elettronica, seduzioni parajazzistiche (free nella fattispecie) ed addirittura (come nel caso dei T.Moon) sghembi riferimenti alla classica.
Tutto ciò mentre Brian Eno portava in studio a New York terribili terroristi sonici traviati dalla stessa perdita d'identità metropolitana, siglando quel contorto manifesto no-future e no-wave che si chiamava No New York, ed a Cleveland (Ohio) i Pere Ubu avvinazzati di David Thomas aprivano 'danze moderne' altrettanto claustrofobiche!
Anni cruciali insomma!
Una vera rivoluzione estetica quindi quella dei Tuxedo Moon, giunta al massimo splendore tra fine '70 e la prima metà degli '80, attraverso albums ed ep. indimenticabili ed indimenticati come Scream with a view, No Tears, Half mute, Desire, Holy Wars.
Ma sappiamo che fatalmente anche le intuizioni più ardite col passar degli anni perdono il loro shining originario: motivo per cui i suoni ed il mood espressi il 18/11/07 ad alcuni, soprattutto addetti ai lavori, son parsi scontati e superati dalle tendenze più recenti della musica contemporanea.
Vediamo le cose da un'altra angolazione: i magnifici 4+1 di San Francisco dopo 30 anni ed in occasione del nuovo Vapour Trails son diventati dal vivo una 'macchina' sonora perfetta (l'hanno dimostrato chiaramente a Bari!) e ben oleata nei cui gorghi sonori profondi, complessi e stratificati labirinti sonori si viene risucchiati, anche attraverso irresistibili dejà-vu!
Nulla é stato lasciato al caso dalle incisive partiture fiatistiche della coppia Steven Brown (saxes), penetrante e lirico come sempre e Luc Van Lieshout (tromba e chromonica), poliedrico e dal fascinoso fraseggio improvvisativo, dalle sghembe strategie del violino di Blaine Reininger e dalle inconfondibili, legnose, dolorose linee di basso di Peter Principle, coadiuvato da potenti patterns ritmici preregistrati per tutto il concerto.
Grande attrattiva é venuta dal proverbiale eclettismo strumentale di Steven Brown, che passava convulso dai saxes alle tastiere (stupende quelle vintage!) e di Blaine Reininger, che alternava chitarra e violino elettrici.
Ineccepibili anche i loro intrecci vocali, stentoreo e sofferto S.Brown, vigoroso ed aggressivo Reininger.
Mentre il fedele ed imprevedibile Bruce Geduldig traduceva in immagini su uno schermo le loro visioni soniche, aggirandosi per il palco come un novello Marcel Marceau i quattro hanno alternato brani risalenti a vecchi ep. ed albums dei '70 ed '80 come Desire ed Holy Wars ad altri più recenti (Baron Brown, A home away, Luther Blisset dal magnifico Cabin in the sky del 2004) sino al materiale nuovo tratto da Vapour Trails.
Vecchie ma sempre splendide geometrie decadenti di stampo mitteleuropeo (Brown ha cantato in inglese, francese, italiano) hanno diviso l'ora e mezza dello show con sonorità notevolmente diverse.
Steven Brown vive ora in Messico, Blaine Reininger in Grecia e le ripercussioni sono palesi nei nuovi brani: una jungla etnico-ritmica dalle atmosfere marcatamente messicaneggianti e morriconiane (il vecchio Morricone delle colonne sonore western di S.Leone), nella quale la voce acre di Reininger fa da padrone.
Un fascinoso e misterioso meltin' pot non privo di porzioni improvvisate, a volte forse un pò caotico, bisognoso di essere riascoltato ed approfondito!
Del resto si sa: quello dei Tuxedo Moon é un work in progress che dura da trent'anni.
Tra i bis concessi ancora vecchi brani: l'ultimo addirittura Volo Vivace, protagonista il violino visionario di Reininger, dal capolavoro del 1980 Half Mute (Ralph Re.).

Foto di Vito Russo
OCCHIO MAGICO occhiomagicofoto@libero.it

 'Wally' BOFFOLI

domenica 18 novembre 2007

LIVE / BARI, Teatro Di Cagno -TIME ZONES 07- XXII Ed.-15/11/07/ A.CELLETTI - JASON MOLINA - DAMON & NAOMI (Galaxy 500) by P.Wally Boffoli

Sta diventando una consuetudine della rassegna barese Time Zones, giunta quest'anno alla sua XXII edizione e considerata ormai da tempo come una tra le più significative vetrine delle tendenze più interessanti della musica contemporanea (sulla via delle musiche possibili!), raggruppare nella stessa serata artisti eterogenei ed apparentemente distanti nelle rispettive estetiche musicali.
Poi magari collegamenti apparentemente improbabili li si trova dopo averli ascoltati di seguito.
Un pò questo é successo il 15 novembre, al secondo appuntamento con la rassegna.
La serata é stata aperta dalla bellissima performance pianistica solitaria di Alessandra Celletti, molto variegata per mood, delicata ed impetuosa allo stesso tempo, imperniata tra l'altro sul suo nuovo disco appena uscito The Golden Fly, su tre frammenti dedicati ai metalli, su una composizione dedicata al cardinale Martini e conclusasi con l'esecuzione di un segmento delle Metamorfosi di Philip Glass. Ha anche eseguito un eccellente brano con l'inserimento incantato della voce!
La Celletti, con la sua fluente e toccante poetica fatalmente si va ad affiancare, all'interno della scena pianistica italiana neo-classica, a figure come Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi.
E' stata poi la volta di Jason Molina: cow-boy americano (Songs: Ohia. Magnolia Electric Co.) dalla delicata emozionalità vocale a volte contenuta, altre intensamente urlata.
Ha confermato, anche lui in perfetta solitudine, compagna solo una chitarra dalle mille suggestioni riverberate suonata con una tecnica particolare, toni parchi alternati ad evocativa intensità, la spiccata tendenza ad una struggente e desertica loneliness comune a buona parte del songwriting americano contemporaneo.
Tra country ed echi Neil Young/David Crosby/Van Morrison ci ha letteralmente rapiti attraverso un'esibizione che ha avuto nel saggio rapporto silenzi-pieni una delle sue maggiori attrattive.

Una vera sorpresa l'act di Damon Krukowski e Naomi Young, ex Galaxy 500 (Boston, MA), ovvero una delle bands americane più suggestive e sottilmente psichedeliche fine anni '80, in possesso di un sound etereo ed onirico dalle influenze Velvet U. Qualcuno nel pieghevole della rassegna ha tirato in ballo incautamente a loro proposito anche Nick Drake!
Damon e Naomi nella loro nuova veste hanno rimescolato un pò le carte in tavola: il primo é passato dalla batteria alla chitarra acustica ed alla voce, Naomi dal basso alle tastiere ed é la lead-vocal. Accompagnati da un esotico chitarrista elettrico dimostratosi davvero abile attraverso interventi discreti ed incisivi, e da un sassofonista estremamente creativo l'etereo Damon e la statuaria Naomi hanno sfoderato un appeal atmosferico ed armonico avvolgente non molto distante in fondo dai Galaxy 500, corroborato però da più accentuati e precisi risvolti melodici.
Più pop rispetto ai Galaxy 500 ed in qualche episodio addirittura folksy.
Magico il delicato equilibrio strumentale ed emozionante la fredda liricità della voce di Naomi.


PASQUALE 'Wally' BOFFOLI