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martedì 21 giugno 2011

THE LONG RYDERS: "Native Sons/10-5-60/Radio Tokyo/5 by 5" Deluxe Reissue (2011, Prima Records)

Negli Stati Uniti avere i beatle boots ai piedi al posto dei camperos non ti salva dal pestare lo sterco di vacca, neanche se vivi a Los Angeles e non nella grande provincia agricola americana. Accade così che Sid Griffin, mentre percorre col suo amico/nemico Shelly Ganz il Sunset Strip, mette il piede nella merda. Sid abbassa gli occhi, poi li alza al cielo imprecando.Si piega per pulire ed è in quel preciso momento che decifra il segnale. Saluta in fretta Shelly con cui sta avendo un diverbio sulla direzione musicale da dare alla loro band e corre a casa.


Si sfila gli stivaletti ancora sporchi di concime già secco come biada, mette sul piatto "Sweetheart of the Rodeo" e telefona agli altri suoi amici degli Unclaimed, Steve McCarthy e Greg Sowders e li convoca a casa sua. Ha avuto una folgorazione.
Ora sa cosa vuole: abbandonare Ganz ai suoi deliri psichedelici e dedicare la sua vita alla musica rurale americana, secondo i vangeli di Gram Parsons, Gene Clark, Stephen Stills. Nascono così i Long Ryders, la più tradizionalista tra le band restauratrici che stanno risanando il rock americano e riappiccicando una ad una tutte le stelle sulla Old Glory statunitense.
Pubblicano dapprima un EP ("10-5-60") e poi un intero album ("Native Sons"), agganciano prima Steve Wynn e quindi Gene Clark in persona, che regala la sua voce su Ivory Tower. Poi sganciano entrambi, mentre il loro nome si impone all’attenzione del grande pubblico. Questa gustosa riedizione della Prima Records riapre una breccia sui primi anni di carriera dei Ryders, quelli in cui Griffin sta tracciando, proprio come i vecchi pionieri americani, il solco della propria identità artistica. Orgogliosamente patriottica, volutamente e fortemente avvinghiata alle radici della musica americana. Ed infatti è così che verrà ribattezzata, esattamente dieci anni dopo: 'Americana'.
All’epoca del debutto dei Ryders invece viene coniato il termine cow-punk come a voler sottolineare la natura contadina, sanguigna, passionale di questi giovani eroi del rock in fuga dalle metropoli che del punk conservano l’irruenza ma non i tratti urbani. Che probabilmente sarebbero cacciati da un raduno country come era successo
vent’anni prima al Dylan elettrico durante il Folk Festival ma che invece vengono accolti con entusiasmo nel circolo del dopolavoro per i restauratori statunitensi del Paisley Underground grazie al tiro di pezzi come Join My Gang, 10-5-60, Final Wild Son, Wreck of the 809, Still Get By, Run Dusty Run, Ivory Tower piene di arpeggi byrdsiani, lampi power-pop scaricati dalla nube Flamin’ Groovies, veloci assoli di mandolino e banjo nella più classica tradizione bluegrass, truci hoedown da epopea western che inscenano un rodeo polveroso e avvincente che fa dei Long Ryders i migliori mandriani della stagione. E’ proprio vero che pestare la merda porta fortuna. Occhio a dove mettete i piedi, comunque. (-:
Franco “Lys” Dimauro

Prima Records
Looking for Lewis and Clark
Ivory Tower

2 commenti:

pibio ha detto...

W Sempre tutti i Restauratori del paisley, W Wally e Franco che ci portano 'ste perle!!!!

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

Hey Pibio ....come va? Grazie, un commento come questo mi motiva maledettamente ancor di più!
Il nuovo disco? non vedo l'ora

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