nei confronti del Maestro, e allo stesso modo nel suo lavoro ha mostrato negli anni di non avere peli sulla lingua: se un album non gli piace lo dice tranquillamente, e quando gli piace riesce a farti venire quella curiosità che ti rode dentro e devi assolutamente soddisfare. Vites ha scritto tanto su Bob Dylan: dagli articoli sui quotidiani alle riviste di musica, dall’attività incessante nel suo seguitissimo Blog al sito “Il sussidiario”, dagli approfondimenti sul sito “Maggie’s Farm” ai contatti nei social network, non ha mai smesso di far leggere coi suoi estrosi “occhiali” il fenomeno Bob Dylan in un modo che non è mai stato banale. Ma non finisce certo qui, anzi. Vites anni fa fondò e diresse per lungo tempo “Rolling Thunder”, la famosa fanzine italiana dedicata al poeta di Duluth, ma soprattutto ha scritto diversi libri su Dylan (fra tutti, splendido: “Bob Dylan 1962-2002, 40 anni di canzoni” Editori Riuniti, 2002), e questo è l’aspetto del suo lavoro più importante da sottolineare e vivere con la lettura. Oggi chi legge e segue Paolo Vites attende ogni suo nuovo articolo o libro su Bob Dylan con lo stesso animus con cui attende l’uscita di un nuovo album dello stesso Dylan. Ricordate - quando non esisteva Internet - le emozioni e le attese seguenti la notizia dell’imminente uscita di un vinile di Bob Dylan? Era come vivere la Novena di Natale ma in tempi decisamente più lunghi. Vi ricordate l’emozione del tornare a casa dal negozio di dischi con l’album in mano, pensando: “Adesso sprango la porta di casa, stacco il telefono, e lo metto subito sul piatto dello stereo per ascoltarlo”? Ecco, allora forse avete un’idea di come si sente un fan di Bob Dylan quando torna a casa dalla libreria con un nuovo libro di Paolo Vites sotto braccio. A me capita sempre così, e non sono il solo. Questo nuovo lavoro di Paolo Vites è fondamentale per conoscere un aspetto molto intimo del rapporto fra l’autore e il cantante, perché qui c’è il racconto di come il giornalista-fan è cresciuto andando ad assistere ai concerti, il racconto delle esperienze vissute ad ogni singola data, delle persone conosciute (dal pubblico alla crew, incontrata nei backstages) e soprattutto degli incontri fra i due protagonisti di questa avventura: da una parte quello che sale sul palco con la chitarra e ferma il tempo, dall’altra quello che quando ha la penna in mano cavalca la scrittura come pochi ma davanti al suo mito quasi non riesce a spiccicare parola. La bravura (anche e soprattutto nell’analisi della musica di Dylan) di Vites l’abbiamo apprezzata tante volte, ma con questo libro l’autore va oltre e si supera, perché riesce a farci vivere ogni istante, ogni emozione, ogni avventura con immagini ad alta definizione. Questo è un libro di racconti, di viaggi e di appostamenti (avete letto bene: Vites ha fatto degli agguati a Dylan), qui ci sono boccali di birra e pioggia, gioie e delusioni, file interminabili e transenne saltate. Qui c’è Bob Dylan che a un certo punto abbassa quel muro con cui si protegge da tutti e riconoscendo Vites ci chiacchiera, lo ringrazia per le sue parole e lo abbraccia. Quella scena, raccontata magistralmente, oggi la possiamo vivere tutti. Questo libro è un atto di amore. Impreziosito dagli interventi di Chiara Meattelli, John Waters, Steve Wynn, Eric Andersen e Elliott Muprhy, vi prenderà per mano per viaggiare indietro e poi avanti nel tempo. E sono sicuro che il “Vites rating” con cui l’autore dà il voto ai concerti spingerà anche voi verso una ricerca delle relative registrazioni audio-video che non avrà mai fine, e quindi verso un nuovo viaggio. Del resto, chi segue Dylan e Vites lo sa bene: essi fanno liberare la fantasia, e noi non riusciamo a stare fermi né a fermarla. Ci piace così.
Luca Petretto
1 commento:
bravo Luca ! Molto, molto bene
;-)
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